TORINO E PROVINCIA

Fonti rinnovabili, Coldiretti: "No all’agrivoltaico di facciata e alla speculazione"

Un fenomeno che sta facendo aumentare i prezzi dei terreni e sottrae campi agli agricoltori

Fonti rinnovabili, Coldiretti: "No all’agrivoltaico di facciata e alla speculazione"
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Continua in tutte le campagne torinesi la corsa all’accaparramento di terreni per l’installazione di centrali a pannelli fotovoltaici. Un fenomeno che sta facendo aumentare i prezzi dei terreni e sottrae campi agli agricoltori che li hanno sempre coltivati in affitto. Il rischio è che la nuova speculazione energetica trasformi i terreni agricoli in distese di pannelli che non produrranno più cibo.

L'approvazione da parte della Giunta regionale

L’approvazione da parte della Giunta regionale del Piemonte della delibera che fornisce “Indicazioni sull’installazione di impianti fotovoltaici nelle aree agricole di elevato interesse agronomico” detta la nuove regole per la diffusione dell’agrivoltaico ma occorre prestare grande attenzione a non consumare suolo agricolo e perderlo per sempre.

«La delibera regionale sui campi fotovoltaici – osserva il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici – continua a salvaguardare i terreni più produttivi (in I e II classe di fertilità) e aggiunge nelle “aree agricole di elevato interesse agronomico” potranno essere installati esclusivamente impianti di tipo agrivoltaico. Tra le aree agricole di elevato interesse agronomico rientrano le aree appartenenti agli areali individuati dai disciplinari delle produzioni agricole vegetali a Denominazione di Origine Protetta (D.O.P.), ad Indicazione Geografica Protetta (I.G.P.), a Denominazione di Origine Controllata (D.O.C.) e Garantita (D.O.C.G.); i terreni agricoli e naturali ricadenti nella prima e seconda classe di capacità d’uso del suolo costituiti dai territori riconosciuti come appartenenti alla I e II classe nella “Carta della capacità d’uso dei suoli del Piemonte”. Ma la delibera esprime anche il “principio di continuità” della produzione agricola cioè il mantenimento di almeno il 70% del valore della produzione agricola negli ultimi cinque anni produttivi. Dobbiamo, quindi, vigilare che la produzione agricola nei campi fotovoltaici sia effettivamente mantenuta e che non sia utilizzata solo come stratagemma di facciata per mascherare la vera ragione per cui stiamo assistendo alla corsa all’acquisto dei terreni per realizzare centrali fotovoltaiche: la speculazione energetica attirata dagli incentivi».

L'associazione fa inoltre sapere:

"Coldiretti Torino non accetterà che le nostre produzioni alimentari di eccellenza e quelle di cui c’è grande carenza nei mercati mondiali come mais e grano siano sacrificate per fare posto a coltivazioni inesistenti. «Sotto i pannelli si dovrà fare agricoltura vera, produttiva e redditizia. Non vogliamo vedere distese di impianti dove la “parte agricola” sia giustificata da produzioni che esistono solo sulla carta. L’agrivoltaico non deve farci perdere nemmeno un ettaro di coltivazioni vere"

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