Nessun accordo tra Raspini e i lavoratori: l'azienda ha respinto ogni richiesta
Oltre alla richiesta di contratti regolari, gli operai chiedono il cambiamento di condizioni pericolose per la salute e rischiose per la sicurezza
Tre ore di incontro hanno portato ad un pugno di mosche per quanto riguarda l'accordo tra sindacati, Adecco e Raspini per la vertenza in corso all'industria alimentare di Scalenghe che riguarda alcuni lavoratori somministrati.
Le dichiarazioni del sindacato
Il sindacato Si Cobas in una nota stampa fa sapere:
Per quasi tre ore il sindacato con i rappresentanti dei lavoratori ha provato a trovare una soluzione per ricomporre una situazione di illegittimità dentro la fabbrica dove è continua la rappresaglia antisindacale cui l'altro ieri sera si è aggiunto lo scandaloso episodio di violenza antioperaia da parte delle forze dell'ordine contro gli scioperanti dai cancelli del sito di Scalenghe a Pinerolo. Nonostante la disponibilità del sindacato a trattare per un esito positivo del confronto, l'azienda ha alzato un muro duro e a tratti ideologico, comunque dimostrandosi mai favorevole alla trattativa: in particolare, Raspini ha negato ogni possibilità di reintegro per i due lavoratori ingiustamente licenziati già storici iscritti al sindacato e respinto la richiesta di aumenti di salario non considerando il periodo di crisi economica e aumento dei prezzi.
Cosa chiedono i lavoratori della Raspini
I lavoratori della Raspini chiedono contratti regolari e la cessazione di un clima caratterizzato da comportamenti antisindacali - dal caporalato alle rappresaglie - alla violazione dei diritti dei lavoratori - razzismo, lavoro nero e discriminazioni.
A dover cambiare sono anche le condizioni pericolose per la salute e rischiose per la sicurezza: i lavoratori sono spesso al freddo e sottoposti ad alti ritmi carichi di lavoro.
In particolare Si Cobas scrive:
L'attività produttiva aziendale non si è fermata nemmeno durante la pandemia covid, per cui questi operai sono lavoratori essenziali cioè indispensabili per la società. Ciononostante, questi lavoratori essenziali si vedono ancora una volta negare salario dignitoso, diritti, libertà sindacale e dignità. Fino a quando? Proprio tale grave situazione, insostenibile già di per sé e attualmente accentuata dal carovita, ha determinato le richieste migliorative avanzate normalmente dalla nostra organizzazione sindacale: cui l'azienda risponde con una chiusura incomprensibile e inaccettabile. In più, alla giusta e legittima protesta dei lavoratori, Raspini ha risposto chiamando Prefettura e Questura che hanno eseguito uno sgombero violento e ingiustificato contro operai pacificamente in sciopero.
I lavoratori richiedono il reintegro dei due compagni illegittimamente licenziati e il pagamento di 200 euro netti mensili di aumento sotto forma di premio adeguato all'inflazione. Quindi, lo stato di agitazione rimane aperto e il sindacato chiede la massima solidarietà di lavoratori e compagni, perché questa lotta è la lotta di tutti per migliorare le condizioni di vita e lavoro.