TORINO

Israele, il rabbino capo di Torino Ariel Finzi bloccato a Gerusalemme

Nello stato di Israele ci sono anche Paolo Roggero e Daniela Fubini

Israele, il rabbino capo di Torino Ariel Finzi bloccato a Gerusalemme
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C'è grande preoccupazione per quello che sta accadendo in Medio Oriente e in particolare ad Israele, dove è in atto un conflitto che tenendo il fiato sul collo a tutto il mondo.

Ariel Finzi Rabbino capo, bloccato in Israele

Ariel Finzi, Rabbino capo di Torino, è bloccato a Gerusalemme dove è andato a trovare la figlia. Al momento non è ancora ben chiaro quanti siano i torinesi bloccati come lui.

In un video fa sapere:

"Ci troviamo di fronte a uno dei momenti peggiori della storia dello stato di Israele. Questa è guerra con organizzazioni terroristiche che rappresentano il male assoluto, i soldati di Hamas sono capaci di uccidere a sangue freddo bambini, donne e malati".

Tra i turisti torinesi in Terra Santa ci sono anche Daniela Fubini, segregata in casa con il figlio di due anni e il marito a sud di Israele nella piccola comunità di Kokhav Michael.

Daniela Fubini, foto Facebook
Daniela Fubini, foto Facebook

Oltre ai due citati c'è il dog sitter dei vip, Paolo Roggero, che in queste ore si trova a Nazareth. Proprio un'ora fa, intorno alle ore 9 di oggi (10 ottobre) ha scritto su Facebook:

"Si parte per l'aeroporto".

L'insediamento di rabbino

Il conflitto in Israele avviene a quasi un anno ( il 23 ottobre 2022) dall'insediamento di Ariel Finzi a Capo Comunità ebraica di Torino.

Il conflitto

Israele, nella giornata di domenica 8 ottobre 2023, ha dichiarato lo stato di guerra e si è già messa in moto dato che si prevede un conflitto di lunga durata, compresa la probabile operazione di terra a Gaza, al cui confine si sta ingrossando lo schieramento di tank.

Sono queste "le significative azioni militari" votate dal Consiglio di sicurezza del governo Netanyahu che il premier aveva preannunciato a poche ore dall'attacco nemico evocando "una campagna di un'irruenza e un'ampiezza mai vista finora".

Il Paese sta lentamente chiudendo: le compagnie aeree una dopo l'altra stanno cancellando i voli da e per l'aeroporto Ben Gurion. Molti turisti, non solo italiani, sono rimasti bloccati. Sull'altro versante, quello di Gaza, i morti sotto gli attacchi furiosi dell'aviazione israeliana sono arrivati ad oltre 400 tra civili e miliziani, con 2.300 feriti. Prima di qualsiasi azione di terra, l'esercito israeliano deve liquidare le sacche di resistenza al confine con la Striscia, dove sono ancora in corso scontri tra miliziani di Hamas e soldati. Per stessa ammissione del portavoce militare Danel Hagari, a 48 ore dall'attacco "le forze di Hamas rimangono in territorio israeliano".

Tra le località in cui si combatte ancora c'è per esempio la cittadina di Sderot, dove gli scontri si sono riaccesi nei pressi della stazione di polizia presa dai terroristi e poi liberata dai soldati. Un altro punto caldo è il kibbutz di Melfasim.

Israele ha riferito, nelle scorse ore, di aver ripreso il controllo su 22 delle comunità attaccate dagli uomini di Hamas, Jihad islamica e Brigate dei Martiri di al Aqsa. I miliziani delle tre organizzazioni a cui si sono uniti cani sciolti di Gaza dopo lo sfondamento della barriera di protezione che separa la Striscia da Israele, sono penetrati da 29 punti attraverso uno dei confini più controllati del mondo. In Israele questo è l'imbarazzo maggiore per i responsabili di intelligence, forze armate e per lo stesso governo.

L'altro aspetto che può ritardare l'eventuale ingresso di truppe e tank a Gaza è la presenza di oltre 100 ostaggi israeliani (tra civili e soldati, vivi e morti, uomini, donne e bambini, anche con doppia cittadinanza) nei tunnel e nelle case delle tre fazioni armate palestinesi. La loro sorte è un punto interrogativo per Israele, specie di fronte delle dure proteste dei parenti degli ostaggi, che denunciano di essere stati "abbandonati" dalle autorità.

Polemiche a Torino per l'illuminazione della Mole Antonelliana

A Torino ieri si è innescata una polemica per l'illuminazione di blu della Mole Antonelliana. Valentina Sganga, ex capogruppo M5s in Consiglio comunale ha scritto sui social:

"Questa sera la Mole Antonelliana e i ponti della città di #Torino, per decisione del sindaco Lo Russo e su forte richiesta delle forze politiche di destra, verranno illuminati con i colori della bandiera israeliana.
Lo dico subito chiaramente: questa netta scelta di campo dell'amministrazione è, a mio modo di vedere, profondamente sbagliata e divisiva.
Lo è perché, per quanto ferma e severissima deve essere la condanna per il barbaro attacco lanciato da Hamas ad Israele, lo stesso coinvolto cordoglio spetta anche alle decine di migliaia di vittime palestinesi di questi giorni e degli ultimi anni. Ritengo che un segnale molto più forte e coraggioso, nella direzione di una pace che tutti auspichiamo, sarebbe stato quello di proiettare entrambe le bandiere, quella di Israele e quella della Palestina. Invece in modo miope sanciamo che esistono morti di serie A, a cui spetta la nostra solidarietà, e morti di serie B, a cui ancora una volta spetta l'oblio su decenni di segregazione e vessazioni".

Sempre nella giornata di ieri, il M5s Torino ha fatto sapere a proposito del conflitto:

"Il Movimento 5 Stelle esprime ferma e assoluta condanna agli attacchi terroristici di Hamas e massima solidarietà al popolo israeliano colpito. Sosteniamo anche il legittimo diritto di Israele all'autodifesa, ma non possiamo non esprimere la nostra profonda preoccupazione per una reazione che, stando alle notizie delle ultime ore che parlano di un assedio totale con taglio di luce, acqua e gas, si preannuncia sproporzionata e diretta contro l'inerme popolazione civile della Striscia. Una reazione che sarebbe contraria al diritto umanitario internazionale".

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