Agente penitenziario sottoposto ad esame psichiatrico di verifica dell'omosessualità: lo Stato dovrà risarcirlo con 10mila euro
Il Tar del Piemonte ha accolto il ricorso presentato dall'agente peniteziario
Un agente penitenziario di Torino ha ottenuto un risarcimento morale dopo essere stato sottoposto ad un esame psichiatrico di verifica dell'omosessualità alla Commissione medica ospedaliera di Milano.
I test
I fatti risalgono al 2022. Il test erano stati ordinati in seguito ad alcune segnalazioni (risultate false) di due detenuti nel carcere dove lavorava da tempo. La guardia ha fatto sapere ai giudici che durante il procedimento disciplinare gli furono rivolte "domande ambigue" sul suo orientamento sessuale.
Il risarcimento
Il Tar del Piemonte ha accolto il suo ricorso riconoscendogli una somma di 10 mila euro per "danno morale". Il tribunale amministrativo, nella sentenza, aveva messo in dubbio l'idoneità al lavoro del poliziotto "veicolando l'idea per cui l'omosessualità attribuitagli potesse essere un disturbo della personalità".
"Italia, 2024. Un Paese dove una pubblica amministrazione costringe un dipendente a un test? per verificarne l'orientamento sessuale illustra meglio di mille trattati l'idea strisciante, e assai più diffusa di quel che si creda, che le persone gay e lesbiche non siano proprio come le altre, non propriamente degne come tutte le altre". Così il capogruppo di Italia viva - Il Centro - Renew Europe in Commissione Giustizia al Senato, Ivan Scalfarotto.
Leo Beneduci, segretario generale del sindacato autonomo di polizia penitenziaria Osapp:
"Le accuse di omosessualità formulate nei confronti del poliziotto penitenziario, oltreché ingiuste e anacronistiche e degne di un clima da Santa inquisizione, sono state tali che abbiamo ritenuto giusto fornire, come Osapp, la massima assistenza in sede disciplinare e, per quanto riguarda il procedimento al Tar, l'assistenza legale per mezzo dell'avvocato Roberto Preve del Foro di Torino".
Donato Capece (Sappe) fa sapere:
“Un poliziotto penitenziario, così come ogni professionista del Comparto Sicurezza, Difesa e Soccorso pubblico nonchè del settore pubblico e privato, può e deve essere valutato in relazione alle peculiarità professionali ed al rendimento reso in servizio in relazione ai diritti e dovere previsti dal nostro ordinamento, certo non per l’orientamento sessuale che ritengo invece debba essere sempre garantito e che non può affatto essere elemento di discriminazione. Per tale ragione, l’attale pronuncia della giurisprudenza amministrativa è estremamente chiara e condivisa”.