I dati della Camera di Commercio: a Torino aumentano le famiglie in fascia di debolezza
Scelte e rinunce: a Torino sempre più famiglie devono sacrificare qualcosa per far quadrare i conti a fine mese

Sono stati presentati ieri, 6 maggio 2025, a Palazzo Birago i nuovi dati dell’Osservatorio sulle spese delle famiglie torinesi, l’indagine realizzata dalla Camera di commercio di Torino che, in linea con l’analisi nazionale Istat, monitora i consumi e le abitudini di acquisto di 240 nuclei residenti a Torino, attraverso la compilazione di due diversi questionari per le spese a maggiore o minore frequenza.
Spiega Dario Gallina, Presidente della Camera di commercio di Torino:
"Dopo un anno di aumento deciso, rallenta nel 2024 la crescita dei consumi delle famiglie torinesi, registrando un calo nell’ambito delle spese alimentari e, nel non alimentare, un incremento limitato solo ad alcune voci, come pasti fuori casa, vacanze e visite mediche. Crescono le famiglie in fascia di debolezza e diminuiscono quelle di fascia agiata, ma soprattutto si amplia il divario tra loro in termini di possibilità di spesa e risparmio".
Le spese delle famiglie nel 2024
A fine 2024 la spesa media mensile delle famiglie torinesi è di 2.609 euro. Sebbene si tratti del valore più elevato registrato negli ultimi dieci anni (al lordo dell’inflazione), la crescita dell’ultimo anno è stata moderata (+0,5% rispetto al 2023; +12 euro).
A frenare i consumi delle famiglie torinesi, sono state le spese alimentari che, dopo un 2023 di forte recupero, tornano ai livelli del 2022, attestandosi a 407 euro (-2,9%; -12 euro). Al contrario, continua la crescita delle spese non alimentari che, nel 2024, raggiungono quota 2.202 euro (+1,1%, +24 euro).
La condizione economica delle famiglie torinesi
I nuclei famigliari torinesi si possono classificare in quattro gruppi in base alla condizione economica familiare (debolezza, autosufficienza, livello medio, benessere/agiatezza). Nel 2024 sono più che raddoppiate le famiglie in fascia di “debolezza”, passate dal 12,9% al 29,2%; si ridimensiona la classe “autosufficienza” (dal 29,6% al 18,8%).
Stabili le famiglie in condizione economica “media”, ma in diminuzione quelle “agiate” (dal 21,7% al 14,5%).
In particolare, difficoltà si trovano le persone sole: il 66% si colloca nella fascia di debolezza; se si aggiungono anche i single della fascia di autosufficienza (il 23,4%), quasi 9 persone sole su 10 nel 2024 vivono in una condizione economica sotto la media.
Le spese alimentari
La spesa alimentare nel 2024 è stata pari a 407 euro (-2,9% rispetto al 2023; -12 euro). I cali più significativi hanno riguardato le carni e salumi (il 20,3%; -3 euro), il latte e i formaggi (il 13,2%; -3 euro), il pesce (il 5,5%; -2 euro) e le bevande (il 6,6%; -2 euro).
Diminuiscono i cibi pronti da asporto o a domicilio (il 5,2%), dove la flessione ha riguardato, per il secondo anno consecutivo, le spese in cibi “take away” (-1 euro), stabili i cibi da banco/gastronomia. Crescono lievemente tutte le altre categorie (+1 euro), compresa la voce “pane e cereali” (il 13,5%).
Le spese non alimentari
La spesa non alimentare nel 2024 è stata pari a 2.202 euro, in crescita del +1,1% (+24 euro) rispetto a fine 2023. Tra le varie voci, quella dell’abitazione (a cui si sommano anche le utenze domestiche) continua ad essere la componente principale: nel 2024 rappresenta il 48,1% delle spese non alimentari, pressoché stabile rispetto allo stesso periodo del 2023.
Principali voci non alimentari in aumento
Le spese per viaggi e vacanze e per i pasti fuori casa hanno segnato incrementi positivi importanti.
La spesa per viaggi e vacanze con +15 euro rispetto al 2023 raggiunge i 116 euro medi mensili, il valore più elevato dal 2015, l’aumento è imputabile alla spesa per “gite fuori porta” (33 euro; +19 euro) e per pernottamenti in hotel e case in affitto (48 euro; +13 euro), a fronte di una riduzione della spesa per pensioni (35 euro; -17 euro). Anche nella fascia di debolezza aumentano le famiglie che affrontano questo tipo di spesa, ma solo per “gite fuori porta”, senza soggiorni prolungati in hotel o case in affitto.
Anche i pasti fuori casa risultano in crescita (+6 euro) per un totale di 92 euro, valore in assoluto più elevato degli ultimi 10 anni. Nuovamente sono necessari dei distinguo: se in media è invariato il numero complessivo di famiglie che sostiene questa spesa, guardando alla fascia di debolezza si registra un calo (dal 74,2% al 64,3%), sono in aumento invece le famiglie di livello medio (dal 74,4% all’80,0%).
In forte crescita gli importi spesi per la salute. Salgono soprattutto le spese destinate a visite mediche specialistiche (+14 euro), seguite dagli acquisti per dispositivi medici, occhiali e lenti (+6 euro) e dalle spese per ticket sanitari, medicinali e analisi (+3 euro). La crescita delle famiglie che hanno sostenuto spese mediche è trasversale a tutte le fasce economiche.
Si registra un boom della spesa per abbonamenti palestre e piscine (+7 euro): nel complesso sono circa il 30% le famiglie che hanno sostenuto queste spese nel corso del 2024, prevalentemente in fascia economica media o agiata.
Si conferma anche la crescita per biglietti di ingresso per cinema, teatro, spettacoli e sport (+3 euro), spese sostenute da poco meno del 19% delle famiglie indagate, in questo caso soprattutto in condizione economica media.
I costi mensili connessi all’istruzione ammontano a 43 euro (+5 euro) e comprendono le rette scolastiche (+4 euro), la spesa in libri scolastici (+2 euro) e per mense scolastiche (-1 euro).
Nella voce trasporti e comunicazione (+3 euro; il 13,1%) la crescita è imputabile alla categoria trasporti (256 euro; +7 euro) dove, tra le varie voci che compongono l’insieme, si registra una crescita sostenuta nella spesa per biglietti aerei e treni (+7 euro) e per assicurazioni e bolli auto (+3 euro).
Principali voci non alimentari in calo
Crollano le spese in vestiario e calzature che, con un valore medio di 72 euro, vedono una diminuzione di 12 euro rispetto al 2023. Nell’insieme, sono stati spesi 48 euro in abbigliamento (-7 euro) e 24 euro in calzature (-5 euro). Sono le famiglie in fascia di debolezza ad aver maggiormente rinunciato a questa tipologia di spesa (-7 punti percentuale).
Dopo un anno di crescita, si inverte la tendenza la spesa per giornali e libri non scolastici (-4 euro), mentre crescono quelle per la cancelleria (+1 euro). Infine, gli articoli per il tempo libero registrano una flessione (-3 euro) ma, all’interno di questa voce, aumentano quelli sportivi (+2 euro).
All’interno della voce trasporti e comunicazione, a calare è la sottocategoria comunicazione (32 euro; -4 euro), dove la flessione si è registrata sia nelle spese connesse alla telefonia -acquisto, bollette, internet (-3 euro) - sia nelle spese postali (-1 euro).
Il risparmio e il potere d’acquisto
La capacità di risparmio delle famiglie torinesi rileva un lieve recupero nel corso dell’ultimo anno: la quota di famiglie risparmiatrici, infatti, ha registrato un aumento, passando dal 16,7% del 2023 al 19,6% del 2024.
Come già rilevato in passato, i nuclei famigliari che hanno dichiarato di aver risparmiato nel 2024 sono coppie con o senza figli, che rappresentano rispettivamente il 45,9% e il 24,3% del totale. La percentuale si riduce notevolmente se si considerano le persone sole (il 16,2% fra chi risparmia) e i nuclei monoparentali (l’8,1%). Anche la condizione economica è determinante rispetto alla capacità di risparmio: nessuna famiglia in fascia di debolezza riesce a risparmiare.
Per quanto riguarda il potere d’acquisto, aumentano le famiglie che lo dichiarano stazionario (dal 20,4% al 28,8%), mentre cala leggermente la percentuale – seppur ancora molto elevata – di quante ritengono sia in diminuzione (dal 70,4% al 65%). Tra le famiglie che si trovano in fascia di “debolezza”, la percentuale di quante dichiarano il potere d’acquisto in diminuzione è passato dal 74,2% all’81,4%, mentre non ci sono più nuclei che nel 2024 hanno rilevato un aumento (l’anno scorso erano il 12,9%).
I luoghi di acquisto
Si evidenziano alcune conferme come la diminuzione della frequentazione dei negozi tradizionali (dal 19,5% al 17,2%) e invece il crescente ricorso agli acquisti on line (dal 3,4% al 4,6%). Significativa la ripresa dei mercati rionali, per i quali le preferenze salgono quasi all’8%, dopo anni nei quali la loro frequentazione aveva subito un graduale calo (nel 2023 erano pari al 6,9%).
Fra le famiglie in condizione di “benessere/agiatezza”, spicca il maggior ricorso al negozio tradizionale (il 21,7% delle preferenze) e anche agli acquisti online (il 7,5%). Super/ipermercato e hard discount rilevano percentuali più elevate fra i nuclei famigliari in condizioni di “debolezza/autosufficienza”.
Attività sportiva
Aggregando alcune tipologie di spesa, per la voce sport l’incremento è di +5 euro rispetto al 2023 per un totale di 48 euro; si tratta di spese sostenute principalmente da famiglie agiate (otto su dieci) o in condizione economica media (quattro su dieci).
Oltre alle spese effettuate, quest’anno sono state rivolte alcune domande relative alla pratica dell’attività sportiva: il 48% dei torinesi dichiara di aver fatto sport negli ultimi 12 mesi; tra questi, quasi il 71% in maniera continuativa.
Il divario tra uomini e donne è evidente: se tra le donne solo il 42% ha dichiarato di fare sport, negli uomini la percentuale sale al 57%, e la forbice è ancora più ampia tra chi svolge attività sportiva in modo continuativo.
Gli intervistati hanno praticato sport principalmente per mantenersi in forma (il 47% dei torinesi) o per svago/divertimento (il 44%), mentre il 9% ha fatto attività sportiva per mettersi alla prova (attività agonistica e/o partecipazione a competizioni). Le attività svolte in palestra (ginnastica, pesi, ecc.) sono al primo posto nella graduatoria dei principali sport praticati, con il 33% dei torinesi “sportivi”; seguono al secondo posto la corsa, con il fitwalking e il trekking (il 26%) e al terzo il nuoto/sport acquatici (il 17%).