Il mistero del tesoro artistico degli Agnelli e la lettera di Vittorio Sgarbi agli eredi di Giovanni e Marella
I quadri della collezione sono spariti, ma c'è anche un' altra questione da risolvere: se si ritrovassero a chi spetterebbero?
E' un mistero sempre più intrigante quello che avvolge una delle collezioni d'arte più preziose d'Italia, quella di Giovanni Agnelli.
Alla morte dell'Avvocato nel 2003 le opere sono passate alla moglie Marella Caracciolo che con lui condivideva la grande passione per l'arte. Ora però la questione riguarda la figlia Margherita e i nipoti John, Lapo e Ginevra Elkann in lotta proprio per quel tesoro.
Dove sono i quadri?
Difficile però capire l'autentico valore della collezione che potrebbe arrivare anche a 2 miliardi di euro perché i quadri, semplicemente, non ci sono più. Ma allora dove si trovano? Di certo non in Svizzera nel caveau indicato da Margherita Agnelli. Quando gli investigatori sono giunti sul posto lo hanno trovato vuoto. A suo tempo viene anche aperta un'inchiesta che vede finire nei guai un gallerista svizzero accusato di aver portato all’estero le opere (oggi il caso è però archiviato).
Il mistero della pagina 75
A questo giallo che sembra già così una puntata della serie Lupin si aggiunge anche il mistero di chi sia l'erede delle opere. Un argomento che divide la famiglia da anni: da una parte c'è Margherita Agnelli per la quale i dipinti e le case in cui erano custoditi sono una sua eredità, dall'altra ci sono John, Lapo e Ginevra Elkann secondo i quali esisterebbe un accordo scritto al quale è stata strappata una pagina (per l'appunto la numero 75) che conterrebbe insieme all'elenco delle opere anche una precisazione: i dipinti di proprietà di Marella non fanno parte dell'eredità di Margherita (spetterebbero quindi direttamente ai nipoti).
La trasmissione Report e Vittorio Sgarbi sulle tracce dei dipinti
Del caso sempre più intricato si è occupata anche la trasmissione Report condotta da Sigfrido Ranucci che, dopo aver trovato il famoso elenco con le 600 opere degli Agnelli (in realtà 630), sull'argomento ha interrogato anche Vittorio Sgarbi chiedendo un suo contributo per ritrovare i dipinti.
Sollecitato da Report, il sottosegretario alla Cultura, ha quindi scritto una lettera alle Soprintendenze di Roma, Torino e Venezia e al Direttore Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Ministero della Cultura, chiedendo di verificare dove effettivamente si trovino alcune opere d'arte della collezione Agnelli. Destinatari della lettera anche gli eredi di Giovanni e Marella.
Scrive Sgarbi:
In merito alla questione rappresentata nella puntata della trasmissione di Rai3 Report, in data domenica 15 ottobre, sulla consistenza della collezione Agnelli in seguito alle ripartizioni ereditarie, è doveroso indicare la posizione del Ministero della Cultura relativa all'importanza delle opere per il patrimonio artistico italiano. Essa si esprime attraverso il vincolo di particolare interesse, denominato notifica, affidato alla discrezionalità delle Soprintendenze che, nel corso degli anni, hanno preso atto di acquisti, prevalentemente di arte contemporanea, di autori non italiani in gran parte provenienti dal mercato internazionale e conservati all'estero.
Nella lettera il sottosegratario alla cultura sottolinea quali sono i dipinti di sicuro interesse per il patrimonio artistico italiano:
Di sicuro interesse per il patrimonio artistico italiano sono Salutando di Giacomo Balla, del 1908, e Il mistero e la malinconia di una strada di Giorgio De Chirico, del 1914. Infine può meritare attenzione, per la presenza nelle mostre di Venezia nel 1980 e di Roma nel 2015, La chambre di Balthus, del 1954, che pure non ha compiuto settant'anni e non necessita di permessi di libera circolazione.
Ma ecco che Report torna sul caso, a distanza di un giorno, ringraziando il sottosegretario, ma puntualizzando alcuni punti con un post:
Il sottosegretario, che ha ricevuto dalle mani degli inviati di Report l’elenco di oltre 630 opere dell’Avvocato, non ha però a nostro avviso guardato con sufficiente attenzione l’intera lista di opere. Dimentica, ad esempio opere come Vecchio Falegname di Giacomo Balla, il Glaçon Effet Blanc di Monet (1894), custodito fino al 2004 a villa Frescot a Torino. E poi, almeno un paio di dipinti di Bellini, un Picasso, e numerose opere non solo del ‘900, ma anche settecentesche e ottocentesche.
Secondo la legge, infatti, la tutela è applicabile non solo ad autori italiani. Spetta alla Direzione generale Archeologia, Belle arti e Paesaggio verificare quali di queste opere si trovino in Italia, se siano tutte in possesso dei regolari permessi di importazione/esportazione, se siano meritevoli di tutela: il sottosegretario, che ringraziamo per la sua disponibilità, ha sulla tutela solo compiti di indirizzo. Report aveva chiesto ufficialmente queste informazioni al ministero già lo scorso maggio, con un accesso agli atti, bloccato per ora da un ricorso dei fratelli Elkann, secondo cui l’accesso civico di Report non rivestiva alcun interesse pubblico.