il caso

La Procura di Macerata chiude l'indagine sul quadro rubato a Buriasco: cosa rischia Vittorio Sgarbi

La vicenda riguarda un'opera seicentesca del pittore senese di Rutilio Manetti

La Procura di Macerata chiude l'indagine sul quadro rubato a Buriasco: cosa rischia Vittorio Sgarbi
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Chiusa l'indagine condotta dalla procura di Macerata sul quadro rubato a Buriasco: Vittorio Sgarbi rischia di rispondere di riciclaggio, autoriciclaggio e contraffazione di opere d'arte e di andare a processo.

La vicenda riguarda un'opera seicentesca del pittore senese di Rutilio Manetti. Per le accuse, il politico e critico d'arte rischia dai 4 ai 12 anni di carcere. "La cattura di San Pietro" questo il titolo del dipinto fu rubato nel 2013 dal castello di Buriasco in provincia di Torino per poi riapparire nel 2021 in una mostra a Lucca, come inedito di proprietà dell'ex sottosegretario alla Cultura: rispetto a quello trafugato 8 anni prima, però, compariva una fiaccola.

Il particolare della fiaccola mostrato nel corso della puntata di Report andata in onda il 17 dicembre 2023

A indagare sul caso i giornalisti della trasmissione Report che nel dicembre del 2023 dedica più servizi alla vicenda, partendo proprio da furto al castello.

Il quadro rubato

I ladri entrati in azione nel 2013 in provincia di Torino avrebbero tagliato l'opera dalla cornice sostituendola con una fotografia plastificata poi pinzata all'interno della cornice originale alla bell'e meglio per ingannare al primo sguardo Margherita Buzio, la proprietaria del maniero (trasformato in ristorante). La signora invece si accorge subito del furto e corre a fare denuncia ai carabinieri.

Il lavoro eseguito dai ladri è talmente frettoloso e fatto male che quando l'inviato di Report tocca la superficie dietro alla fotografia plastificata rinviene un pezzo di tela originale rimasto attaccato alla cornice.

In seguito alla denuncia, i carabinieri chiedono alla signora se in passato qualcuno si fosse dimostrato particolarmente interessato all'opera, Margherita Buzio, senza troppi sforzi di memoria, fa il nome di Paolo Bocedi, storico collaboratore e amico di Vittorio Sgarbi, che solo alcune settimane prima del furto aveva visitato il castello, chiedendo di acquistare proprio quell’opera.

Bocedi è un personaggio eclettico, che ricopre anche il ruolo di presidente dell’associazione Sos imprese Italia, è impegnato nella lotta contro mafia e racket. E veniamo così a un passaggio chiave. Report ricostruisce come, nella primavera del 2013, quando il quadro era stato già rubato dal castello torinese, Bocedi avesse consegnato ad un casello autostradale, per conto di Vittorio Sgarbi, un’opera strappata e arrotolata al restauratore Gianfranco Mingardi di Brescia.

Le differenze tra le due opere

Anche Mingardi viene a lungo sentito dai giornalisti di Report. Per l'esperto non ci sono dubbi: l'opera è proprio quella rubata al castello di Buriasco ed esposta nel 2021 in una mostra a Lucca, e questo nonostante il tentativo un po' maldestro di renderle diverse attraverso l'inserimento di una candela che nell'opera consegnata al restauratore non c'era. Chi abbia effettuato questa manomissione e quando non si sa.

Secondo Sgarbi si tratterebbe di una faccenda di coincidenze. Raggiunto dalle telecamere di Report ha sempre ribadito la sua versione: il dipinto in suo possesso si trovava a Villa Maidalchina, a Viterbo, ed è stato rinvenuto da lui stesso in un interstizio nel sottotetto durante una ristrutturazione.
Tesi smentita però proprio dall'ex proprietario della villa, Luigi Achilli, che ha fermamente sostenuto che nella villa non ci fossero soffitte.

La posizione di Vittorio Sgarbi

Nonostante tutto Vittorio Sgarbi ha sempre continuato a ribadire l'autenticità del dipinto e a puntare il dito sul restauratore:

"Avrà anche restaurato dei quadri, ma non questo" dice mentre è ospite a Quarta Repubblica su Mediaset.

E ora di fronte alla chiusura delle indagini, lo storico dell'arte continua a dichiararsi innocente:

"Ribadisco la trasparenza e la correttezza delle mie condotte. Ho quindi piena fiducia nei giudici che dovranno valutare il risultato delle indagini. Respingo infine le parziali e fuorvianti ricostruzioni di certa stampa alla quale non interessa la verità dei fatti ma accreditare come vere le ipotesi dell’accusa".

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