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La crisi delle Rsa piemontesi: il 15% rischia di chiudere

Molti anziani verrano strappati ai loro luoghi e i parenti saranno costretti a lunghi spostamenti per andarli a trovare

La crisi delle Rsa piemontesi: il 15% rischia di chiudere
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In una Regione in cui gli effetti dell'inverno demografico fanno paura e l'infanzia sta letteralmente scomparendo, con ben 34 Comuni in cui non ci sono bambini al di sotto dei 3 anni, l'investimento nelle strutture d'accoglienza per anziani dovrebbe essere massimo e invece sono sempre di più le case di riposo costrette a chiudere a causa degli enormi costi di gestione (gas, riscaldamento ed elettricità, ma non solo) aumentati nell'era post Covid.

Lo scenario in Piemonte

In Piemonte il 15 % delle RSA rischia di chiudere, uno scenario molto più che ipotetico per le piccole strutture.

E questo perché i costi sono uguali per una Rsa che ha 40 ospiti così come per quella che ne conta il doppio o anche di più, ma nel primo caso l’impatto è molto più pesante.

In Piemonte, dove molti Comuni sono poco più che un borgo, il rischio è ovviamente quello di vedere chiudere piccole case di riposo inserite in particolari contesti sociali con la conseguenza di dover strappare gli anziani ai loro luoghi costringendo i famigliari a lunghi spostamenti per poterli andare a trovare.

Un esempio astigiano

A Villafranca nell'Astigiano, una casa di riposo condannata alla chiusura resiste solo grazie al sostegno di imprenditori e cittadini.

Il dramma collettivo al momento è scongiurato: 26 anziani sono rimasti nella casa di riposo Venanzio Santanera di Villafranca d'Asti, insieme a una ventina di dipendenti.

Fondata nel 1902, avrebbe dovuto chiudere a fine novembre (con solo un paio di mesi di preavviso), ma un Comitato civico sta provando a ripianare i suoi debiti appellandosi a cittadini, parrocchiani e imprenditori.

La Santanera deve ripianare un milione e mezzo di debiti, un'impresa apparentemente impossibile, eppure il Comitato ci crede e non si arrende.

Aumentare le tariffe, l'unica soluzione

La soluzione? Non è facile, ma per mettere in sicurezza tutte le strutture servirebbe un incremento delle tariffe.

Un piccolo incremento tariffario c’è stato solo sulla quota sanitaria del 2024, con la promessa di ulteriore aumento del 4% della retta sanitaria e alberghiera l’anno prossimo e quello successivo.

L’aumento di tariffa (che non impatta sui costi delle famiglie di anziani e disabili non autosufficienti) era stato raggiunto e siglato tra Regione e associazioni di categoria lo scorso febbraio nel corso del quale era stata espressa da entrambe le parti la volontà di affrontare le difficoltà del settore e di individuare una strada che consentisse di sostenere il sistema senza, appunto, gravare sulle famiglie.

Il problema è che le Asl piemontesi hanno applicato l'aumento a macchia di leopardo.

Quanto paga chi non riceve la quota dall'Asl

C'è poi un altro problema gravissimo che riguarda la nostra regione: migliaia di anziani malati cronici non autosufficienti ricoverati in Residenze sanitarie assistite (Rsa) non ricevono dalle Asl la quota sanitaria che spetta loro secondo legge nazionale e che coprirebbe la metà dell’ingente retta che sono chiamati a pagare per il loro ricovero privato: dai 3 a i 4 mila euro al mese.

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