Giornata Mondiale contro la violenza maschile, a Torino polemica per i due cortei vietati agli uomini
Sui social alcuni utenti si sono risentiti per le restrizioni imposte dal movimento femminista e transfemminista: "Non è forse così che alziamo barriere invece di costruire ponti?"
Ieri, 25 novembre 2024, in occasione della Giornata Mondiale contro la violenza maschile sulle donne e di genere, Non Una di Meno - Torino ha organizzato due cortei in centro città.
Due cortei a Torino
Un corteo è partito dal quartiere Aurora alle 19, l’altro da San Salvario alla stessa ora entrambi sono arrivati in Piazza Castello dopo le 20.30.
Così il movimento femminista e transfemminista su Ig:
"Sentiamo l’esigenza di riprenderci le strade della nostra città per invaderle con i nostri corpi. Il 25 novembre vogliamo che donne, froce e persone trans possano attraversare le strade della città libere, per tutte quelle a cui questo diritto è stato tolto. Con la Palestina nel cuore, perché non può esistere una liberazione delle donne senza una liberazione dei popoli oppressi dal colonialismo e dall’imperialismo in ogni parte del mondo. Solo la nostra solidarietà, unione e autorganizzazione ci può rendere sicure.
Sentiamo la necessità di costruire dal basso un'idea radicale di società dove ci sia spazio per le nostre esistenze senza paura. Vogliamo disarmare il patriarcato giorno dopo giorno, impedendo alla sua cultura di attecchire nelle scuole, nelle università, nei luoghi di lavoro, intorno a noi, e non solo in modo eufemistico, ma anche materialmente, perché è la stessa cultura violenta e nazionalista che finanzia gli armamenti, le guerre e la difesa militare in Italia e nel mondo."
Uomini esclusi
Come sottolineato nel comunicato stampa l'invito al corteo è stato rivolto solamente a "Donne, frocie e trans».Gli altri, invece, hanno avuto la possibilità di aggiungersi solo dalle 20,30 in piazza Castllo.
Una modalità che ha spaccato il mondo femminista torinese come si legge in alcuni commenti sempre su Ig, ad esempio quello di Camilla:
"Perché dobbiamo escludere gli uomini dai primi cortei? sappiamo tutti molto bene che esistono uomini etero cis femministi e altrettante donne sessiste. non è forse così che alziamo barriere invece di costruire ponti? qual è il senso di rispondere all'estremismo e alla violenza con altrettanto estremismo? non dovremmo forse lottare tutt* contro il patriarcato per abbattere dalle nostre vite questa forma mentis schifosa che ormai è insita nella società? perché ahimè è così che le destre strumentalizzano il femminismo, guardando solo le derive estreme, peccato che proprio a partire da queste vengano strumetalizzati proprio tutti gli ideali femministi che dovrebbero essere alla base di qualsiasi società.
per quanto concerne il riferimento alle donne palestinesi, non è forse vero che tutt* stanno morendo in Palestina? non è forse vero che anche le donne israeliane sono morte? come le donne e gli uomini in Ucraina o in qualsiasi altra parte del mondo? mi chiedo quindi qual è il punto di questo riferimento se stiamo manifestando contro la violenza di genere e il patriarcato?!
mi rammarica leggere questo comunicato e desidero un confronto senza attacchi ma proprio per capire le vostre intenzioni."
L’organizzazione, quindi, nel primo pomeriggio è stata costretta a diffondere un comunicato per difendere e spiegare la scelta di non includere gli uomini nella prima parte della serata.
"Scriviamo queste brevi righe per chiarire ulteriormente le modalità delle manifestazioni di questa sera a Torino chiamate dalla rete Non Una di Meno. Pensiamo che la grafica in cui vengono riportate le soggettività che speriamo attraversino le passeggiate rumorose sia quello che si debba tenere come riferimento — e quindi: le donne, le frocie e le persone trans. Non vogliamo cadere in essenzialismi, e chiamiamo tuttə a una presa di coscienza rispetto al proprio posizionamento e comprendere quale sia il proprio posto nella giornata contro la violenza maschile sulle donne e di genere. Speriamo che il comunicato chiarisca a sufficienza le ragioni politiche che spiegano la necessità di attraversare i nostri quartieri in modalità separata, non per volontà di escludere qualcuno ma per necessità di accoglimento e tutela di altre soggettività, quelle soggettività che subiscono ogni giorno la ferocia della violenza machista e patriarcale. Speriamo che si comprenda e si accolga anche il desiderio di essere insieme tutte, tuttə e tutti in piazza castello, in una lotta che vogliamo che sia comune e condivisa. Con amore e rabbia".