Poche precipitazioni e alti livelli d'inquinamento nell'aria in tutta la regione
Il mese scorso è stato, secondo i dati di Arpa, il quinto più caldo dal 1958, con 1,7 gradi in più
La marcata siccità degli ultimi mesi sta mettendo a dura prova le riserve idriche nella nostra regione ma anche nel resto del nord Italia. Il mese scorso è stato, secondo i dati di Arpa, il quinto più caldo dal 1958, con 1,7 gradi in più.
L'assenza di precipitazioni significative e distribuite nel corso della stagione fredda in corso sta anche creando problemi dal punto di vista della qualità dell'aria. E' notizia di ieri che l'aria del nord, soprattutto nelle grandi città, rimane molto inquinata.
Negli ultimi 30 giorni, le centraline di rilevamento degli inquinanti hanno già segnalato valori oltre i limiti consentiti dalla legge per ben 15 volte solo a Torino.
Ecco quindi riassunti i limiti di legge italiani (in accoglimento della Direttiva Europea) su PM10 e PM2.5:
- PM10 40 µg/mc (valore massimo per la media annuale) 50 µg/mc (valore massimo per la media giornaliera);
- PM2.5 25 µg/mc (valore massimo per la media annuale).
Aumento delle malattie
Con l'alta concentrazione di inquinanti nell'aria continuano ad aumentare i casi di asma, tracheiti, bronchiti e polmoniti che colpiscono soprattutto anziani e adolescenti in che poi ha ripercussioni anche sulle ospedalizzazioni.
Il bilancio delle nevicate nei primi giorni di febbraio
A partire dal pomeriggio di giovedì 8 febbraio, una vasta area depressionaria, centrata ad ovest delle isole britanniche, si è gradualmente portata col suo bordo più meridionale fin verso le coste nordafricane, convogliando sul Piemonte umide correnti sudoccidentali che hanno determinato un progressivo peggioramento del tempo, con le prime piogge sparse dalla serata.
Già dalle prime ore di venerdì 9 febbraio le correnti, di libeccio in quota e meridionali negli strati più bassi dell’atmosfera, hanno subito una decisa intensificazione in corrispondenza dell’ingresso del fronte perturbato sul Mediterraneo occidentale, apportando quindi maltempo diffuso, con precipitazioni più intense e persistenti sull’alto Piemonte e sui settori di confine con la Liguria, mentre la pianura e collina tra basso Torinese, Cuneese ed Astigiano sono stati interessati da fenomeni a carattere sparso e meno intensi, venendosi a trovare in parziale ombra pluviometrica, date le caratteristiche delle correnti in quota.
Nel corso della giornata di sabato è proseguita questa fase perturbata: le correnti in quota sono gradualmente ruotate da sudest e dai quadranti orientali nei bassi strati atmosferici, determinando in questo caso precipitazioni moderate o forti diffuse anche sulle zone parzialmente in ombra pluviometrica il giorno precedente. Sabato sera, la perturbazione si è poi mossa verso est-sudest lasciando spazio ad un graduale miglioramento a partire dalle vallate del Cuneese.
Le precipitazioni, più intense sullo spartiacque ligure e sui settori settentrionali, hanno causato proprio sabato sera i maggiori incrementi di livello sui torrenti Erro ed Orba, nell’Alessandrino, e su Terdoppio e Cervo, nella pianura Novarese-Vercellese, con valori comunque inferiori rispetto alla soglia di guardia e già in diminuzione nella giornata di domenica.
Le nevicate sui settori alpini nella giornata di venerdì sono state generalmente deboli o al più solo localmente moderate sui settori settentrionali oltre i 1400-1600 m. Nel corso della giornata di sabato, in relazione all’aumento dell’intensità, la quota neve è scesa generalmente in tutti i settori fino a 1200-1400 m, arrivando localmente a quote 800-1000 m in corrispondenza dei picchi più intensi e delle valli più strette. Gli apporti sono stati moderati o temporaneamente forti sui settori settentrionali e meridionali di confine.
Complessivamente a circa 2000 m di quota, i quantitativi registrati fino alla mattina di domenica sono stati di 30-50 cm sui settori settentrionali e meridionali con punte di 60cm su Alpi Pennine e Graie, 20-30 cm sulle Alpi Cozie.
Da domenica mattina forti venti da nordovest hanno interessato i settori alpini con un importante rimaneggiamento della neve recente e conseguente formazione di diffusi lastroni di piccole e medie dimensioni. Sono state registrate valanghe spontanee di piccole e medie dimensioni, dove gli apporti sono stati maggiori (sui settori settentrionali e meridionali) localmente si sono verificate valanghe anche più grandi.
Il pericolo valanghe è arrivato al 3-Marcato in quota in tutti i settori sia per il distacco spontaneo che provocato