TORINO

Alfredo Cospito, condannato a 23 anni di carcere per l'attentato di Fossano

Sono state accettate le attenuanti

Alfredo Cospito, condannato a 23 anni di carcere per l'attentato di Fossano
Pubblicato:
Aggiornato:

Al termine del processo in Corte d'Assise a Torino, per Alfredo Cospito, 57 anni, i giudici hanno deciso di rimodulare la pena detentiva escludendo l'ergastolo. Il militante anarchico insurrezionalista, giudicato autore dell'attentato del 2 giugno 2006 a Fossano, in provincia di Cuneo (Piemonte), è stato condannato a 23 anni di carcere. Sulla decisione finale ha influito l'attenuante della "lieve entità".


Alfredo Cospito condannato a 23 anni di carcere per l'attentato di Fossano

Come riporta News Prima, niente ergastolo, come aveva chiesto la Procura generale, ma 23 anni di carcere per Alfredo Cospito e 17 anni e 9 mesi per Anna Beniamino. A entrambi sono state riconosciute due attenuanti ossia le "generiche" e la "lieve entità".

Questa la decisione, al Palazzo di giustizia di Torino, da parte della Corte d'Assise d'appello che porta a termine il processo per strage politica per i due ordigni collocati il 2 giugno 2006 davanti alla caserma dei Carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo (Piemonte).

Le due bombe esplosero a distanza di mezz'ora nel cuore della notte. Fortunatamente non ci furono né feriti, né vittime. La Corte di Cassazione aveva ridefinito il reato qualificandolo non come strage semplice, ma come attentato alla sicurezza dello Stato, da qui la necessità del ricalcolo.

Per Cospito e Beniamino, accusati nel maxi processo "Scripta Manent" di diversi attentati compiuti dalla galassia anarchica Fai-Fri (Federazione anarchica informale - Fronte rivoluzionario internazionale) tra il 2003 e il 2016, una parte di condanne è già definitiva. La strage politica è punita con la pena fissa dell'ergastolo, ma la difesa, composta dagli avvocati Flavio Rossi Albertini e Gianluca Vitale, ha puntato tutto sul "fatto lieve", proprio perché le due esplosioni non avevano ferito nessuno.

La Corte di Cassazione, interpellata dalla Corte d'Assise aveva dato il via libera al bilanciamento della pena ossia a un verdetto più favorevole. Nell'ultima dichiarazione spontanea, prima che i giudici di Torino entrassero in Camera di Consiglio, Cospito, che ha seguito il processo in video collegamento dal carcere di Sassari, per la prima volta dall'inizio del processo ha negato il suo coinvolgimento nell'attentato:

"Niente - ha spiegato - dimostra che siamo stati noi a piazzare gli ordigni a Fossano. La perizia sul documento di rivendicazione è inattendibile ed è surreale la tesi secondo cui abbiamo ricalcato la nostra stessa grafia. Questo è un processo alle idee. In 20 anni di attentati non c'è stato nemmeno un morto: erano solo atti dimostrativi per richiamare l'attenzione sull'esistenza di strutture liberticide come i Cie. Nel 2006 nessuno diede importanza all'episodio di Fossano: evidentemente, essendo molto confuso, dava all'accusa molto margine di manovra. Oggi è definito strage. Ma gli anarchici non fanno stragi indiscriminate: gli anarchici non sono lo Stato".

Soddisfatta la difesa:

"Credo sia stata condotta un minimo di ragionevolezza a questo processo. 23 anni sono una pena elevata, ma avevamo timore che potesse andare molto peggio".

In un altro troncone di Scripta Manent, sempre a Torino, oggi un anarchico catanese di 35 anni è stato condannato a un anno di reclusione. Per gli inquirenti era lo scrivano del gruppo, l'uomo che traduceva e diffondeva i proclami sul web, il reato associativo è caduto ed è rimasta in piedi solo l'istigazione a delinquere.

Il recente sciopero della fame

Negli ultimi mesi l'anarchico Alfredo Cospito si era reso protagonista anche di un'iniziativa personale per manifestare il suo dissenso contro il 41bis. Dal 20 ottobre 2022, infatti, aveva dato il via a uno sciopero della fame durato fino al 20 aprile scorso quando, avvisando i vertici del Dap, del carcere di Opera e del Tribunale di Sorveglianza di Milano con un modello prestampato per detenuti, aveva dichiarato:

"Dichiaro di interrompere lo sciopero della fame".

Col passare dei giorni le sue condizioni di salute si erano particolarmente aggravate, tanto da rendere necessario il ricovero nel reparto di medicina penitenziaria del San Paolo di Milano dove aveva ripreso ad assumere alimenti, in particolare delle bustine di parmigiano, oltre agli integratori e bevande quali acqua e zucchero, caffè d'orzo, tè con limone e latte. L'anarchico, in questi quasi 6 mesi di protesta, era giunto al limite, dimagrendo quasi 50 kg, col rischio di seri problemi cardiaci e neurologici.

Varie anime della galassia anarchica, a sostegno della sua iniziativa, si unirono per una massiccia campagna di solidarietà su cui si sono appuntate le attenzioni di investigatori e magistrati. Oltre alla procura di Bologna, dove è stato aperto un fascicolo per associazione sovversiva con una mezza dozzina di indagati, si è mossa quella di Milano, che in relazione a episodi avvenuti lo scorso 11 febbraio durante un corteo nel capoluogo lombardo ha ottenuto sei misure restrittive (fra divieti e obblighi di dimora), una delle quali a carico di un cittadino svizzero. Secondo il gip Guido Salvini i manifestanti impiegarono "vere e proprie tecniche di guerriglia urbana" per "destabilizzare l'ordine pubblico".

"Per due cittadini italiani di 28 e 26 anni il divieto di dimora a Milano con obbligo di presentazione due volte alla settimana alla Polizia giudiziaria competente per territorio, per tre cittadine italiane di 29, 28 e 31 anni l’obbligo di dimora rispettivamente nel comune di Novara e per le altre due nei rispettivi comuni di residenza della provincia di Varese, mentre per il cittadino svizzero di 31 anni il divieto di dimora a Milano proibendo allo stesso di trattenersi a qualsiasi titolo in città".

 

 

Seguici sui nostri canali