Guida Michelin 2025: per il Piemonte poche novità e qualche perdita, confermate le "vecchie glorie" torinesi
Torino compare negli elenchi dei ristoranti premiati con 1 stella, vediamo insieme quali sono
Un traguardo importantissimo. Quella del 2025 è infatti l'edizione numero 70 della Guida Michelin Italia. La pubblicazione di quest’anno si rivela ricca come la precedente, con l’iscrizione di 130 nuovi ristoranti, segno che il paese mantiene tutto il suo dinamismo in termini di gastronomia. Questo dinamismo si traduce anche in una crescente attenzione alla sostenibilità. La maggior parte degli chef si concentra su una cucina locale, ricorrendo il più possibile a piccoli produttori del territorio.
A Torino nessuna nuova stella
Tra questi 130 nuovi ristoranti inseriti nella Guida Michelin 2025. Per quanto riguarda il Piemonte, accanto a grandi conferme, non ci sono molte novità: nessuna nuova stella per la zona del torinese, ad esempio, ma solo ad Asti e Pettenasco (grazie allo chef Cannavacciuolo), e anzi quest'anno si registra anche qualche perdita a livello regionale. Vediamo subito quali:
Hanno perso la stella Spazio 7, il ristorante stellato della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo chiuso all'inizio del 2024 e Il Ristorantino di Sauze di Cesana che da settembre 2024, ha comunicato che cambierà nome e tornerà nella stessa location con un nuovo locale, il Frama.0. Non l'hanno confermata neanche il Gardenia di Caluso, il Piccolo Lago, sul Lago Maggiore, che perde entrambe le stelle, la Madernassa di Guarene e il Tantris di Novara.
E ora, togliamoci l'amaro di bocca, consolandoci con le nostre "vecchie" glorie. Per trovare Torino, nell'elenco della guida, dobbiamo andare direttamente ai ristoranti con una stella.
Ristoranti con una stella a Torino
Andrea Larossa
In un'ampia sala dove non mancano sorrisi, cortesia e professionalità, ai fornelli c'è Andrea Larossa, profondo conoscitore degli ingredienti e tradizioni piemontesi, ma egualmente a suo agio in proposte più creative. I menù degustazione rispecchiano le anime della sua cucina: da quello più vicino ai classici regionali, benché in parte rivisitati, al menu più fantasioso, che abbina spunti da diverse regioni italiane a riferimenti talvolta anche internazionali. O ancora carta bianca, se preferite affidarvi alla scelta del cuoco.
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Cannavacciuolo Bistrot
A Borgo Po, vicino alla chiesa della Gran Madre, ecco la firma torinese del cuoco tristellato di Villa Crespi Cannavacciuolo. In un moltiplicarsi di salette dall'elegante gusto moderno, ai fornelli qui c'è Gabriele Bertolo, che realizza una cucina contemporanea, che raccoglie spunti da diverse tradizioni regionali, a cominciare naturalmente da quella campana, a cui aggiunge un'interpretazione personale.
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Carignano
Davide Scabin, uno dei cuochi piemontesi più celebri di sempre - ebbe anche due stelle nel suo ristorante di Rivoli - non cessa di reinventarsi e mettersi in pista con la forza e l'entusiasmo di un giovane. E lo fa in una delle cornici più prestigiose di Torino, quella dello storico Grand Hotel Sitea, con una cucina che stravolge certezze e luoghi comuni, a cominciare dall'ordine delle portate: si inizia dai sapori più intensi e proteici per alleggerirsi cammin facendo. Dalla tradizione piemontese a piatti più creativi, talvolta anche con contributi di paesi esotici, Scabin propone un lungo percorso gastronomico, articolato in un menù degustazione.
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Nomi illustri costellano questo ristorante: dalla Lavazza (il ristorante si trova nel complesso della Nuvola, dove c'è anche un museo dedicato al caffè) ad uno dei più grandi e innovatori cuochi di tutti i tempi, lo spagnolo Ferran Adrià (qui in veste di consulente) e per finire lo straordinario tocco di Federico Zanasi, ai fornelli. Originalissima sala con la celebre parete degli orologi, la scelta oscilla fra due menu degustazione: Festival e Gran Festival, ciascuno con una lunga carrellata di piatti che sovente rivisitano con fantasia i classici italiani.
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Del Cambio
Il ristorante storico per eccellenza, fiore all'occhiello del Piemonte e con pochi eguali in tutta Europa. Di origini settecentesche, nella sala Risorgimento quasi tutto risale inalterato all'Ottocento, se non esaltato da un meticoloso restauro. Lo scricchiolio del parquet, anch'esso originario, fa risuonare i passi del vostro ingresso nella storia, anche d'Italia: Cavour qui aveva il suo tavolo per guardare dalle finestre palazzo Carignano, il primo parlamento della nazione unificata. Un'altra sala più semplice e con un tocco più informale - la Pistoletto - si apre alle spalle di quella storica. Quanto alla cucina, non credetela imbalsamata: Matteo Baronetto presenta qualche immancabile piatto della tradizione regionale, ma scatena poi la sua fantasia in proposte più originali. Straordinaria carta dei vini; anche la scelta al bicchiere, in particolare di Barolo e Barbaresco, lascia entusiasti.
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Magorabin
Non lontano dalla mole, seduti al tavolo si è immersi in un'atmosfera moderna, essenziale e in penombra, dove protagonista è il cibo. E a ben vedere: Marcello Trentini è uno dei cuochi più preparati e poliedrici, non solo di Torino. Tra menù degustazione dedicati ai suoi classici e un percorso vegetariano (ma con possibilità di scegliere alla carta), la sua cucina è un colpo da maestro - o meglio, da mago - per ragionata complessità e capacità di viaggiare tra ricette e sapori piemontesi e internazionali, ad esempio asiatici. Intitolazioni semplici e di poche parole nascondono sovente grandi capolavori, talvolta con prodotti declinati in più preparazioni. L'ispettore consiglia: spaghettone burro, alici e anguilla, servito con caviale per aumentarne la sapidità, magari accompagnato da una Falanghina Cacciagalli, fresca e dalla leggera fermentazione sulle bucce.
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Piano35
Al piano terra di quello che è diventato una delle icone del paesaggio urbanistico torinese - il grattacielo Intesa San Paolo disegnato da Renzo Piano - trovate l'ingresso dedicato al ristorante. Qui verrete accompagnati all'ascensore con cui, a gran velocità, si sale a 150 metri di altezza. Immancabile visita alla terrazza panoramica prima di sedersi nella sala circondata dalla serra, la scelta gastronomica prevede percorsi degustazione dedicati alla città ed altri più creativi; questo per la versione serale e gourmet, a pranzo invece la proposta è più semplice.
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Unforgettable
A pochi passi dal santuario della Consolata, siamo in pieno centro ma, per quanto oggi sembri incredibile, questa strada un tempo segnava il confine cittadino con la campagna: suonato il campanello si entra nei suggestivi ambienti di un antico cascinale. Ma il tempo per guardare il passato finisce qui: Christian Mandura serve un lungo menù degustazione, ispirato a varie esperienze, fondamentalmente molto creativo, a tratti sperimentale. Si inizia in un salotto per il saluto della cucina, il percorso gastronomico è poi servito ad un banco, dove tutti i clienti (dieci posti in tutto) siedono uno a fianco all'altro. Nei piatti i prodotti vegetali sono protagonisti, carne e pesce il più delle volte un accompagnamento, ma chi preferisce un menu che si svolge intorno ad un unico animale può prenotare la sala Paradigma. Originale e personalizzata selezione di bevande al bicchiere (non solo vini): il sommelier Jacopo ricerca piccole realtà, a cominciare da un'ottima scelta di vermouth.
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Vintage 1997
Diversi percorsi degustazione, dal vegetariano, ora di moda, al mediterraneo, con un’ottima Chateaubriand di tonno e gel al cipollotto, oppure il Punt e mes, tipico piemontese, ma anche il Luna Park (mano libera allo chef!), indubbiamente il più divertente da prenotare tuttavia anticipatamente. La carta dei vini - sebbene non ampia - raccoglie verticali interessanti di diversi produttori langaroli e non. Ambiente classico e servizio magistralmente orchestrato dal patron.
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