Le azioni in campo

Siccità, Regione Piemonte chiede lo stato di calamità per l'agricoltura

Richiesto anche lo stato di emergenza per l'intero territorio.

Siccità, Regione Piemonte chiede lo stato di calamità per l'agricoltura
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Siccità: le azioni della Regione Piemonte per fronteggiare la crisi idrica.

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Siccità, Regione Piemonte chiede lo stato di calamità

Richiesta dello stato di emergenza per l’intero territorio e dello stato di calamità per l’agricoltura, rilascio di acque dai bacini utilizzati per produrre energia idroelettrica a supporto dell’irrigazione delle colture e deroga al minimo deflusso vitale dei fiumi: sono queste le principali misure che la Regione Piemonte sta mettendo in campo per fronteggiare la crisi idrica che sta colpendo l’Italia a causa del prolungarsi della siccità.

Un tavolo permanente per monitorare l'emergenza

Le decisioni sono state assunte nel corso dell’insediamento del tavolo permanente voluto dal Presidente della Regione per monitorare e affrontare la situazione di emergenza e del quale fanno parte le organizzazioni agricole, i consorzi irrigui, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale, le Autorità d’ambito del servizio idrico integrato e l’ANBI (Associazione nazionale Bonifiche Irrigazioni Miglioramenti Fondiari).

Il coordinamento dell’attività del tavolo, che rimane convocato fino al superamento della crisi, è stato affidato all’Assessore all’Ambiente.

Il Presidente, Alberto Cirio, ha evidenziato che la crisi idrica causata dalla siccità sta facendo registrare in Piemonte livelli di gravità assoluta per gli agricoltori, che stanno già affrontando l’aumento dei costi dei concimi e della benzina agricola, il cui prezzo ha raggiunto ormai quello della benzina tradizionale. Per questo motivo, già nella giornata di ieri, è stato chiesto per il comparto lo stato di calamità naturale, che consente di agire in tutela degli agricoltori nel caso di danni, che già ci sono e che bisogna evitare si prolunghino.

I bacini idroelettrici

È stata inoltre valutata la possibilità di agire, in accordo con i gestori degli invasi, per rilasciare un quinto delle acque contenute nei bacini idroelettrici, operazione che permetterebbe di garantire 15-20 giorni di respiro e salvare il raccolto e le produzioni agricole grazie all’aumento della portata dei fiumi e dei canali di irrigazione.

Deroga al deflusso vitale dei fiumi

Altra misura sul tavolo la deroga al minimo deflusso vitale dei fiumi, procedura che compete alle Province e che consente di prelevare più acqua di quella prevista garantendo la quantità necessaria per mantenere l’equilibrio stesso del fiume e la vita degli organismi che ne popolano le acque.

Con Lombardia e Canton Ticino si sta valutando, inoltre, l’eventualità di provvedere ad un maggior rilascio di acqua anche dai laghi.

L'acqua per uso domestico

Il Presidente ha fatto il punto anche sulla carenza in alcune zone dell’acqua utilizzata per l’uso domestico. Al momento in Piemonte sono 170 i Comuni con ordinanze adottate o in corso di adozione sull’uso consapevole dell’acqua potabile e di limitazione o divieto di usi impropri. Nel Novarese 10 Comuni hanno anche dovuto ricorrere all’interruzione notturna della fornitura.

Nel dettaglio, in provincia di Torino sono 80 i Comuni che hanno emanato o stanno per emanare ordinanze e in 3 è stato necessario intervenire con autobotti per rifornire di notte le cisterne. In provincia di Cuneo ci sono 10 Comuni con ordinanza emanata o in via di emanazione e in 5 si è già intervenuti con autobotti. A Biella e Vercelli 9 Comuni con ordinanze emanata o in via di emanazione e 12 interventi con autobotte. Ad Alessandria 30 Comuni con ordinanza emanata o in via di emanazione e un intervento con autobotte. A Novara e VCO 40 ordinanze emanate o in via di emanazione, 10 interruzioni notturne e mille interventi con autobotti. Ad Asti invece la situazione risulta meno critica grazie al prelievo del 100% dell’acqua da faglia profonda.

Si tratta di una crisi idrica peggiore di quella del 2003, tanto che il Po ha una portata d'acqua inferiore del 72% di quella naturale. La criticità riguarda l’acqua di sorgente, perché non c’è neve sulle montagne.

Razionare l’acqua anche di giorno non è una misura attualmente sul tavolo, ha spiegato il Presidente, ma è importante che tutti prendiamo consapevolezza della complessità della situazione mettendo in campo un comportamento saggio e virtuoso sul nostro modo di usare l’acqua, un bene prezioso che non dobbiamo dare per scontato.

I cambiamenti climatici

L’Assessore regionale all’Ambiente, che coordinerà tutte le iniziative correlate alla carenza idrica, ha affermato che verranno messe in campo tutte le iniziative possibili per contrastare la crisi e salvare il comparto agricolo in un momento particolarmente delicato per le coltivazioni. Gli effetti dei cambiamenti climatici, ha aggiunto, inducono a considerare questa situazione come un problema con il quale ci si dovrà purtroppo confrontare e quindi diventa sempre più necessaria un’azione strutturata e non “di rincorsa” sfruttando al meglio i fondi europei in arrivo.

Come sottolineato dall’Assessore regionale alla Protezione civile, il Piemonte si trova in una situazione di siccità particolarmente pesante e come Regione stiamo mettendo in campo tutte le misure di nostra competenza. La Protezione civile, in particolare, è pronta per tutti gli interventi che saranno necessari, dalla fornitura di autobotti per i luoghi dove l’acqua è più scarsa all’assistenza alla popolazione per le necessità che si stanno manifestando. Nell'Alessandrino è già stato attivato un servizio di emergenza con rifornimenti tramite le autocisterne della Protezione civile per alcuni Comuni e nelle altre province siamo pronti ad intervenire in base alle esigenze che ci verranno segnalate.

L’Assessore regionale all’Agricoltura ha dichiarato che è stato importante incontrare tutte le parti coinvolte in questa grave emergenza del Piemonte per condividere soluzioni immediate e definire i progetti futuri per contrastare le emergenze idriche.

Coldiretti Torino, “Contro la crisi idrica servono interventi strutturali"

«Accogliamo con favore la decisione della Regione Piemonte di chiedere al Governo lo stato di calamità per l’agricoltura che permette di emanare provvedimenti urgenti per rilasciare un quinto delle acque contenute nei bacini idroelettrici, operazione che potrebbe permettere di salvare le produzioni agricole» dichiara il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici, dopo la riunione di insediamento del tavolo permanente voluto dal presidente della Regione e presieduto dall’assessore all’ambiente per monitorare e affrontare la situazione di emergenza e del quale fanno parte le organizzazioni agricole, i consorzi irrigui, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale, le Autorità d’ambito del servizio idrico integrato e l’ANBI (Associazione nazionale Bonifiche Irrigazioni Miglioramenti Fondiari).

«Ma un decreto d’urgenza non risolverà una crisi che è strutturale. Di fronte al cambiamento climatico e alla necessità di produrre sempre più cibo, la Regione con la Città Metropolitana di Torino devono abbattere la burocrazia per trivellare nuovi pozzi là dove servono e avviare subito politiche di sostegno all’adeguamento tecnologico per azzerare lo spreco di acqua. Inoltre, devono varare un Piano per i piccoli invasi distribuiti sul territorio per accumulare l’acqua quando è in eccesso a causa delle piene dei fiumi o dei temporali per prelevarla nei momenti di crisi idrica».

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