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Il nuovo divieto di fumo all'aperto e i dubbi dei commercianti: "Troppo complicato rispettare la distanza nei dehors"

Ma per il consigliere dei Radicali Silvio Viale (proponente della delibera) si tratta di una difficoltà priva di fondamento

Il nuovo divieto di fumo all'aperto e i dubbi dei commercianti: "Troppo complicato rispettare la distanza nei dehors"
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Come si poteva immaginare le nuove regole che obbligano i torinesi fumatori a rispettare una distanza di cortesia dai non fumatori sono state accolte tra mille dubbi e perplessità soprattutto per una casistica in particolare: come ci si deve comportare nel dehor di un bar o di un ristorante? A chi spetta il controllo della distanza?

Le criticità del nuovo divieto secondo l'Ascom

I quesiti in merito sono stati sollevati da Vincenzo Nasi, presidente dell'Epat torinese associazione di categoria che fa capo all'Ascom:

Se alla fermata del bus nessuno controllerà se il divieto venga rispettato, tra i tavoli di un dehors chi dovrà controllare sarà naturalmente l’esercente, andando ad aggiungere un ulteriore onere e una nuova difficoltà a quelli già esistenti. La pratica dell'obbligo di consenso tra i clienti, inoltre, rischia di generare tensioni e conflitti tra i clienti da dirimere, che si aggiungono alle molteplici sfide già presenti nella gestione giornaliera.

Un confronto preventivo con gli operatori avrebbe fatto affiorare fin da subito le difficoltà di questa norma. Non a caso, i Paesi dell’Unione Europea, compresa l’Italia, si sono fermati di fronte dell’ipotesi di divieto di fumo nei luoghi pubblici all’aperto e altre città hanno definito meglio le circostanze, come Milano, dove il divieto esiste dal 2021, seppur con altri parametri e dal 2025 estenderà il divieto a tutte le aree pubbliche, escludendo però proprio i dehors.

La risposta di Silvio Viale

Dubbi e difficoltà che secondo il consigliere dei Radicali Silvio Viale, proponente della delibera che ha cambiato il regolamento comunale, non trovano alcun tipo di fondamento come spiega lui stesso in un lungo post:

FANTASIOSE OBIEZIONI AL FUMARE UN PO' PIU' IN LA'. MISURA SEMPLICE A COSTO ZERO.
Leggo di due obiezioni. La prima di Vincenzo Nasi, presidente di Epat, e l'atra del collega Alessandro Miani, presidente della sezione piemontese della società di medicina ambientale.
Vincenzo Nasi si chiede chi controllerà nei dehor, dimenticando che già devono controllare nei loro locali, e di rinforzo dice che a Milano hanno escluso i Dehor. Forse non ha letto che il Regolamento per la Qualità dell'Aria di Milano dice che " A far data dal 1° gennaio 2025 il divieto di fumo è esteso a tutte le aree pubbliche o ad uso pubblico ...". Certamente sbaglio io, ma potrebbe spiegarmi lui cosa si intenda per aree ad uso pubblico.
Alessandro Miano dice che bisogna fare prevenzione, ma non spiega perché mai il "fumare un po' più in là" impedirebbe di fare la prevenzione, che si dovrebbe fare, visto che il provvedimento dei 5 metri è a costo zero.
Infine ad entrambi devo dire che è psicologicamente curioso che la mancanza di controlli debba cancellare la norma, come se i limiti di velocità dovessero essere aboliti dove non ci sono gli autovelox, come pure il divieti di lasciare le deiezioni canine, gettare carta per terra, o autorizzare pedoni e ciclisti a passare con il rosso.
Nel caso del fumo, nella versione torinese, è un invito generalizzato a fumare un po' più in là per ridurre il fastidio verso tutti, compresi gli altri fumatori. Non ha caso, molti fumatori obiettano che lo fanno già, e quindi non dovrebbero modificare i loro comportamenti abituali. Vi è poi la questione sanitaria, ma questo è u altro problema.
PS: mi permetto di ricordare che in Italia dal 2012 c'è il divieto di vendere e di somministrare prodotti di nicotina e tabacco ai minori di 18 anni. Fino al 2012 il limite era di 16 anni.
PS: ringrazio Sara Diena per la preziosa collaborazione e la foto del cartello su un dehor di Milano, che pubblico.

 

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