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Il sindaco Lo Russo incontra Abderrahmane Amajou, il presidente di ActionAid Italia che era sulla Flotilla

"Gli ho chiesto di continuare a raccontare la sua esperienza nelle scuole, nei quartieri, nelle associazioni, perché la pace nasce anche dall’ascolto, dal dialogo e dalla capacità di mettersi nei panni dell’altro"

Il sindaco Lo Russo incontra Abderrahmane Amajou, il presidente di ActionAid Italia che era sulla Flotilla
Abderrahmane Amajou, presidente di ActionAid Italia, era già molto conosciuto nella sua città, Bra, dove è stato anche consigliere comunale, e nel Monregalese, dove per qualche tempo ha vissuto la sua famiglia. Cittadino italiano originario del Marocco, si era trasferito nel 1994 con la sua famiglia in Italia, a Carrù. Il suo nome nelle ultime settimane si è fatto sentire anche per la partecipazione alla flottiglia partita con l’obiettivo di rompere il blocco israeliano della Striscia di Gaza, rifornire di viveri e medicinali la popolazione palestinese affetta dalla carestia come conseguenza dei combattimenti nella Striscia e stabilire un corridoio umanitario

Tra gli italiani sulla Flotilla

L’attivista era infatti tra i membri della Global Sumud Flotilla formata da 44 delegazioni internazionali, il 39enne si trovava a bordo della nave Paola I quando è stata intercettata dal blocco navale di Israele al largo di Gaza, in acque internazionali.

Trasferito ad Ashod dopo essere stato arrestato dall’Idf, Abderrahmane Amajou è rientrato in Italia, atterrando a Malpensa, nella serata di lunedì 6 ottobre 2025, dopo giorni di forte preoccupazione a causa dell’interruzione dei contatti.

Un’esperienza, quella vissuta sulla Flotilla, di cui Amajou ha a lungo parlato ieri a Palazzo civico, parole che hanno colpito nel profondo il sindaco Lo Russo che per lui si era mobilitato chiedendone il rientro in patria.

Il rientro in patria di Abderrahmane Amajou

L’incontro

Il sindaco ha voluto affidare alla sua pagina Facebook il resoconto dell’incontro:

Oggi a Palazzo Civico ho incontrato Abderrahmane Amajou, giovane torinese, presidente nazionale di ActionAid Italia e da sempre attivista per i diritti umani.
Mi ha raccontato la sua esperienza a bordo della Global Sumud Flotilla, il viaggio verso Gaza e i giorni di detenzione in Israele.
Mi hanno colpito la serenità e la forza con cui ha descritto quei momenti difficili: parole che trasmettono un profondo senso di dignità, coraggio e speranza.
Abderrahmane mi ha confidato che sapere delle piazze italiane piene di persone che manifestavano per la pace ha dato grande forza a lui e ai suoi compagni di viaggio.
Le sue parole ci ricordano quanto il legame con la nostra comunità possa diventare una risorsa di speranza e solidarietà.
Torino è una città che non rimane indifferente: è una comunità che si riconosce nei valori di pace, giustizia e dialogo.
In un tempo in cui i conflitti e le divisioni sembrano moltiplicarsi, la testimonianza di Abderrahmane ci invita a non restare spettatori, ma costruttori di pace, ogni giorno.
L’ho ringraziato per il suo coraggio e per l’impegno con cui rappresenta i valori della nostra città.
Gli ho chiesto di continuare a raccontare la sua esperienza nelle scuole, nei quartieri, nelle associazioni, perché la pace nasce anche dall’ascolto, dal dialogo e dalla capacità di mettersi nei panni dell’altro.
Torino è orgogliosa di lui e di tutte le persone che, con la forza dell’esempio, rendono visibile un messaggio di pace e di giustizia.
Solo così si costruisce la pace: insieme a Abderrahmane abbiamo condiviso l’importanza di prendere le distanze da ogni forma di violenza, e sostenere chi lavora per promuovere il dialogo, la solidarietà e il rispetto reciproco.