TORINO

L’Italia è il Paese al mondo in cui il tasso di invecchiamento della popolazione è intenso e il Piemonte non fa eccezione

Secondo i dati Istat, per il genere maschile l’aspettativa di vita si attesta a 77,7 anni (nel 2019 era di 79,9) mentre per quello femminile a 82,9 (nel 2019 era di 84,5).

L’Italia è il Paese al mondo in cui il tasso di invecchiamento della popolazione è intenso e il Piemonte non fa eccezione
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L’Italia è il Paese al mondo in cui il tasso di invecchiamento della popolazione è il più intenso e veloce, come confermato anche dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). La nostra regione, il Piemonte, si piazza di poco sotto la media nazionale con un'aspettativa di vita pari a 79 anni per gli uomini e 83 per le donne, rispettivamente quindi 0,7 anni in meno per i primi e 1,4 per le seconde.

Dati provinciali

A livello provinciale il dato più basso è quello della provincia di Alessandria. Secondo i dati Istat, infatti, per il genere maschile l’aspettativa di vita si attesta a 77,7 anni (nel 2019 era di 79,9) mentre per quello femminile a 82,9 (nel 2019 era di 84,5).

A far registrare i numeri migliori è la provincia di Torino e quella di Cuneo che entrambi con 79,4 per gli uomini e rispettivamente 84,3 e 84,0 sono addirittura al di sopra della media regionale. A seguire troviamo Novara (79,2 maschi e 83,8 femmine), VCO (78,9 e 84,5), Asti (78,8 e 83,1), Biella (78,3 e 84,2) e Vercelli (78,1 e 82,3).

I dati nazionali

I dati demografici confermano il costante incremento della vita media della popolazione italiana che ha caratterizzato tutto il secolo trascorso e che ha portato nel 2001 la speranza di vita alla nascita a 76,7 anni per gli uomini e a 82,9 anni per le donne.

A livello territoriale valori superiori alla media nazionale si riscontrano nelle regioni del Centro-Sud per il sesso maschile, mentre per quello femminile si osserva una più elevata variabilità. Per entrambi i sessi il valore massimo si registra nelle Marche e il minimo in Campania.

I divari tra i sessi

I divari tra i sessi, seppure in lieve diminuzione, rimangono elevati. La differenza di circa 6 anni di vita a favore del sesso femminile è attribuibile ai minori livelli di mortalità delle donne alle varie età e per la maggior parte delle cause di morte. Studi recenti hanno rilevato come questo differenziale sia attribuibile per il 60% circa alla minore mortalità delle donne nell’ambito delle malattie cardiovascolari e dei tumori, che spiegano oltre il 70% della mortalità complessiva.

Passando ad un’analisi territoriale della speranza di vita alla nascita, possiamo notare che le differenze fra i sessi sono più evidenti nelle Regioni settentrionali in particolare nell’area NordOrientale. Per l’Emilia Romagna, il Friuli Venezia Giulia, il Trentino Alto Adige ed il Veneto, infatti, il divario nella speranza di vita alla nascita tra uomini e donne è superiore al valore nazionale (6,20 anni) e varia tra 6,24 e 7,06 anni. Tra le Regioni del Sud con un’elevata differenza tra i sessi emerge la Sardegna, Regione per la quale una donna ha una speranza di vita alla nascita di 6,83 anni più elevata rispetto ad un uomo. Nelle altre Regioni meridionali i divari tra i sessi sono meno consistenti.

Nel 2000 si sono registrati poco più di 560.000 decessi, valore inferiore di circa 7.000 unità rispetto al 1999. Le variazioni più consistenti sono state osservate nelle fasce di età più adulte. Il numero dei decessi continua infatti ad aumentare in corrispondenza delle classi di età più adulte (85 anni e oltre), mentre tende a diminuire tra i 75 e gli 84 anni. Considerando i tassi di mortalità, questi continuano a diminuire a tutte le età. Anche la mortalità infantile continua a diminuire sensibilmente raggiungendo nel 2000, per il totale Italia, livelli del 41,9 e 37,7 per 10.000 nati vivi, rispettivamente per i maschi e per le femmine. A fronte di circa 540.000 nascite, si registrano, infatti, circa 2.500 decessi nel primo anno di vita, di cui il 55% relativo ai maschi.

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