Contenimento piccioni a Torino, gli animalisti scendono in piazza: "Metodi troppo cruenti"
Il piano prevede che ai piccioni si possa torcere l'osso del collo
Colombo non ti temo, anzi ti difendo. In Piazza Castello, a Torino, il 7 dicembre 2024 è prevista una manifestazione contro il piano di caccia dei grigi pennuti della Città Metropolitana.
Le associazioni animaliste contro i metodi cruenti del Comune
Piano particolarmente apprezzato da Coldiretti Torino, la quale da tempo chiedeva un piano per il contenimento di questa specie che oltre portare malattie, devastare i monumenti, rovinano anche i raccolti con danni stimati intorno ai 5 milioni di euro.
A non essere d'accordo sono invece le associazioni Lav, Oipa, Sos Gaia, Enpa, Pan e Pro Natura Torino, tutte facenti parte del Tavolo Animali & Ambiente, che hanno presentato ricorso.
Queste le ragioni delle associazioni assistite dallo studio legale Fenoglio-Callegari:
Il piano prevede che nella città di Torino i piccioni vengano catturati per mezzo di gabbie trappola e successivamente uccisi per "traslocazione cervicale o altri metodi eutanasici", mentre in campagna potranno addirittura essere impallinati. Questi metodi tanto violenti e crudeli ed è sconcertante che il Consiglio Metropolitano di Torino, in particolare la dirigente Elena Di Bella ed il dipartimento di tutela della fauna, non siano in grado di adottare soluzioni alternative efficaci ed etiche per evitare il sovrannumero dei colombi ed il loro massacro.
Il Tar però, a giugno aveva respinto il ricorso e dichiarato legittimo il piano di contenimento del colombo.
Falchi contro i colombi
Eppure, una soluzione naturale esisterebbe ed è già stata sperimentata non lontano da Torino, a Moncalieri e ad Aglié. Qui i Comuni in anni passati, anche l'anno scorso, si sono dotati di falconieri sfruttando il naturale timore dei piccioni per i predatori come avviene in natura.
La falconeria per allontanamento volatili, rappresenterebbe una soluzione non violenta già utilizzata in aeroporti, grandi città, nei luoghi di comunità dove la presenza dei piccioni è un problema. Inoltre, l’impiego dei falchi permette di risparmiare in uomini, risorse e mezzi per azioni di pulizia, tutela e ripristino.
Insomma, la domanda è una sola: perché a Torino si è scelto un piano che prevede i metodi contestati dagli animalisti e non altri? E' quello che il 7 dicembre chiederanno a gran voce le associazioni scese in piazza.