Villastellone, il Consiglio comunale dice "sì" al daspo urbano alle prostitute
Domenico Ristaino, vicesindaco con delega alla sicurezza: "Villastellone è il primo Comune della Città metropolitana di Torino a introdurre questo strumento".
Nel Consiglio comunale di mercoledì sera, 23 novembre, il Comune di Villastellone, con voto unanime, ha deciso "il daspo urbano per le prostitute sulla strada".
Il provvedimento
Il provvedimento resterà come arma per limitare il fenomeno della prostituzione (ma anche altri generi) in costante crescita in tutta la cintura torinese: da Nichelino a Candiolo, da Trofarello a Piossasco.
Il Daspo urbano è una misura introdotta con il Decreto Minniti del 2017 sulla falsariga del Divieto di accedere alle manifestazioni sportive volto a contrastare il fenomeno della violenza negli stadi, regolamentato nel 1989.
Il suo obiettivo dichiarato è quello di difendere la “sicurezza urbana”, intesa come bene della vita:
“vivibilità e al decoro delle città, da conseguire anche attraverso il contributo degli enti territoriali attraverso i seguenti interventi: riqualificazione e recupero delle aree o dei siti più degradati, eliminazione dei fattori di marginalità e di esclusione sociale, prevenzione della criminalità- in particolare di tipo predatorio- , promozione del rispetto della legalità, più elevati livelli di coesione sociale e convivenza civile” (cfr. art 4 DL. 14/17).
Cosa prevede
La normativa è strutturata in tre punti:
Del primo si occupa il sindaco (art. 9 comma 4 d.l. cit.), che si occupa dell’irrogazione della sanzione pecuniaria, tra 100€ e 300€. Se si viola l’ordine di allontanamento, la sanzione è dovuta in misura doppia. L’altra parte, quella sulla necessità di ordinare l’allontanamento, spetta all’organo accertatore, tra cui la polizia giudiziaria (art. 13 della L. n. 689/1981). L’ordine di allontanamento consiste nel divieto di ingresso nella zona dell’accertamento immediato e per 48 ore. La copia del provvedimento, secondo la disposizione di legge, deve essere trasmessa al Questore. Il provvedimento deve essere redatto in modo chiaro e preciso, specialmente per ciò che attiene alle conseguenze della sua violazione.
La violazione del provvedimento determina, infatti, il passaggio dalla fase necessaria ad una fase eventuale che rappresenta il “daspo urbano” vero e proprio. Parlando di “daspo”, si è voluto richiamare l’antecedente storico del Daspo “sportivo” di cui alla L. 401/89 (quello ideato per il contrasto della violenza negli stadi), in cui interviene necessariamente il potere interdittivo del Questore. Nel Daspo Urbano il questore interviene solo in caso di reiterazione della condotta: se da questa possa derivare pericolo per la sicurezza, si può vietare l’accesso fino a 12 mesi (inizialmente erano 6) nelle aree indicate, espressamente specificate nel provvedimento e con adeguata motivazione. Si tratta di un potere discrezionale nell’ambito del quale il Questore deve tenere conto della pericolosità sociale insita nel contegno tenuto dal soggetto.
"Villastellone è il primo Comune della Città metropolitana di Torino a introdurre questo strumento -spiega il vicesindaco con delega alla sicurezza, Domenico Ristaino– La norma non parla esplicitamente di prostituzione ma più genericamente di condotte moleste e minaccia al decoro urbano, in cui queste ricadono ampiamente: non si punisce quindi la persona ma i comportamenti. In passato le periodiche retate effettuate dalle forze dell’ordine finivano in un nulla di fatto, a fronte della dichiarazione delle ragazze di non essere sfruttate ma di lavorare liberamente. L’idea di adottare il daspo urbano ci è stata suggerita dai carabinieri. Quanto fatto da noi sicuramente verrà preso in considerazione da altri Comuni".