Cinque condanne per la ‘Ndrangheta al Caat di Grugliasco
Tre sono i patteggiamenti, cui si aggiungono cinque rinvii a giudizio
L'inchiesta "Timone" della Procura di Torino, coordinata dai sostituti procuratori Paolo Toso e Francesco Saverio Pelosi, sulle infiltrazioni mafiose ai mercati generali di Grugliasco (Caat), ha portato alla condanna di 5 persone. Tre sono i patteggiamenti, cui si aggiungono cinque rinvii a giudizio. Il tutto è stato fatto con rito abbreviato.
Chi comandava
Le cosche, nel corso del tempo, erano riuscite a impossessarsi dell'azienda che vendeva verdura e frutta di prima necessità. A comandare era Francesco Napoli, boss (oggi deceduto) che per decenni è stato ai vertici della 'ndrine calabresi.
L'operazione di inizio mese
Dall'operazione denominata 'Timone' è emersa - all'interno del mercato ortofrutticolo di Grugliasco (Torino) - una estorsione, aggravata dal metodo mafioso, verso il titolare di uno stand, attraverso la quale gli indagati sono riusciti ad acquisire, senza alcun corrispettivo, un'ulteriore attività economica nel Centro Agroalimentare torinese. Così facendo hanno eliminato un concorrente e hanno rafforzato la propria posizione commerciale nel mercato, grazie all'aumento degli spazi controllati.
Dopo i fatti estorsivi commessi nei confronti del titolare dello stand e prima di procedere all'acquisizione della sua azienda, gli indagati avrebbero messo in atto un'operazione di fittizia intestazione a prestanome delle quote della società acquirente.
I sodali avrebbero poi operato all'interno del mercato con la società, instaurando anche legami e scambi con altri esponenti della 'ndrangheta, procedendo a distrarne e dissiparne progressivamente il patrimonio, senza onorare i debiti e con sistematica evasione fiscale e contributiva. Questo ha portato al fallimento della società e le relative quote sono state trasferite a un cittadino extracomunitario e privo di mezzi finanziari, il quale, grazie a un esiguo compenso, si sarebbe addossato tutte le connesse responsabilità civili e penali.
Più filoni
L'inchiesta ha più filoni. In uno di questi è coinvolto anche il consigliere comunale di Fratelli d'Italia Enzo Liardo, accusato di peculato e istigazione alla corruzione. Attuale vice presidente della commissione Legalità a Palazzo di Città, ha patteggiato una pena di 1 anno e 8 mesi.
Il processo, nei prossimi mesi, andrà invece avanti con rito ordinario per un'altra decina di imputati.