"Vuoti a rendere": una campagna per il censimento degli immobili vuoti da due anni
Le case vuote potrebbero essere messe a disposizione delle famiglie e delle persone in difficoltà rispondendo così all'emergenza abitativa della città
Secondo stime comunali sotto la Mole ci sono 22mila alloggi vuoti e inutilizzati, molte di più (quasi 80mila) per la Fondazione don Mario Operti.
La campagna Vuoti a rendere
Mettere quelle case a disposizione di chi è in difficoltà per dare una risposta concreta all'emergenza abitativa che a Torino è sempre più strutturale: è questa l'idea di base della campagna Vuoti a rendere sostenuta da una trentina di associazioni cittadine. Ma l’obiettivo è anche quello di rendere disponibile per il mercato privato gli alloggi abbandonati con un effetto di riequilibrio del costo degli affitti.
Nel mirino non le singole unità ma grandi proprietà di più di cinque alloggi e immobili pubblici.
La delibera
Quello proposto dalla campagna Vuoti a rendere è un percorso spiegato dettagliatamente in una delibera di iniziativa popolare con 1700 firme c presentata al Comune di Torino.
La proposta recepita dagli uffici comunali dovrà ora passare al vaglio tecnico del Comune, prima di approdare in commissione e poi eventualmente in aula per la discussione.
Un percorso a tre passaggi
Il percorso prevede tre passaggi: censimento delle abitazione, diffida ai proprietari e sanzione a chi non rende disponibile l'immobile.
Attraverso il censimento si dovrebbero individuare le proprietà in uno stato di ingiustificato abbandono, ovvero che non siano utilizzato da almeno due anni, di proprietà pubblica o di grandi proprietari privati.
Tramite diffida il Comune dovrebbe chiedere conto dello stato di ingiustificato abbandono del patrimonio edilizio proponendo al proprietario una via per rendere l’immobile nuovamente disponibile per la collettività.
Infine, i proprietari non disponibili a mettere di nuovo sul mercato immobiliare l’alloggio potrebbero essere sanzionati e la sanzione potrebbe essere di due tipi: monetaria attraverso l’aumento delle tasse comunali o una multa (come avviene già a Milano) in relazione alla grandezza della casa. Il secondo tipo di sanzione potrebbe essere la requisizione dell’immobile.