Lunghe code all’Ufficio Immigrazione di Torino: condannati Questura e Ministero
Il Tribunale ha riconosciuto carattere discriminatorio nei disservizi che costringevano i cittadini stranieri a ore di attesa all’aperto, ordinando misure per garantire un accesso dignitoso ai servizi

Il Tribunale civile di Torino, con sentenza firmata dal giudice Andrea Natale, ha definito il sistema attuale di gestione delle fila davanti all’ufficio immigrazione della Questura di Torino come “discriminatorio” nei confronti dei richiedenti asilo.
Lunghe code all’Ufficio Immigrazione di Torino: condannati Questura e Ministero
Le condizioni di attesa prolungata, spesso notturna e all'aperto, sono state giudicate mortificanti e lesive di diritti fondamentali alla salute, al lavoro e all’accoglienza.
La decisione giudiziaria segue il ricorso presentato da 18 richiedenti asilo, affiancati dall’ASGI (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione) che avevano denunciato l’assenza di un sistema di prenotazione efficace e criteri, secondo il tribunale, oscuri nella gestione degli accessi.
Una sentenza che rappresenta un precedente in Italia, essendo la prima class action antidiscriminatoria accolta in ambito migratorio.
Milano come "modello"
Il tribunale ha stabilito che il Ministero dell’Interno ha quattro mesi di tempo per adeguarsi a un sistema ispirato al modello implementato a Milano. Lì è attiva una piattaforma di prenotazione online e una distinzione chiara tra chi possiede un valido documento d’identità e chi ne è privo.
Reazioni
La Questura di Torino ha annunciato di recente l’adozione di diversi accorgimenti strutturali, come sportelli decentrati e prenotafacile, per contrastare gli assembramenti. Tuttavia la sentenza invita a una revisione più sistemica e rapida.
I sindacati di polizia (SIULP e SIAP) hanno fatto sapere di aver da tempo segnalato le condizioni critiche degli sportelli e degli ambienti – in particolare riferendosi alla vecchia sede di Corso Verona – denunciando la mancanza di risorse e condizioni di lavoro inadeguate. Tuttavia esprimono preoccupazione per una condanna che colpisce il personale in prima linea.
In un comunicato congiunto questura di Torino e ministero dell’interno annunciano che presenteranno ricorso in appello contro la sentenza e precisano:
"Dall’1 gennaio al 31 luglio 2023 abbiamo emesso 48.919 permessi di soggiorno, 9.000 in più rispetto all’anno prima. La situazione complessiva è in costante miglioramento. Abbiamo sempre cercato di garantire corsie preferenziali per i richiedenti asilo e di protezione internazionale particolarmente vulnerabili, come ad esempio nel caso di rifugiati politici. In sede di istruttoria, spesso domande non adeguatamente corroborate da documentazione o non adeguatamente motivate, tanto che molte di esse vengono rigettate".
La CGIL Torino accoglie con favore la sentenza che obbliga la Questura a riorganizzare gli uffici immigrazione, ritenendola la conferma di una condizione denunciata da tempo:
«Le gravi conseguenze per persone fragili, costrette a lunghe attese e a rischiare l’illegalità per problemi burocratici, erano sotto gli occhi di tutti», sottolinea il sindacato, che ribadisce la necessità di «azioni concrete e immediate, non vuote dichiarazioni, per garantire dignità e pari diritti».
Uno dei video di denuncia realizzato nei messi scorsi dalla Cgil di Torino: