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Un Babbo Natale senzatetto dorme sotto i portici di via Roma: la nuova opera di Andrea Villa

Villa ha voluto porre il manichino di Babbo Natale Senzatetto proprio nella via dello shopping di lusso oltre che luogo di rifugio  di molti "homeless" torinesi

Un Babbo Natale senzatetto dorme sotto i portici di via Roma: la nuova opera di Andrea Villa
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Davanti al negozio Benetton di via Roma 121 a Torino da giorni dorme un senzatetto vestito da Babbo Natale. L'immagine paradossale altro non è che la nuova installazione dello street artist Andrea Villa.

Il Babbo Natale che dorme sotto i portici

Spiega l'artista che la scelta del luogo per l'installazione We are family non è casuale, ma anzi: Villa ha voluto porre il manichino di Babbo Natale Senzatetto proprio nella via dello shopping di lusso oltre che luogo di rifugio  di molti "homeless" torinesi.
Il Babbo Natale, ormai abbandonato a se stesso, dorme davanti alla vetrina

"dove un surreale barboncino gigante osserva al caldo lo sventurato uomo che gela per strada. L' opera simboleggia il paradosso dell'economia e dei tempi moderni, l' artificio e la retorica della magia natalizia che stride con la cronaca e politica contemporanea, in un mondo dove il ludico si mischia alla tragedia, dove la guerra e la povertò si affiancano al patinato mondo dei social, tra un post e l' altro".

Chi è Andrea Villa

La sua identità è un vero mistero infatti indossa sempre una maschera come i supereroi. Lo chiamano il "Bansky di Torino", perché ormai tutti lo sanno, Andrea Villa, non è il suo vero nome.

Ha iniziato a realizzare le sue opere nel 2014. Una serie di falsi manifesti affissi nelle vetrine pubblicitarie della città per colpire con ironia i politici e le loro contraddizioni.

Il suo primo famoso manifesto si ispirava al celebre "Quarto Stato" di Pelizza da Volpedo, ritraendo tutti i politici italiani con la scritta "Solo chiacchiere e vitalizio".

Da allora non ha mai smesso di criticare il mondo della politica assieme ai suoi personaggi e ai fenomeni sociali a loro connessi, ma anche di prendere posizione su questioni sui fatti importanti del mondo.

In ogni singolo lavoro c’è un fotomontaggio che mescola concetti e immagi­ni, cultura e trash, destrutturando i significati sempre con l'obiettivo di parlare a tutti con un linguaggio artistico "popola­re".

 

 

 

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