Condizioni disumane

Il carcere di Torino travolto dallo scandalo dei detenuti psichiatrici

A qualcuno verrà in mente un famosissimo film con Jack Nicholson, "Il nido del cuculo". Invece è la tremenda realtà dei fatti descritta dalla blogger Susanna Marietti.

Il carcere di Torino travolto dallo scandalo dei detenuti psichiatrici
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Il carcere di Torino travolto dalle polemiche: è scandalo sui detenuti psichiatrici e sulle condizioni in cui vengono tenuti nel famigerato Reparto Sestante. Un interessante reportage del Fatto Quotidiano ha messo in evidenza la situazione al limite della legalità in cui vengono rinchiusi e tenuti i galeotti. Roba da pelle d'oca, senza esagerare. C'è chi ha azzardato un paragone con il manicomio del "Nido del cuculo" (famosissimo film con Jack Nicholson). Paralleli cinefili a parte, quanto emerso fa davvero rabbrividire. Ecco alcuni passaggi del report di Susanna Marietti che ha convinto la direzione carceraria ad avviare un'ispezione formale.

"La sezione, chiamata Sestante, funge da articolazione psichiatrica dell’istituto. Mi auguro che qualche giornalista legga quello che sto per raccontare e che decida di andare là dentro a vedere. (...) Tutti noi ci indigniamo in massa e pretendiamo che queste cose non succedano mai più, che quel reparto venga chiuso: non domani, non tra una settimana, non tra mese ma immediatamente".

Inizia poi la descrizione, per stomaci forti:

"Al Sestante si trovano circa venti celle, dieci su ogni lato del corridoio. In ciascuna è reclusa una singola persona detenuta. La cella è piccola, sporca, completamente vuota. Al centro vi è un letto in metallo scrostato e attaccato al pavimento con i chiodi. Sopra è buttato un materasso fetido, a volte con qualche coperta a volte no. Non c'è una sedia né un tavolino, solo un piccolo cilindro di pietra dove ci si può sedere in posizione scomoda. L’intera giornata viene trascorsa chiusi là dentro, senza nulla da fare e senza nessuno con cui parlare. (...) Mi vergogno a pensare che trattiamo le persone in questo modo. Non so di chi sia la colpa. La direttrice del carcere ha detto che lei ha la coscienza a posto perché ha scritto varie lettere a tal proposito: attende interventi".

C'è poi la vita di chi è stato visto là dentro, con alcuni esempi concreti portati dalla Marietti: pazienti inebetiti sotto psicofarmaci, chi parla con i muri, chi piange e supplica interventi, chi chiede la riparazione del water che non scarica da giorni... Sempre il Fatto Quotidiano:

"Oltre allo stato delle celle, c’è la vita degli arrestati. Nel Sestante a novembre 2019 si è suicidato un uomo, R.D., in carcere per aver ucciso la moglie. Si era impiccato coi pantaloni del pigiama mentre gli agenti che dovevano vigilare su di lui guardavano una partita in tivù. Sempre qui, tra il 2019 e il 2021, è stato rinchiuso M., giovane che dopo aver tentato il suicidio era stato messo in una cella liscia, priva di mobili e senza oggetti. Non solo. Non aveva neanche l’acqua e ha vissuto a lungo con la luce sempre accesa, anche di notte. M. trascorre nove mesi nella sezione di osservazione psichiatrica, in cui la permanenza massima prevista dalla legge è invece di trenta giorni”.

Insomma, una situazione che dovrebbe muovere ad interventi immediati, ciò che la direzione carceraria ha già assicurato di voler fare. Ottimo dunque questo servizio giornalistico del Fatto Quotidiano sullo scandalo che sta coinvolgendo il carcere di Torino per quanto riguarda i detenuti psichiatrici.

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