Movida selvaggia in Vanchiglia, il Comune di Torino corre ai ripari con limitazioni e steward. I residenti: "Bastava far rispettare le leggi"
Per il comitato Riprendiamoci Vanchiglia le nuove soluzioni non risolvono il problema con il quale i cittadini convivono da anni
Dehors troppo rumorosi chiusi già alle 22, locali più grandi, steward con pettorine che inviteranno i clienti a ridurre il rumore, mentre le attività di nuova apertura dovranno avere una superficie minima interna di 75 metri quadri (e non più solo 50).
Sono queste le nuove regole che vuole adottare il Comune approvate dal Consiglio Comunale di ieri, 24 ottobre 2023, per venire incontro a residenti del quartiere Vanchiglia, zona calda della movida torinese.
L'obiettivo è quello di ridurre il disagio di chi abitando in questo quartiere non riesce più a dormire la notte e si ritrova a valutare tra le varie opzioni anche quella di andare a passare il weekend altrove pur di riuscire a riposare durante il fine settimana.
La rabbia dei residenti: queste azioni non bastano
Le azioni però non convincono i residenti che, anzi, sono convinti che si tratti di misure del tutto insufficienti. Ne abbiamo parlato con Mirella Berardino del comitato Riprendiamoci Vanchiglia.
Mirella vive in Vanchiglia da 34 anni anni e dal 2017 convive con il problema della movida selvaggia. L'assenza di sonno e la rabbia dovuta all'immutabilità della situazione l'hanno portata a rivolgersi ad uno psicologo e ad affittare un alloggio in montagna per non stare in città d'estate dove altrimenti dovrebbe stare con le finestre chiuse soffrendo per il caldo (oltre che per il rumore). Mai vorrebbe cambiare casa, ma purtroppo è un'eventualità che sa che potrebbe dover prendere.
Le ricadute sulla vita, anche professionale, di chi viene deprivato del riposo sono pesantissime, ci dice:
"Pensi ad un medico che non dorme la notte prima di operare, le sembra una cosa giusta questa? Qualcuno ha detto durante l'assemblea che abbiamo fatto noi cittadini con gli assessori che è un diritto dei ragazzi divertirsi il sabato sera, ma noi non abbiamo diritto a poterci riposare?"
Le chiediamo: cosa pensa delle nuove misure adottate dal Comune?
"Penso che siano totalmente insufficienti, non c’è la volontà di incidere in maniera decisiva sul problema. Non servono nuove leggi, ce ne sono già mille. Ad esempio c'è la delibera regionale che sancisce il massimo dei decibel per i locali a 50, ma non è mai stata applicata, noi siamo fuori legge almeno dal 2017, come mai non ci sono controlli da parte del Comune sull'applicazione di quella legge?
Per quanto riguarda la figura degli steward è uno strumento che ciclicamente viene proposto, all'epoca anche dall'Appendino. Ma non si tratta di personale qualificato, semmai sono camerieri con il compito di far abbassare la voce, ma il più delle volte stanno zitti anche per paura.
Dicono che si potranno poi chiudere i dehors alle 22, ma chi lo farà? Non è chiaro, sembra troppo discrezionale. Così come non vogliono concedere licenze ai locali con una superficie al di sotto dei 75 metri quadri. Ma sa che a Vanchiglia non c'è più spazio per aprire un locale?
Ecco perché mi sembrano misure che non si confrontano con la realtà del problema."
Accanto al rumore e al disagio non mancano poi situazioni anche gravi: risse e violenze. Chiediamo a Mirella l'episodio più grave al quale abbia mai assistito, ci racconta:
"Davanti alla Chiesa di Santa Giulia, intorno alle 2, dei ragazzi completamente ubriachi hanno rincorso delle ragazze, le risse sono all'ordine del giorno. Spesso al mattino troviamo tracce di sangue per terra.
Ribadisco: nessuno vuole impedire ai giovani di divertirsi, basta che vengano fatte rispettare delle regole che peraltro esistono già."
Le zone della movida torinese
Da anni si dibatte su come si possa intervenire nelle aree della cosiddetta movida selvaggia. Quest'estate un progetto del Politecnico di Torino, Mover la Movida, aveva individuato tutte le zone critiche della città.
L'indagine qualitativa e quantitativa aveva permesso di indagare la dimensione sociale e geografica delle aggregazioni notturne nella città, sollevando le maggiori criticità.
Il report indicava, ovviamente, quali fossero le aree "calde" della movida: piazza Carlo Felice, piazza Vittorio, via Po e il Quadrilatero, piazza Santa Giulia in Vanchiglia, San Salvario, in particolare l’area intorno a largo Saluzzo e nel primo tratto di via Madama Cristina.
Per quanto riguarda le varie concentrazioni di persone, il report evidenziava come queste fossero legate alla presenza di bar aperti e all'offera di musica dal vivo, là dove le attività commerciali chiudono dalle 24 alle 6 del mattino (ad esempio in zona Crocetta) si registra uno "svuotamento" che coincide con un sovra-caricamento delle zone di piazza Vittorio e largo Saluzzo, seguite da via Po, Quadrilatero e piazza Santa Giulia.
Già lo scorso giugno il Comune aveva deciso di monitorare l'impatto acustico delle zone della movida della città. Un primo passo per tenere sotto controllo la vita notturna che prevedeva alcune modifiche dei regolamenti comunali in materia.
A distanza di mesi però la situazione evidentemente non è cambiata.