il birrificio più antico d'italia

La storica birra Bosio Caratsch risorge dopo mezzo secolo grazie al birrificio Soralamà

Il birrificio Bosio fu fondato a Torino nel 1845 da Giacomo Bosio come Birreria del Giardino, stabilendo la sua prima sede in via della Consolata, nel centro storico della città

La storica birra Bosio Caratsch risorge dopo mezzo secolo grazie al birrificio Soralamà
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"La buona birra allieta il cuore degli uomini” è questo il claim del birrificio Bosio Caratsch, il più antico d’Italia, nato proprio in centro a Torino nel lontano 1845 dove rimase in vita fino al 1969.

A permettere il ritorno di quella che possiamo definire una vera e propria leggenda è il birrificio artigianale Soralamà di Vaie (TO) che ha deciso di ridare nuova vita al marchio rispettando i processi produttivi di qualità e continuando sul sentiero tracciato dai fondatori.

La storia del birrificio Bosio Caratsch

Il birrificio Bosio fu fondato a Torino nel 1845 da Giacomo Bosio come Birreria del Giardino, stabilendo la sua prima sede in via della Consolata, nel centro storico della città.

Nel 1887 il figlio Edoardo Bosio, già noto calciatore fondatore del Nobili Torino, del Torino FCC e del circolo Società Canottieri Armida, insieme al cugino di origine svizzera Simeone Caratsch ereditarono l'azienda di famiglia e decisero di trasferire la produzione nel nuovo stabilimento di borgo San Donato.

La nuova sede si estendeva per 8.000 m² e impiegava una forza lavoro di circa trenta persone tra operai e impiegati, inoltre comprendeva grandi magazzini, una birreria per la degustazione e un ampio salone denominato Kegelbahn, dove veniva celebrata annualmente una versione torinese dell'Oktoberfest.

L'attività proseguì con successo, diventando anche fornitore ufficiale del Regio Esercito e nel 1911 ottenne un ulteriore riconoscimento ricevendo una medaglia d'oro all'Esposizione Internazionale di Torino; lo stabilimento torinese vide un nuovo ampliamento progettato da Pietro Fenoglio, che si occupò anche della contestuale realizzazione della villa padronale affacciata su corso Regina Margherita.

Durante il ventennio fascista crebbero produzione ed esportazioni, finché nel 1937 l’azienda non fu acquistata da Pedavena. Da quel momento cominciò un periodo contraddittorio, fino alla chiusura avvenuta circa trent’anni più tardi.

La rinascita grazie a Soralamà

A rendere la birra particolarmente buona si diceva fosse il Canale di Torino che conduceva in città l’acqua della Dora Riparia. Acque che erano descritte all’epoca come: “purissime, leggere e dolci, poco soggette a sbalzi di temperatura, nonostante il susseguirsi delle stagioni”.

Spetterà ora all'acqua di montagna di Vaie riportare alla gloria la birra di Bosio Caratsch. Dopo poco più di mezzo secolo, il marchio rivive infatti grazie al Soralamà che si è già occupato in passato di riportare in vita dei vecchi concorrenti: il birrificio Metzger, altro storico marchio di Torino fondato solo tre anni più tardi.

La nuova gamma di birre Bosio Caratsch è composta da 4 tipi.

La Helles (4,7%) è una bassa fermentazione chiara, leggera e dissetante.

La Marzen (5,5%) è una ambrata poco amara ma secca e pulita, con ricchi aromi di malto che ricordano la crosta di pane.

La Blanche (5%) è realizzata con una notevole percentuale di frumento (50% del grist), presumibilmente non maltato, e aromatizzata in maniera alternativa rispetto al modello di riferimento: la ricetta prevede l’aggiunta coriandolo, ginepro e limone.

Infine, la IPA (5,5%) è una single hop brassata con luppolo Simcoe, impiegato tanto in bollitura quanto in dry hopping e responsabile delle sfumature resinose, tropicali e agrumate del profilo aromatico.

 

 

 

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