TORINO SUD

Don Ruggiero Marini, parroco di La Loggia, condannato a risarcire 400 euro per diffamazione

La sentenza di condanna è arrivata la scorsa settimana

Don Ruggiero Marini, parroco di La Loggia, condannato a risarcire 400 euro per diffamazione
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Don Ruggiero Marini, 73 anni, parroco di La Loggia è stato condannato a risarcire 400 euro per diffamazione aggravata. La sentenza è arrivata nella giornata di martedì 28 novembre 2023.

I fatti

Marini (difeso dall’avvocato Cesare Carnevale Schianca) è finito nell'occhio della magistratura dopo la sua omelia del 3 gennaio 2021 (finita sul web, in particolare sul canale YouTube e sulla pagina Facebook della parrocchia), dove aveva elogiato la scelta del sindaco Domenico Romano, di demansionare due funzionari comunali.

Le sue parole durante l'omelia:

"Lo voglio dire ad alta voce, che ringrazio il sindaco per queste nuove scelte circa dei funzionari del Comune dove rivisitando dei ruoli ha finalmente sbloccato questo paese. Ha fatto perso l'ikea, fatto perdere tanti privati che volevano fare una veranda o un piccolo intervento. Perché — sottolineava — certe miopie o la visione del proprio interesse ledono il bene comune. E noi che ci diciamo cristiani non è un totem il bene comune. E' fatto di bambini, di poveri, di malati, fatto di anziani. Vedrete quante speculazioni sui vaccini. Non è giusto tacere e se anche io conto poco non sto zitto. Ditelo pure ai funzionari che sono stati, come si potrebbe dire, ridimensionati. Che vengano da me, diteglielo pure. Io non faccio polemica politica. Io non sono nemico di nessuno, ma basta giocare sporco perché la verità di Dio è diversa".

Secondo quanto emerso, sembrerebbe anche che abbia aiutato l'attuale sindaco nella composizione delle sue liste durante le ultime comunali 2022.

Abuso d'ufficio

Secondo la Procura, il sindaco Domenico Romano (rieletto per la seconda volta nel 2022, difeso dall’avvocato Paolo Botasso) deve rispondere di abuso d’ufficio per il demansionamento illecito dei due dipendenti comunali.

Come fa sapere il Corriere, il pm Gianfranco Colace, lo ha accusato anche di rivelazione di segreto d’ufficio e di turbata libertà degli incanti, in quanto in occasione di un concorso da "Istruttore amministrativo - contabile" interno al Comune si sarebbe fatto mostrare il testo delle prove e poi lo avrebbe rivelato a una candidata sua amica, Giusy Spinello, dal presidente della commissione Carmelo Pugliese (difeso da Valentina Dicorato) .

L'avvocato Paolo Botasso a Prima Torino:

"Sostanzialmente siamo io e il collega che difendiamo il sindaco e siamo rimasti sorpresi dalla decisione del giudice, al di là della nostra convizione che sia estraneo alle accuse che gli sono mosse. Avevamo avuto riscontro dallo stesso Pubblico Ministero che aveva chiesto formalmente la richiesta di non luogo a procedere ma aveva aderito alle nostre argomentazioni, dicendo che la vicenda per quanto riguarda la turbativa d'asta e l'abuso d'ufficio, escludeva che questi fatti potessero essere ricondotti a quella fattispecie di contestazioni. Confidavamo che almeno su queste il giudice aderisse alla tesi nostra, ritenuta condivisibile al pubblico ministero, quindi siamo molto sorpresi, tanto più che le cause civili da cui era scaturita dai due dipendenti tutta la vicenda penale, si sono concluse con il rigetto delle domande dei dipendenti e il riconoscimento della totale legittimità dell'operato dell'Amministrazione. Temo che sia una perdita di tempo per la giustizia e il nostro assistito. La vicenda del parroco è totalmente indipendente anche se sono andati insieme a processo, nel medesimo giudizio con imputazioni diverse".

I due dipendenti sono stati poi ridimensionati?

"No, c'è stata una riorganizzazione del personale. L'oggetto - continua l'avvocato Botasso - della causa e che i due dipendenti lamentavano che questa riorganizzazione avesse tolto loro la giusta mansione. Il tutto è stato rigettato in primo e secondo grado. Quel contenzioso si è concluso con la vittoria del Comune".

L'avvocato del prete:

"La vicenda si è verificata durante le restrizioni Covid. Facendo l'omelia (mandata online sulla piattaforma social della parrocchia) ha pronunciato delle frasi che non sono piaciute. E' stato scelto il rito abbreviato, ritenendo che comunque che le sue parole fossero coperte dal diritto di critica e non frasi diffamatorie, che non può essere limitata, quando poi c'è un prete che deve tutelare i suoi parrocchiani. In questo caso, lo sottolineo, il giudice ha optato per la pena pecuniaria anziché per la reclusione".

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