TORINO

5 anni fa il crollo del Ponte Morandi

Stamattina si è tenuta la cerimonia di commemoriazione a Genova

5 anni fa il crollo del Ponte Morandi
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Esattamente 5 anni fa, il 14 agosto 2018, alle ore 11:36, crollava a Genova il ponte Morandi.

Il ricordo delle 43 vittime

A ricordare le 43 vittime (di cui alcune erano piemontesi) sono state le varie istituzioni pubbliche insieme ai familiari giunti nella Radura della Memoria a Genova, sotto il nuovo viadotto San Giorgio. Questa mattina (14 agosto 2023) erano presenti anche il vice presidente della Regione Liguria Alessandro Piana e gli assessori alla Sanità Angelo Gratarola, alla Protezione Civile Giacomo Giampedrone, all'Urbanistica Marco Scajola, ai Trasporti Augusto Sartori.

"Oggi siamo qui per ricordare le persone che non ci sono più e per chiederci che cosa dobbiamo ancora fare per onorare la memoria di quelle 43 vittime senza colpa. Siamo sopravvissuti senza merito, perché su quel ponte poteva esserci ognuno di noi. Credo siano due le parole da tenere a mente: coraggio, quello dimostrato dai familiari delle vittime, e giustizia, quella che affidiamo alle aule dei tribunali. Insieme alle lacrime, alla polvere e al sudore dei soccorritori, in quella tragica giornata di agosto iniziò il riscatto di un'intera regione, che ha portato alla ricostruzione di un'opera infrastrutturale diventata modello per l'Italia.

Una cosa è certa coloro che hanno avuto una perdita così profonda devono ricevere giustizia. Ringrazio il vice Presidente del Consiglio Matteo Salvini, oggi come allora presente in rappresentanza del governo, il viceministro Edoardo Rixi e ringrazio i magistrati della Procura di Genova impegnati in un lavoro complesso e scrupoloso, mosso non da vendetta, ma dal dovere di rendere giustizia a chi non c’è più e a tutti coloro che hanno sofferto per questa immane tragedia. Certi che arriveremo alla verità, il nostro obbligo come rappresentanti pro tempore delle istituzioni è far sì che non ci sia un altro ponte Morandi. Ciò non significa solo controllare che vengano manutenuti strade e viadotti, ma significa guardare oltre, prendersi la responsabilità di fare scelte importanti per il futuro dell'Italia, senza guardare a colori o simboli politici". Queste le parole del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, a nome della giunta e di tutta la Liguria, per ricordare le 43 vittime del crollo del ponte Morandi avvenuto alle 11.36 del 14 agosto 2018".

La presidente Giorgia Meloni:

"A chi il 14 agosto 2018 ha perso un figlio, un genitore, un caro - tutto - rinnoviamo oggi le doverose scuse dello Stato per ciò che è successo, pur consapevoli che nessuna parola sarà mai sufficiente a lenire la sofferenza e placare il desiderio di giustizia".

Il discorso del Comitato Parenti Vittime Ponte Morandi:

"Ringraziamo di cuore innanzi tutto tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione degli eventi per questo anniversario, ringraziamo gli artisti che si sono esibiti in questi due giorni, ringraziamo gli amici di Masone per il loro costante affetto, ringraziamo tutti i presenti e tutti i cittadini che ci sono vicini con le loro parole e con i loro gesti. Sono trascorsi 5 anni da quel maledetto giorno, cinque anni in cui ci siamo ritrovati a vivere in un tempo sospeso, anni in cui abbiamo imparato ad essere pazienti, anni in cui abbiamo lottato contro l’oblio, anni in cui abbiamo dovuto sentire in quell’aula di tribunale la realtà prendere forma, ascoltare con il nostro cuore i fatti nudi e crudi che hanno portato a tutto questo. Siamo, nostro malgrado protagonisti di un evento che ha aperto molti occhi, ha privato di molti veli un sistema scellerato, che oltre ad avere minato il ponte Morandi, ha reso più fragili i nostri valori costituzionali come l’equità, la dignità sociale, la libertà, un evento che è stato dirompente come quell’esplosivo che ha fatto saltare i residui del ponte spezzato. Dopo il frastuono terrificante, le urla, le sirene, le lacrime, i proclami, a poco a poco tutto sta scivolando nella nebbia, fitta, fitta. Tutto questo rappresenta uno dei sistemi che ci stanno stritolando, molto ben oleato, con accaparramento di risorse pubbliche per l’interesse di pochi, un sistema che vive come un parassita, condannando alla gogna la maggioranza dei cittadini, questo sistema si sta riprendendo il suo spazio, come sa fare molto bene. La nostra percezione è che quanto sta avvenendo sotto i nostri occhi nell’aula di tribunale in questo maxi processo, non riesca ad incidere sulla società, la verità che sta emergendo forte ed inaccettabile per la sua crudezza, non influenza purtroppo in modo significativo la pubblica opinione, troppo distaccata dalla realtà, troppo presa nei suoi pensieri personali. Il sistema autostradale sicuro è ancora una chimera, dopo la marea di controlli post tragedia e l’impennata dei giudizi negativi pare che tutto si stia placando, alcuni interventi sono stati eseguiti, ma di recente un preoccupante evento in una galleria ha evidenziato quanto la prevenzione incendi approfondita sia ancora troppo lontana, non attuata, se non a macchia di leopardo, il sistema è ancora dannatamente fragile. Di recente la magistratura, in altre vicende, si è espressa con giudizi dal nostro punto di vista molto preoccupanti, non è accettabile che infrastrutture fatiscenti possano essere considerate “correttamente manutenute”, con rammarico anche questo ci fa comprendere quanto la nostra tragedia sia stata poco incisiva, purtroppo non ha insegnato quasi nulla. Abbiamo anche imparato, se ce ne fosse stato bisogno, che alle parole devono seguire i fatti, abbiamo appreso che gli interessi economici di alcune parti sono sempre al centro dell’attenzione nelle agende di chi può decidere e che anche nell’informazione generale, si miri spesso, salvo nelle fasi acute del problema, a minimizzare il male. Abbiamo imparato che lo Stato non ha fatto i suoi interessi in questa vicenda, sia scrivendo una concessione inaccettabile, sia acquisendo senza fiatare e quasi genuflesso i controlli eseguiti da chi avrebbe dovuto essere il controllato, infine giungendo a patti con questo nemico. La chiusura amministrativa di questa vicenda resta e resterà per sempre una pugnalata gravissima, che non potremo mai dimenticare, come parenti delle vittime e come cittadini. Dagli organi democraticamente eletti e dai dipendenti pubblici interessati nella vicenda, ognuno per la sua parte, ci saremmo aspettati molto di più, ci sono responsabilità molto diverse che si sono sedimentate negli anni, che hanno portato al triste epilogo che conosciamo, tutti dobbiamo comprendere che ogni piccola azione diventa parte di un sistema e che sommata ad altre azioni porta a conseguenze, a volte inaspettate, su questo dobbiamo riflettere ogni giorno della nostra vita.
Abbiamo anche sentito in aula troppi “non so”, troppi “non ricordo”, l'assenza di verifica sull’applicazione delle direttive date, pensiamo che anche questo dovrebbe essere un importante compito di un Ministro. Anche dai tecnici, dagli ingegneri incaricati delle valutazioni ci saremmo aspettati di più, è emersa purtroppo in questa vicenda tanta approssimazione, tanta incompetenza, sono emerse valutazioni errate, edulcorate, anche tutto questo ha contribuito alla creazione del substrato, su cui si è sviluppata questa tragedia. Ci sono poi stati i testimoni, molte persone che conoscevano le problematiche di questo ponte ed hanno taciuto, hanno fatto finta di non sentire, hanno “scherzato” con la vita di milioni di persone, non hanno avuto il minimo senso civico di parlare, di instillare il dubbio negli inquirenti, di fare quello che un comune cittadino dovrebbe fare sempre, ed anche loro sono parte della vicenda.
Poi ci sono gli imputati per cui attendiamo il verdetto finale, siamo ancora fiduciosi che il valore costituzionale della giustizia qui possa trovare terreno fertile, fino ad ora nessun imputato pare esprimere dubbi sul suo operato,  nessuno pare fare accenno a qualche errore, noi speriamo che la verità possa emergere con forza in tutti i gradi di giudizio, noi non staremo certo a guardare, saremo vigili fino alla fine. Poi ci sono coloro che avendo beneficiato di utili a profusione, stanno cercando di rifarsi una verginità, magari diversificando i loro interessi, magari cercando di specializzarsi in attività alternative, magari producendo un buon bicchiere di vino (buono, forse), per questi soggetti non ci siamo ancora rassegnati ad accettare che sia finita così, vedremo se la storia saprà darci anche qui un pò di giustizia.
I nostri famigliari non potranno più portare avanti la loro vita, non potranno più diversificare i loro interessi, non potranno più vedere questo mondo con gli occhi umani e questo è un grande peso sul nostro cuore, forte e continuo, è faticoso vivere così ma loro sono sempre nei nostri pensieri, sono la nostra forza, tutte le nostre azioni sono indirizzate a dare loro dignità, anche con un disegno di legge che stiamo aspettando da 5 anni che certifichi che loro sono stati vittime dell’incuria umana, loro sono vittime che uno stato democratico deve saper onorare. E’ un dovere dare questa risposta e ci appelliamo al Parlamento affinché i nostri cari possano avere almeno questo.
Sta nascendo il Memoriale della tragedia che dovrà essere luogo di ricordo e racconto ma anche luogo di costruzione di un nuovo futuro, questo progetto sta crescendo e sta maturando costantemente e ne siamo felici. Voglio chiudere con un pensiero che rappresenta un pò quello che è il sentimento che ci consente ancora di dare un senso alla nostra vita. Una leggenda Apache narra che: “Tutti noi barattiamo un pezzo della nostra anima con chi ci ama. L’altro ha un pezzo della tua, e tu hai un pezzo della sua. Poi quando l’amato muore, c’è una parte di te che muore con lui. Per questo stai così male, ma quel frammento della sua anima è ancora dentro di te e può continuare a vedere il mondo attraverso i tuoi occhi. Grazie"

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