Nuovi guai per Vittorio Sgarbi, dopo il quadro rubato dal castello di Buriasco
Tutto è iniziato con l'opera seicentesca rubata nel torinese
Nuovi guai per Vittorio Sgarbi, dopo il quadro rubato dal castello di Buriasco. Una vicenda ormai "risolta" perché a proposito di quel quadro del Manetti sottratto nel 2013 dal Torinese, è arrivata recentemente anche la confessione del pittore che aveva manomesso l'opera d'arte in modo da differenziarla dal dipinto portato via.
Ma ora, sullo stesso fronte, si aprono nuovi guai per il critico d'arte, perché giornalisti di Report e del Fatto Quotidiano (che al dipinto torinese hanno dedicato diversi approfondimenti e servizi televisivi), adesso concentrano la loro attenzione su un altro paio di opere d’arte scomparse: un quadro del Seicento e una statua, sottratti rispettivamente da un palazzo nobiliare e da un tumulo tra gli Anni Ottanta, sarebbero infatti ricomparsi in altrettante mostre a Ferrara e Rovereto, dove Sgarbi detiene posizioni di potere.
Altre due opere scomparse
Lo scorso 12 ottobre 2024 inaugurava a Palazzo dei Diamanti, la mostra "Ferrara e il Cinquecento". Il percorso, ideato dallo stesso Sgarbi, include 113 tele di autori ferraresi, tra cui delle opere della sua fondazione inclusa una copia "inedita" di una pala d’altare, Compianto sul Cristo morto, di Giovanni Battista Benvenuti detto "l’Ortolano", della metà del XVII Secolo. Nel catalogo non è riportata la provenienza e in mostra l’opera non è esposta: è stata portata via dai carabinieri 3 giorni prima dell'inaugurazione e si trova ora proprio nel reparto operativo del Nucleo Tutela Patrimonio, assieme a quel Rutilio Manetti che ha dato il via a tutto.
A Rovereto, invece, era ricomparsa nella mostra "Giotto e il Novecento" (aperta tra il 2022 e il 2023) una scultura in terracotta del 1993 di Raffaele Consortini, "Madre e figlio", il cui furto era stato denunciato nel 1997. L’opera, che risultava tra i prestiti sgarbiani, sembra però essere la stessa che Antonio Nannipieri, ex giudice della Corte d’Appello di Firenze in pensione, aveva posto sull’altare della cappella di famiglia (in occasione della morte del figlio in un incidente stradale) e che poi era sparita.
La prima indagine
Al centro della prima indagine c'è la tela seicentesca "La Cattura di San Pietro" rubata nel castello di Buriasco nel febbraio 2013, e riapparsa nel 2021 (in riproduzione 3D), come inedito di Manetti e di proprietà di Sgarbi, a Lucca nella mostra "I pittori della luce", da lui curata: rispetto a quello trafugato 8 anni prima, però, compare una fiaccola. Chi l'ha dipinta? E' originale o è stata aggiunta da qualcuno? Domande a cui si cerca di rispondere anche analizzando il dipinto dimostrando l'utilizzo di colori di origine industriale, ma come se non bastasse alla fine anche Pasquale Frongia in arte Lino, 66 anni, amico di Sgarbi, pittore e abile copista, ha ammesso il suo coinvolgimento in questa storia:
"La torcia nell’origine non c’era, fu Vittorio Sgarbo a chiedermi di aggiungerla"
Questa dichiarazione, insieme ai risultati delle varie analisi di laboratorio sul quadro, hanno portato la procura di Macerata a chiudere l'indagine che ipotizzava i reati di riciclaggio, contraffazione a autoriciglaggio per il critico d’arte che dal canto suo ha sempre sostenuto di aver trovato il quadro così com’era nella soffitta della sua villa in provincia di Viterbo e ora rischia 12 anni di carcere.