Code di immigrati davanti alla questura di Torino, per ore che diventano giorni, al freddo, ci sono anche bambini
Da oggi in arrivo wc chimici e tensostrutture, ma CGL Torino attacca: "E' un primo risultato, ma non basta"
Ore che diventano giorni da passare in coda per sbrigare pratiche legate ai permessi di soggiorno. Da una parte gli immigrati, dall'altra una macchina burocratica, quella dell'ufficio immigrazione della questura di Torino, che va a rilento.
In fila al gelo per giorni
L'ufficio si trova in corso Verona, vicino al cimitero monumentale e a nord del quartiere Vanchiglia ed è aperto al pubblico dal lunedì al venerdì con diversi orari, ma lo sportello per prendere appuntamento e presentarsi in un secondo momento per procedere con la propria pratica è aperto solo il martedì e il giovedì dalle 14 alle 17.
Il risultato sono lunghissime code di persone costrette a stare in fila per giorni e giorni. A dare loro una mano la Croce Rossa che distribuisce bevande calde e plaid. In mezzo ci sono anche tanti bambini al freddo.
La denuncia di Cgil Torino
A sottolineare la gravità della situazione la Cgil Torino che oltre a documentare con post e video la situazione degli immigrati in una lunga nota scrive:
"Molti sono in coda da sabato scorso, dormono sul marciapiede, su cartoni fradici, riparati da teli di plastica, alcuni si sono attrezzati con tende da campeggio, sono donne e uomini, hanno dai 20 ai 60 anni: davanti alla Questura di corso Verona, da qualche settimana, c’è un presidio 24 ore su 24 di migranti che tentano di ottenere un biglietto per una prenotazione per poter rinnovare il proprio permesso di soggiorno. È una situazione intollerabile"
Struttura parzialmente inagibile
Le condizioni atmosferiche rendono questa situazione un problema oltre che umanitario, di salute e salubrità pubbliche, le cui responsabilità ricadono direttamente sul Governo locale, in particolare su Prefettura e Comune di Torino, e sulla Questura, che non ha ancora individuato una soluzione credibile per questa ignobile situazione.
Eppure, il problema delle code di persone migranti fuori dalla questura di Torino non è affatto nuovo, come non lo è in altre città. Negli ultimi mesi l’amministrazione e la questura si sono prese in carico la questione.
La questura ha fatto sapere che la situazione è dovuta ad una riduzione della capacità ricettiva dell’edificio, che nel 2022 è stato dichiarato parzialmente inagibile e non adatto ad accogliere le persone al suo interno.
Da oggi WC chimici e strutture
Oggi, 22 gennaio 2024, dopo settimane di protesta messe in atto dalla CGIL, Prefettura, Comune ed Esercito sono intervenuti.
Attesi per questo pomeriggio WC chimici e tensostrutture che possano offrire riparo e condizioni decorose alle persone in fila.
Soluzioni temporanee che fanno seguito a quelle già individuate della Protezione Civile e della Croce Rossa e che saranno messe in atto in modo strutturato a partire da questa sera, come dichiarato dal Comune di Torino.
Così Federico Bellono, Segretario Generale CGIL Torino, ed Elena Ferro, Segreteria CGIL Torino:
"Quello di oggi è un primo risultato positivo che non risolve però la questione in modo definitivo, come invece chiediamo da tempo. Serve lavorare per individuarla e fornire chiare risposte circa le soluzioni che apprendiamo dai giornali, soprattutto in merito al personale che manca, alle aperture di nuovi sportelli presso i commissariati, alla disponibilità di una sede definitiva, nonché al tema delle prenotazioni online, già operative in altri Uffici Immigrazione. Porteremo questi temi il prossimo 29 gennaio al Tavolo della Prefettura che ha convocato, su richiesta sindacale, il Comitato Territoriale per l’immigrazione: in quella sede chiederemo di risolvere i temi strutturali che richiedono interventi immediati.
La situazione può essere più o meno critica, a seconda delle condizioni meteo e della stagione, ma al fine di cambiare marcia è necessario individuare una nuova struttura, aumentare l’organico e modificare le procedure di accesso agli uffici. Valuteremo i fatti che seguiranno alle promesse di queste ore, perché nessuno più di noi è interessato a risolvere un problema che riguarda tante persone, per la maggior parte lavoratori, che di quei documenti hanno bisogno innanzitutto per poter lavorare."