TORINO E PROVINCIA

Disturbi alimentari nelle future mamme aumentano il rischio di problemi respiratori infantili

Fino ad oggi la ricerca scientifica sugli effetti della salute mentale materna sulla salute respiratoria dei bambini si è concentrata prevalentemente su depressione

Disturbi alimentari nelle future mamme aumentano il rischio di problemi respiratori infantili

Una nuova ricerca appena pubblicata sulla rivista Thorax ha esaminato le associazioni tra disturbi del comportamento alimentare materni ed esiti respiratori nella prole. Allo studio ha partecipato la coorte NINFEA, il cui progetto ventennale è condotto in collaborazione tra la Città della Salute e della Scienza di Torino e l’Università di Torino

Fino ad oggi la ricerca scientifica sugli effetti della salute mentale materna sulla salute respiratoria dei bambini si è concentrata prevalentemente su depressione, ansia e stress in senso lato, con prove limitate su condizioni meno comuni come i disturbi del comportamento alimentare (DCA).

Sebbene la depressione e l’ansia materne siano state associate a esiti respiratori avversi nell’infanzia, il possibile ruolo dei DCA rimane poco chiaro. Per questo lo studio Maternal eating disorders and respiratory outcomes in childhood: findings from the EU Child Cohort Network, pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale Thorax, ha analizzato se i disturbi alimentari nelle madri possano influenzare la salute respiratoria dei bambini considerando i sottotipi di DCA, i periodi in cui si manifestano e l’eventuale presenza contemporanea di depressione o ansia. Sono stati analizzati i dati di 131.495 coppie madre-figlio in sette coorti dell’EU Child Cohort Network. Alla ricerca ha partecipato il progetto NINFEA, la più grande coorte italiana arruolata tramite Internet che raccoglie dal 2005 dati su più di 7000 coppie di mamme e bambini sull’intero territorio italiano.

Lo studio

La prevalenza dei disturbi alimentari materni prima della gravidanza variava da quasi l’1% al 17% nelle sette coorti, mentre la prevalenza di depressione/ansia coesistente tra le donne con disturbi alimentari variava dall’11% al 75%. La prevalenza del respiro sibilante in età prescolare variava dal 21% a quasi il 50%, mentre quella dell’asma in età scolare variava da poco più del 2% a quasi il 17,5%, riflettendo le differenze tra le popolazioni incluse nello studio.

Un disturbo alimentare prima della gravidanza è stato associato a un rischio complessivo aumentato del 25% di respiro sibilante in età prescolare, sebbene questo variasse considerevolmente da una coorte all’altra. È stato inoltre osservato un rischio aumentato del 26% di asma in età scolare, un risultato che risultava molto più coerente tra le coorti. Questi rischi aumentati si sono solo leggermente attenuati dopo aver escluso le madri affette da depressione o ansia. Associazioni simili con l’asma in età scolare sono state riscontrate per anoressia nervosa e bulimia nervosa, mentre il respiro sibilante in età prescolare è stato associato solo alla bulimia nervosa. Sebbene le associazioni osservate differissero leggermente nei diversi periodi di esposizione (prima, durante o dopo la gravidanza) non è emersa una finestra temporale distinta di suscettibilità.

Trattandosi di uno studio osservazionale, non è possibile trarre conclusioni definitive sul rapporto di causa ed effetto. Inoltre, la prevalenza di disturbi alimentari materni e dei problemi respiratori nei bambini varia ampiamente tra le coorti.

“Sebbene questo possa rendere alcuni dei risultati meno comparabili, la direzione e l’entità delle associazioni sono risultate relativamente stabili in tutte le analisi”, spiega Maja Popovic, docente e ricercatrice del Dipartimento di Scienze Mediche dell’Università di Torino e prima autrice della pubblicazione, che aggiunge: “i meccanismi alla base delle associazioni tra salute mentale materna ed esiti respiratori infantili rimangono poco chiari.”

Secondo i ricercatori, diversi fattori potrebbero spiegare il legame tra disturbi alimentari materni e salute respiratoria nei bambini. Lo stress e gli squilibri ormonali associati alla salute mentale della madre possono interferire con lo sviluppo dei polmoni e del sistema immunitario del feto. I disturbi alimentari, inoltre, sono spesso associati a complicazioni della gravidanza ed esiti perinatali avversi, come crescita fetale ridotta, prematurità e basso peso alla nascita, tutte condizioni che possono compromettere la salute respiratoria del bambino. È possibile, infine, che disturbi mentali e asma condividano alterazioni immunitarie e infiammatori, suggerendo una base genetica condivisa che possa contribuire a entrambe le condizioni.

I dati italiani

Questo progetto si inserisce nel solco delle ricerche già condotte nella coorte NINFEA che da anni indaga l’impatto della salute mentale materna sugli esiti di salute dei figli. Un precedente studio, il pilota di questo lavoro, aveva suggerito un possibile legame tra disturbi del comportamento alimentare materni e respiro sibilante nei neonati, soprattutto quando il disturbo alimentare si manifestava durante la gravidanza. Poiché tali risultati non erano stati ancora replicati né approfonditi in relazione ad altri esiti respiratori in età scolare, l’attuale progetto è stato avviato per replicarli in diverse popolazioni e contesti differenti.

La coorte italiana NINFEA ha contribuito a questo studio con più di 5000 coppie madre-bambino, tra le quali circa il 2% delle madri ha riportato una diagnosi medica di anoressia nervosa o bulimia nervosa. Circa il 22% dei bambini ha presentato respiro sibilante nel primo anno di vita e circa il 2% aveva asma all’età di 7 anni. Le stime di associazione osservate in NINFEA sono risultate coerenti con quelle delle altre coorti coinvolte nello studio.

Alla luce dei risultati, lo studio sottolinea la necessità di garantire un’assistenza mirata alle donne con disturbi alimentari, non solo durante la gravidanza ma anche nel periodo successivo, così da tutelare anche la salute respiratoria dei loro bambini. Per i clinici, questo significa adottare un approccio realmente olistico al benessere materno, che includa non solo la salute fisica, ma anche quella psicologica e nutrizionale. Una maggiore consapevolezza di questi possibili effetti può aiutare a promuovere un’assistenza più integrata per le madri che convivono, o hanno convissuto, con un disturbo alimentare.