Tragedia Thyssenkrupp, parenti delle vittime: "14 anni dopo i responsabili sono ancora liberi"
Nel rogo furono coinvolti 8 operai, di cui 7 persero la vita in poco più di un mese.
Di: Ottavio Currà
6 dicembre 2007. Sono passati ben 14 anni da questo giorno in cui si verificò un tragico incendio che devastò la fabbrica di acciaio di corso Regina a Torino, nel quale furono coinvolti otto operai, di cui 7 persero la vita nel giro di un mese.
L'incendio
Nella notte fra il 5 e il 6 dicembre 2007 gli addetti alla linea 5 (ricottura e decapaggio) erano in attesa di riavviare l'impianto dopo un fermo tecnico per manutenzione. Soltanto trentacinque minuti dopo la mezzanotte, l'impianto venne riavviato.
In prossimità della raddrizzatrice, un irregolare scorrimento del nastro contro la carpenteria metallica, produsse un forte attrito che innescò prima delle scintille. Quest'ultime fecero scoppiare il devastante incendio che si è ingrandito velocemente in pochi minuti, dovuto alla presenza di carta intrisa di olio, altamente infiammabile.
7 le vittime
A perdere la vita furono Giuseppe Demasi, Angelo Laurino, Roberto Scola, Rosario Rodinò, Rocco Marzo, Bruno Santino, Antonio Schiavone e Antonio Boccuzzi (unico sopravvissuto al rogo). Il primo a morire, pochissime ore dopo l'incendio, fu Antonio Schiavone.
Quattordici anni dopo, il dolore e i ricordi di quei momenti sono ancora più vivi che mai e i parenti delle vittime continuano ribadire: "Gli assassini sono ancora liberi, mentre i nostri cari sono in carcere per sempre dal quel tragico giorno".
Soltanto alcuni giorni fa, il 29 novembre 2021, le salme di cinque delle sette vittime sono state trasferite dal luogo di sepoltura in cui si trovavano al mausoleo realizzato al cimitero Monumentale in loro memoria e per tutti i morti sul lavoro.
Il processo
Dopo ben 4 anni dall'incendio, il 15 aprile 2011 la Corte d'assise di Torino, ha confermato i capi d'imputazione a carico di Herald Espenhahn, amministratore delegato della società "THYSSENKRUPP Acciai Speciali Terni s.p.a.", condannandolo a 16 anni e 6 mesi di reclusione insieme ad altri cinque manager dell'azienda.
Il 28 febbraio 2013 la Corte d'assise d'appello modifica il giudizio di primo grado, non riconoscendo l'omicidio volontario, ma l'omicidio colposo, riducendo le pene ai manager. Soltanto 3 anni dopo, il 13 maggio 2016, la Cassazione confermò tutte le condanne ridefinite in Appello, non accogliendo le richieste del sostituto Procuratore Generale, Paola Filippi, la quale aveva chiesto di annullare la sentenza del 9 maggio 2015.