Ferimento della ragazza No Tav: la Procura apre un'inchiesta
L'Autorità Giudiziaria intende fare piena luce su quanto accaduto: Giovanna è stata colpita da un candelotto?
La Procura della Repubblica di Torino ha aperto un'inchiesta, al momento contro ignoti, per far luce sul ferimento della ragazza No Tav che si ritrova in ospedale con la faccia fracassata. I suoi "compagni" dicono che è stata centrata in pieno volto da un candelotto lacrimogeno lanciato ad altezza d'uomo. La Questura ha già replicato che è impossibile.
Senza prove certe
Prove certe non ce n'è, al momento, quindi il sostituto procuratore di turno ha deciso di aprire un fascicolo per capire meglio come siano andate le cose. Tutto inizia la scorsa settimana, quando un gruppo di attivisti No Tav in Val di Susa decide di andare a visitare il "presidio" sul tetto: ci sono un manipolo di contestatori auto-incatenati su un vecchio edificio e i loro "compagni" vogliono forzare il cordone della Polizia per sapere se hanno bisogno di qualcosa. Agenti in tenuta anti-sommossa però non intendono discutere, ragionare né recedere: ne nasce una (prevedibile) colluttazione che si trasforma poi in sassaiola da parte dei No Tav. La risposta di Polizia e Carabinieri non si fa attendere: cariche di alleggerimento accompagnate da abbondanti lacrimogeni. In questa fase Giovanna Saraceno, una manifestante di Pisa arrivata in Piemonte per la battaglia della galassia anarco-ambientalista contro la Tav, rimane ferita. Chi era vicino a lei non ha dubbi: è stata beccata in pieno da un candelotto sparato ad altezza d'uomo.
Il volto tumefatto
La foto del suo volto tumefatto fa il giro del web, ed in effetti è impressionante. Il giorno dopo la Questura si affretta a spiegare come sia impossibile un lancio ad altezza d'uomo: ci sono le reti di protezione là che obbligano al tiro parabolico; per di più il modello di lacrimogeno usato avrebbe ustionato la pelle, il che non è. Sia come sia, Giovanna è ricoverata alle Molinette e la faccenda inizia a farsi spessa quando circola un video molto esplicito. Si vede e sente un carabiniere che parla con alcuni suoi colleghi. Sempre in Val di Susa, vicino a San Didero, con i militari inquadrati in attesa di ordini: uno di loro, in tenuta anti-sommossa, dice di averne "tirati in paio in faccia giù in strada". Forse si riferisce proprio ai lacrimogeni? Ipotesi, per il momento. Non più al vaglio solo degli addetti ai lavori (giornalisti, poliziotti, antagonisti) ma anche dell'Autorità Giudiziaria. Che intende fare piena luce sulla vicenda con un'inchiesta sul ferimento della ragazza No Tav.