Come nascono gli alberi in Piemonte? Il nostro reportage nel vivaio di Fenestrelle
In Piemonte sono presenti solo più tre vivai regionali
Negli ultimi anni, complice il cambiamento climatico, è cresciuta la richiesta di nuove piante da parte di associazioni e enti pubblici per utilizzarle come strumento di lotta alle isole di calore, per sottrarre dall'atmosfera le polveri sottili e la Co2 responsabile del surriscaldamento globale.
Una necessità che però va di pari passo con le normali attività di protezione della biodiversità e di tutela delle fasce boscate presenti nella nostra regione che spesso vengono "minacciate" dagli incendi e ora anche dal surriscaldamento globale che sta accentuando la proliferazione di alcune malattie.
Come nascono gli alberi?
Di Ottavio Currà
In molti vi sarete chiesti: "Come nascono, come vengono riprodotti i nuovi alberi che vediamo nelle città o sulle creste alpine? In Piemonte c'erano ben 10 vivai. Ora ne esistono solo tre: Fenestrelle, Chiusa Pesio (Cuneo) e Albano Vercellese (Vercelli).
Il primo è specializzato nella produzione di alberi di alta montagna come i pini, abeti, cipressi, cedri dell'Himalaya, pino silvestre. Il secondo è incentrato nella riproduzione di piante inoculate e micorrizate con tartufo nero e tartufo estivo, oltre a talee radicate di pioppi e salici ottenuti da piante madri produttrici di tartufo bianco pregiato. Il terzo punta le attività sullo sviluppo di nuovi "alberi e arbusti di pianura" come tigli, aceri campestri, pioppi, aceri montani.
Un po' di storia...
L'area di Fenestrelle è diventata un vivaio quando, nel 1900, Joly allora giovane brigadiere appassionato di tutto ciò che vedeva di bello per il suo paese, si fece promotore di un piccolo allevamento di piantine di larice e di pino. Quell'anno gettò un pungo di semi nostrani in un terreno adatto e molti di essi germogliarono che, con le opportune cure e sotto l'azione benefica del sole e dell'acqua, ebbero un notevole sviluppo segnando per sempre la strada del vivaismo tra le vette alpine di questa parte di Piemonte. Questo primo esperimento riempì d'entusiamo il solerte brigadiere che, allargate convenientemente le aree delle sue coltivazioni, riuscì a produrre ben 30mila piantine all'anno ed in seguito toccò la vetta dei 60mila, che poi spedì per lungo tempo nelle varie località dove c'era le richieste.
L'INTERVISTA
Noi di Prima Torino, abbiamo visitato il vivaio di Fenestrelle e abbiamo intervistato due Roberta Ronchail e Paolo Nota che si occupano della produzione delle piante:
- Quanti alberi producete in un anno?
"Qui arriviamo a produrre anche 500 mila alberi e arbusti anche se le capacità di produzione sono maggiori se solo avessimo più personale. Qui noi siamo pochi e spesso ci dividiamo i compiti tra chi va a prendere i semi in alcuni momenti dell'anno e altri che rimangono nel vivaio a lavorare, pulire le piantine, sbrogliare la parte burocratica che è aumentata nel tempo".
2. Che tipo di piante producete? E dove raccogliete i semi?
"I semi si possono raccogliere solo in boschi certificati. C'è un protocollo che indica cosa e dove. Qui (fa sapere Paolo) produciamo alberi di montagna che non soffrono i climi torridi della Pianura Padana quindi, ad esempio, pini (Mugo, Cembro), abeti (bianco, rosso). La Regione Piemonte vuole specie autoctone perciò lavoriamo nell'ottica delle direttive che ci vengono imposte".
3. Qual è la fase più complicata per una pianta che nasce da seme o da talea?
"La fase più complicata principalmente è la germinazione. Noi seminiamo in pieno campo (circa 3 ettari) e puntiamo molto su questa pratica perchè le piante quando poi crescono sono più sane, rispetto alle talee che hanno una capacità diversa di sopravvivenza. Sottolineo che alcuni semi sono difficili da far germinare e questo sicuramente rende più complicato il nostro lavoro, ma non impossibile. Qui tutte le piante prodotte (gli fa eco Roberta) vengono certificate come prevede la normalitva europea. Ogni pianta ha il suo passaporto".
4. Quanto sta incidendo il cambiamento climatico?
"Parecchio. Qui abbiamo (meno che in pianura) ondate di calore che mettono spesso in difficoltà, creano degli squilibri durante la crescita delle piante anche in quest'area di alta montagna".
5. E' difficile rispondere alle attuati e maggiori richieste di alberi?
"Beh, un po' si...soprattutto, come dicevamo, per via della carenza di personale. Poi dobbiamo tenere sempre conto dei tempi della natura che non sono corti come uno può pensare".
6. Quindi la prima cosa da fare per assolvere alle richieste è?
"Assumere prima di tutto personale che ci permetterebbe, ad esempio, di raccogliere più semi e ampliare la superficie coltivata sia qui che negli altri due vivai. Poi non basta solo questo. Le piante, ci tengo a sottolinearlo, vanno coccolate, accudite, trasformate mano a mano che crescono. Il passaggio dalla terra all'alveolo/vaso richiede tempo e soprattutto manodopera".
7. Che tipo di attrezzatura avete qui?
"E' il vivaio più semplice. Abbiamo pochissima meccanizzazione rispetto agli altri due vivai. Qui c'è il problema del vento e della neve".
8. Le piante come veniva date negli anni passati?
"Fino al 2012 (spiega Roberta) venivano date gratuitamente. Bastava fare domanda con la carta intestata alla Regione e la marca da bollo. Venivano prese sia dagli enti che dai privati per riforestare anche giardini dei condomini. La carenza di personale oggi impone scelte diverse. Da 13 persone siamo passati a 8".
9. Il vostro vivaio è aperto tutto l'anno?
"Da marzo a novembre. Poi resta chiuso da novembre a marzo dell'anno successivo per via della stagione fredda".
Le piante prodotte dai vivai forestali regionali si possono acquistare direttamente presso i vivai stessi, o inviando una richiesta alla struttura interessata o via e-mail: vivai@regione.piemonte.it
FOTO DI OTTAVIO CURRA' VIVAIO FENESTRELLE
FOTO DI OTTAVIO CURRA' VIVAIO FENESTRELLE
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FOTO DI FOTO DI OTTAVIO CURRA' VIVAIO FENESTRELLECURRAVIVAIO FENESTRELLE
FOTO DI OTTAVIO CURRA' VIVAIO FENESTRELLE
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