Tangenziale est di Torino, Friday For Future Chieri: "Un'opera ecocida e fuori dal tempo"
Tra il 2022 ed il 2023 in Piemonte si sono consumati altri 533 ettari netti di suolo, per un totale di suolo occupato da superfici artificiali di 170.769 ettari, il 6,72 % dell’intera area regionale
L'idea della costruzione della tangenziale est (soprannominata anche come "gronda") tra Chieri e Gassino, non piace al mondo dei giovani e neanche degli ambientalisti.
Parere negativo del FFF di Chieri
Il movimento Friday For Future Chieri, ad inizio mese, ha fatto sapere tramite un post sui social:
"In questi mesi si è ripreso a parlare della Gronda (tangenziale Est) tra Gassino e Chieri: l'ennesimo esempio di un'urbanistica adatta a 50 anni fa, non certo alle sfide di questo decennio.
L'opera, che costerà centinaia di milioni di euro, causerà l'aumento del traffico veicolare e dei tempi di percorrenza, farà aumentare le emissioni e causerà un costo economico insensato.
Nel 2024 risulta anacronistica oltre che ambientalmente devastante una nuova infrastruttura stradale del genere, che incentiverà il traffico su gomma in piena crisi climatica, in una regione su cui verte una procedura di infrazione sulla qualità dell'aria da parte dell'UE.
Se vogliamo ridurre il traffico di auto e camion dalla tangenziale occorre puntare in modo convinto sul potenziamento del trasporto pubblico locale e sul trasferimento delle merci sulla rete ferroviaria esistente, sicuramente non su nuove infrastrutture stradali".
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Consumo di suolo
La perdita dei servizi ecosistemici legata al consumo di suolo non è solo un problema ambientale, ma anche economico: nel 2023 la riduzione dell’”effetto spugna”, ossia la capacità del terreno di assorbire e trattenere l’acqua e regolare il ciclo idrologico, secondo le stime, costa al Paese oltre 400 milioni di euro all'anno. Un “caro suolo” che si affianca agli altri costi causati dalla perdita dei servizi ecosistemici dovuti alla diminuzione della qualità dell'habitat, alla perdita della produzione agricola, allo stoccaggio di carbonio o alla regolazione del clima.
Complessivamente il consumo di suolo rimane ancora troppo elevato, anche se con una leggera diminuzione rispetto all’anno precedente e continua ad avanzare al ritmo di circa 20 ettari al giorno, ricoprendo nuovi 72,5 km2 (una superficie estesa come tutti gli edifici di Torino, Bologna e Firenze). Una crescita inferiore rispetto al dato dello scorso anno, ma che risulta sempre al di sopra della media decennale di 68,7 km2 (2012-2022) e solo in piccola parte compensata dal ripristino di aree naturali (poco più di 8 km2, dovuti in gran parte al recupero di aree di cantiere).
Nel 2023 risultano cementificati più di 21.500 km2, dei quali l’88% su suolo utile. In aumento la cancellazione del suolo ormai irreversibile con nuove impermeabilizzazioni permanenti pari a 26 km2 in più rispetto all’anno precedente. Il 70% del nuovo consumo di suolo avviene nei comuni classificati come urbani secondo il recente regolamento europeo sul ripristino della natura (Nature Restoration Law).
Nelle aree, dove il nuovo regolamento europeo prevede di azzerare la perdita netta di superfici naturali e di copertura arborea a partire dal 2024, si trovano nuovi cantieri (+663 ettari), edifici (+146 ettari) e piazzali asfaltati (+97ettari). In calo costante quindi la disponibilità di aree verdi: meno di un terzo della popolazione urbana riesce a raggiungere un’area verde pubblica di almeno mezzo ettaro entro 300 metri a piedi.
Proseguono le trasformazioni nelle aree a pericolosità idraulica media, dove la superficie artificiale avanza di oltre 1.100 ettari, mentre si sfiorano i 530 ettari nelle zone a pericolosità da frana, dei quali quasi 38 si trovano in aree a pericolosità molto elevata.
I dati del consumo di suolo in Piemonte
Tra il 2022 ed il 2023 in Piemonte si sono consumati altri 533 ettari netti di suolo, per un totale di suolo occupato da superfici artificiali di 170.769 ettari, il 6,72 % dell’intera area regionale. Il dato denota una lieve diminuzione rispetto al triennio 2020-2022, confermando il trend nazionale, ma rimane comunque sopra il valore medio del periodo di osservazione 2016-2022 da quando il monitoraggio viene effettuato annualmente.
Per dare un’idea del consumo di suolo del 2023, è come se ogni giorno fosse stata trasformata in area artificiale una superficie equivalente a 2,1 campi da calcio. In termini assoluti, il valore del 2023 mantiene il Piemonte al quinto posto a livello nazionale, dopo Emilia-Romagna, Lombardia, Campania, Veneto; in termini di aumento percentuale rispetto alla superficie artificiale dell’anno precedente, con il valore dello 0,31 % il Piemonte si attesta al secondo posto in nord Italia, dopo l’Emilia Romagna, appena sopra la media nazionale pari a 0,30%. Se confrontato con la superficie amministrativa il valore dei nuovi consumi netti posiziona la nostra regione all’ottavo posto in Italia, con una di densità di 2,1 m2/ha.
Il Piemonte si conferma quindi tra le regioni italiane in cui, in termini di nuovi consumi, il fenomeno risulta più marcato, con valori peraltro in controtendenza rispetto alle dinamiche demografiche. Questo aspetto risulta evidente se rapportiamo i nuovi consumi di quest’anno con il saldo dei residenti del medesimo periodo, valutando così il grado di efficienza dei consumi: il valore di – 1067 m2 dell’indicatore consumo marginale di suolo sta ad indicare che, per ogni abitante in meno in Piemonte, negli ultimi dodici mesi si è consumato oltre un decimo di ettaro di suolo. Questo dato, accoppiato anche al valore del consumo di suolo pro-capite superiore alla media nazionale, delinea un fenomeno che, a fronte di una diminuzione della “domanda”, non sembra accennare a rallentare in maniera adeguata rispetto agli obiettivi di azzeramento definiti a livello globale, europeo e nazionale.
In termini di suolo consumato rispetto all’area totale, il valore del 6,72% rimane invece inferiore al dato medio nazionale, che si colloca al 7,16 % e risulta tra i più bassi del nord Italia, in particolare rispetto alle regioni confinanti di Lombardia (12,19 %), Emilia Romagna (8,91 %), e Liguria (7,30 %) ma anche rispetto alle regioni del nord est di Veneto (11,86%) e Friuli Venezia Giulia (8,03%).