E' morto Gianduja, maschera del Carnevale di Torino
Aldo Rocchietti March era un vero e proprio simbolo per la città e non solo.
E' morto Aldo Rocchietti March, storico volto di Gianduja il personaggio di Carnevale che rappresenta Torino.
E' morto Gianduja
Gianduja è morto. Si tratta di Aldo Rocchietti March. Ha vestito i panni della storica maschera carnevalesca di Torino per molti anni. Maschera dell'Associassion Piemontèisa, Gianduja ha rappresentato Torino in giro per il Piemonte e non solo. Numerosi gli eventi e le manifestazioni a cui Aldo ha preso parte nei panni di Gianduja, con la sua simpatia riusciva a catturare l'attenzione di adulti e bambini.
Un volto noto
La storica maschera torinese era presente ad ogni importante evento del capoluogo piemontese quale simbolo delle tradizioni locali. In occasione dei festeggiamenti per il patrono della città, San Giovanni, infatti era sempre molto attesa la visita di di Gianduja (Aldo Rocchietti March), Giacometta (Giulietta Miele) e dell’allegra brigata di maschere dell’Associassion Piemontèisa al Consiglio regionale. Aldo Rocchietti viveva in Canavese. Gianduja e Giacometta rappresentano un vero simbolo per la città e anche in occasione dei festeggiamenti per la Patronale 2020, con le dovute precauzioni, avevano preso parte agi eventi ufficiali.
In onore di Gianduja
A Torino tra il 1868 e il 1872 si svolsero quattro manifestazioni in onore di Gianduja, nel periodo del Carnevale: andarono in scena lungo via Po sotto forma di una pantomima tra rievocazione storica e invenzione, secondo una trama ideata da Giuseppe Giacosa. Una quinta edizione si svolse poi nel 1893 e coinvolse addirittura 1.500 attori in costume. Nella sua biblioteca di storia e cultura del Piemonte a Palazzo Cisterna, la Città metropolitana di Torino conserva traccia di questi avvenimenti tra le carte del “Fondo Morselli”. Esso, acquisito nel 2001, è costituito da una vastissima collezione di materiali in lingua piemontese: liriche, dizionari, almanacchi, testi teatrali raccolti da Erminio Morselli in oltre 20 anni di appassionata ricerca. Tra queste carte l’epica di Gianduja è ben rappresentata con una svariata collezione di materiali. Troviamo ad esempio le annate complete 1866-67 de “La Gazeta d’Gianduja“, bisettimanale di dialoghi e poesie sull’attualità storica, con maschere o tipi in contrasto, “fotografie d’la vita turineisa“, macro- e micro-notizie. Vi sono poi gli “Almanacch” (anno 1868 e 1870), calendari a 5 centesimi l’uno, lo spartito de “La Giandujeide“, canzone carnascialesca, parole di Cesare Scotta e musica di Giuseppe Stella, a 50 centesimi. E anche le famose carte che avvolgevano in forma esagonale le famose caramelle Gianduja di varie dimensioni.
Il Carnevale simbolo di spensieratezza
Il Carnevale, si ricorderà, veniva considerato l’ultima “parentesi” di spensieratezza prima della Quaresima pasquale (40 giorni di ritiro e meditazione, in teoria). Era quindi lecito lasciarsi andare, fare bisboccia, bere e persino travestirsi in modo originale. Da qui poi tutta la tradizione dei costumi e dei carri… Sembra roba di una vita precedente, ma fino a due anni fa era più che normale per tutti noi. Una tradizione che si può rivivere, storicamente, visitando il Fondo Morselli e in particolare la raccolta della “Gazzetta di Gianduja”.