Aceri di Corso Belgio, il Giudice boccia il progetto del Comune: "L'abbattimento integrale dell’alberata lede il diritto alla salute"
Il ricorso promosso dai residenti difesi dall’avv. Virginia Cuffaro e supportato dal CTP dott. Daniele Zanzi si chiude con una sentenza destinata a fare giurisprudenza, che riconosce il danno alla salute che il progetto causerebbe (e ha causato)
La contesa giuridica sull’alberata di corso Belgio termina dopo undici mesi, con l’accoglimento parziale del ricorso dei cittadini e la condanna del Comune a pagare le spese legali.
"Danno alla salute"
La sentenza riconosce che, se realizzato come pretendeva l’Amministrazione, per grandi lotti e in un tempo massimo di 18 mesi, il progetto avrebbe causato ai ricorrenti (e agli altri abitanti della zona) un danno alla salute. Gli alberi esistenti stanno fornendo servizi ecosistemici, e in particolare il CTU ausiliario, il medico dr. Ennio Cadum, ha confermato il nesso generale tra eccesso di temperatura e salute, in termini non solo di ricoveri ospedalieri ma anche di mortalità.
Ed è stato accertato che in corso Umbria l’intervento gemello di quello di corso Belgio ha indotto un aumento dei valori di temperatura massima stagionale di + 2°C. Quindi, l’esperimento dei tecnici comunali di abbattere un intero viale di piante adulte e sostituirlo con alberelli, come se si trattasse di oggetti, dovrà essere definitivamente archiviato: le alberate non si rottamano, perché la rottamazione di un viale lede il diritto alla salute.
Il Giudice ha inoltre colto in senso favorevole ai ricorrenti il riferimento alla “foresta urbana” contenuto nella relazione finale del CTU: i legali del Comune avevano contestato la legittimazione attiva di alcuni cittadini non residenti in corso Belgio. Se la “rilevanza della foresta urbana” è da considerare “nel suo complesso”, allora l’interesse legittimo a difendere il diritto alla salute non è limitato ai residenti nel luogo preciso in cui avviene l’abbattimento: sicuramente si estende agli abitanti della zona, e potenzialmente all’intera cittadinanza. E questo è un altro elemento che il Comune d’ora in poi dovrà considerare.
Dal comitato fanno sapere:
"Spiace che il Giudice abbia accettato la tesi del CTU – ancorché basata su una VTA eseguita dal Comune durante il ricorso – secondo cui l’alberata sarebbe in regressione: una tesi contestata dal dott. Zanzi, agronomo e CTP dei ricorrenti, in quanto fondata prevalentemente sul parametro del diametro del tronco degli alberi abbattuti, confrontato con quelli residui. Anche l’urgenza degli abbattimenti eseguiti nel febbraio scorso dal Comune era stata messa in dubbio da Zanzi, che aveva proposto una rivalutazione congiunta extragiudiziale, respinta dall’Assessore Tresso. Pur accogliendo la tesi della regressione, il Giudice ha rigettato il progetto com’era stato concepito e ha introdotto misure di mitigazione, tra cui l’esecuzione diluita su un arco temporale non inferiore a 5 anni, entro la quota annua del 20%, e la messa a dimora non di alberelli come quelli di corso Umbria, ma di piante con il fusto della circonferenza di 20-25 cm, e dell’altezza di 4 m. Il nostro principio di non abbattere alberi sani è stato parzialmente recepito nella prescrizione di procedere dai segmenti in cui sono presenti alberi “in condizioni morfofunzionali e fitosanitarie più compromesse”. Inoltre dovranno essere introdotti arbusti, siepi e aiuole su tutta la superficie tecnicamente utile degli stalli drenanti. Se tecnicamente la sentenza non soddisfa pienamente il Comitato, che continuerà comunque a opporsi con determinazione al taglio di alberi non malati, essa segna indubbiamente una vittoria politica importante.
Il Comune e i suoi tecnici pagano la caparbietà con cui, anche durante il ricorso, hanno cercato di imporre ai cittadini il progetto e una visione del verde urbano anacronistica, calpestando non solo la democrazia, ma persino il sapere scientifico e la competenza tecnica che avrebbero dovuto mettere al servizio dei cittadini e che invece sono stati costantemente ridotti a brandelli decontestualizzati, agitati in modo terroristico. La verità scientifica ha dovuto essere ricercata e ricostruita dagli aderenti al Comitato: uno studio che, insieme ad altre esperienze condivise, come quella del presidio, ha rappresentato per molti di loro un processo di crescita collettiva.
Il Comitato auspica che la sentenza rappresenti un precedente importante per l’ambientalismo, e che altri cittadini trovino il coraggio e la determinazione di unirsi e lottare per la difesa del proprio territorio, dell’ecosistema, dei beni comuni e della salute, contro i progetti calati dall’alto.La vertenza in Tribunale si chiude, ma la storia dell’alberata e del Comitato, iniziata il 24 maggio 2023, non finisce qui. Per raccontarla e immaginare il suo seguito, il Comitato convoca un’assemblea pubblica domenica 16 giugno alle 17.00 ai giardini di corso Belgio con ingresso all’altezza del numero civico 79. I membri del Comitato esprimono pubblicamente il loro ringraziamento a tutte le persone che hanno sostenuto in mille modi la causa in questi undici mesi. In primo luogo, l’avv. Virginia Cuffaro, consulente legale, prima artefice di questo risultato ottenuto unendo alla sua grande competenza la passione di attivista; e l’agronomo dott. Daniele Zanzi, che ha affiancato il Comitato gratuitamente con il suo sapere tecnico di prim’ordine, come fa per molti altri Comitati in tutta Italia, mosso dall’amore per gli alberi e la natura, ma anche per la scienza indipendente e per la giustizia. Impossibile, infine, non menzionare il contributo decisivo del nostro dr. Maurizio Stella, ex primario del CTO, che ha supportato la preparazione del ricorso con le sue conoscenze e fornendo ampia documentazione scientifica".
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