Marta Serafini, da Oxford a Torino per sviluppare terapie antitumorali meno tossiche e più efficaci
La ricercatrice dell’Università di Torino si è aggiudicata un finanziamento Airc da un milione di euro per cinque anni, che le consentirà di creare un laboratorio di ricerca indipendente in Ateneo

L’Università di Torino si arricchisce di un nuovo laboratorio di ricerca grazie a Marta Serafini, giovane scienziata proveniente dall’Università di Oxford, che ha ottenuto uno Start-up Grant dell’AIRC da 1 milione di euro per i prossimi 5 anni. Il finanziamento, destinato a ricercatori di eccellenza con esperienza internazionale, permetterà a Serafini di sviluppare un progetto innovativo in ambito oncologico al Dipartimento di Scienza e Tecnologia del Farmaco UniTo.
La ricerca della scienziata Marta Serafini
La sua ricerca si concentrerà sulla progettazione di potenziali farmaci antitumorali capaci di attivarsi selettivamente nei tumori, sfruttando i bassi livelli di ossigeno tipici delle neoplasie. Un approccio che, se si rivelasse efficace, porterebbe a un duplice obiettivo: ridurre le tossicità elevate attualmente associate ad alcune terapie antitumorali e delineare una nuova strategia per lo sviluppo di farmaci antitumorali più specifici e meno tossici. Per quanto questa sia una ricerca di base, atta ad aumentare le conoscenze, oggigiorno lo sviluppo farmacologico è estremamente rapido e quindi una scoperta si può rapidamente tradurre in una soluzione per i pazienti.
Marta Serafini dichiara:
“I farmaci oncologici oggigiorno sono incommensurabilmente migliori rispetto al passato per efficacia e sicurezza. Eppure, molto di più si può fare e il mio progetto mira a sviluppare dei farmaci intelligenti, che si formano ed agiscono solo dentro al tumore, amplificando quindi il loro effetto ma risparmiando i tessuti sani”
Chi è Marta Serafini
Marta Serafini, 33 anni, è nata a Gattinara e si è laureata in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche all'Università del Piemonte Orientale. Dopo il dottorato si è trasferita ad Oxford nel laboratorio del Prof. Stuart Conway, dove ha approfondito le sue conoscenze nell'ambito della chimica farmaceutica e della biologia, lavorando specificatamente sull'ipossia tumorale. L’AIRC è stato un filo conduttore della sua carriera, avendola finanziata in tutte le sue fasi, dal dottorato al periodo all’estero e ora al suo ritorno in Italia.