TORINO

Luca Pasquaretta, ex portavoce di Appendino assolto dall'accusa di estorsione

Pasquaretta: "Sono cadute delle accuse infamanti, speravo nell’assoluzione"

Luca Pasquaretta, ex portavoce di Appendino assolto dall'accusa di estorsione
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Luca Pasquaretta ex portavoce dell'ex sindaca Chiara Appendino è stato condannato per peculato, ma assolto dagli altri addebiti "perché il fatto non sussiste".

Le altre condanne

Oltre al giovane lucano, sono stati condannati a 1 anno e 4 mesi Giuseppe Ferrari e Mario Montalcini, rispettivamente ex vicedirettore generale del Comune di Torino ed ex vicepresidente della Fondazione per il Libro. Assolti, invece, tutti gli altri imputati.

Dopo la fine del suo incarico di portavoce dell'allora sindaca M5S di Torino, nell'estate del 2019 Pasquaretta avrebbe esercitato pressioni indebite per ottenere nuove collaborazioni con Laura Castelli (ex deputata alla Camera nella XVII e XVIII legislatura e viceministro dell'economia e delle finanze nei governi Conte I, Conte II e Draghi) e Tiziana Beghin (eurodeputata dell'Europarlamento dal 2014). Appendino (oggi parlamentare) non si è costituita parte civile e al processo non ha confermato l'interpretazione dei fatti operata dalla pubblica accusa.

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Foto 1 di 2

Laura Castelli

Tiziana Beghin
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Tiziana BEGHIN official portrait - 9th Parliamentary term

La sentenza

L'esito della sentenza è arrivata questa mattina, venerdì 22 settembre 2023, dopo ben 4 anni di indagini e interrogatori.

"Sono cadute delle accuse infamanti, speravo nell’assoluzione ma lotterò per ripristinare la verità. Faremo ricorso in Appello” ha commentato Pasquaretta assistito dagli avvocati Stefano Caniglia e Claudio Strata

Il pm Gianfranco Colace aveva chiesto nove anni di reclusione per il giornalista lucano, accusato di aver incassato 5mila euro per una consulenza mai svolta (quella per il Salone del Libro 2017).

Negli atti del processo sono anche finite le telefonate e messaggi intercettati dell'imputato che aveva mandato a diversi volti noti della politica locale e nazionale, tra cui Laura Castelli e a Pietro Dettori, del Movimento 5 Stelle. Tali richieste erano state viste, come detto, come pressioni quindi come una vera estorsione nei confronti di Appendino e della Castelli, che ricoprivano ruoli di prestigio.

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