Torino

Cara vecchia cabina telefonica, forse non ci mancherai ma di sicuro non ti dimenticheremo

Daniel Cannati, sindaco di Beinasco, si è chiesto che fine faranno le vecchie cabine e così anche noi di Prima Torino

Cara vecchia cabina telefonica, forse non ci mancherai ma di sicuro non ti dimenticheremo
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Durante le mie prime escursioni in centro a Torino, vi parlo di un periodo tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000, c’era in via Roma un luogo da dove potevo chiamare i miei genitori e avvisarli su quando pensavo che avrei preso il bus per tornare a casa.

Cara vecchia cabina telefonica, forse non ci mancherai

di Silvia Venezia

Era un locale con alcune postazioni di telefoni Telecom, in pratica tante cabine telefoniche riunite in unica “piazza”, ma al chiuso.

L’alternativa era cercarla in giro, la cabina. Non che fosse difficile visto che tutti, credo, sapevamo dove fossero dislocate nelle zone che normalmente frequentavamo.

Trovarla, a Torino così come in ogni luogo d’Italia, significava riconnettermi coi miei durante quelle prime avventure il sabato pomeriggio in centro e con i nonni quando ero in vacanza.

Bastava avere la scheda telefonica o i gettoni (e come dimenticare l'ansia se poi i gettoni non bastavano e la comunicazione si interrompeva sul più bello...).

La casa-cabina del 1995

Tra i miei ricordi legati alle cabine telefoniche c'è anche una pubblicità del 1995 con una cabina telefonica arredata come una mini-casa, l’idea mi aveva talmente stuzzicato (all’epoca ero una bambina) da pensare che, essendo piccola, avrei potuto tranquillamente viverci dentro. L’idea di fondo per me era vincente: un luogo da cui puoi sentire le voci di chi ami non diventa già di per sé, almeno per qualche minuto, accogliente come una casa?

In realtà con l’arrivo dell’adolescenza e di un bel Nokia 3310 quelle scatole bianche e rosse e poi trasparenti nella loro versione più moderna mi sono sembrate sempre più vintage e anacronistiche. Con il tempo non le avrei neanche più notate. Per me come per tutti, si trattava di oggetti in disuso associati ad un’idea di degrado urbano. Fino a quando nel vederne una ergersi fiera davanti ad una casa che avevo affittato in un paesino di campagna per le vacanze, ho iniziato a chiedermi: ma che fine hanno fatto tutte le altre?

Il post del sindaco di Beinasco, Daniel Cannati

Ebbene, l’altro giorno mi sono imbattuta in un post del sindaco di Beinasco, Daniel Cannati, e ho avuto la risposta che cercavo: qualcuna c’è ancora, ma stanno per sparire tutte.

E allora ecco la “montata di nostalgia”, i ricordi sbiaditi di quei “guarda ho finito i gettoni” (che poi è molto più romantico del dire “scusa non ho più dati sul cellulare”).

Ciao, o meglio addio, care vecchie cabine

Ciao, vecchie cabine della Telecom, forse sparirete tutte, forse resterete nelle caserme, negli ospedali e nelle carceri, almeno così dice qualcuno. Forse qualcuna di voi verrà veramente trasformata nel monumento di un passato che in fin dei conti è solo di ieri (vallo però a spiegare ad un bambino che non ha mai visto un telefono con i tasti).

Per alcune di voi il destino ha scelto altro: salvate i libri dal macero e contribuite ad una bellissima invenzione: il book crossing.

Non delle casette, quindi, come immaginavo da bambina, ma ancora meglio: delle mini biblioteche. Un esempio ce l'ho proprio nel quartiere della mia infanzia, in Piazza Peyron a Torino, dove quotidianamente le persone meno abbienti entrano nella vecchia cabina della Telecom e vanno a scegliersi un libro da leggere.

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Ma poi, qualsiasi sia il vostro destino, di sicuro non sparirete dai ricordi di chi, da dentro la vostra pancia,  imbrattata dalle vernici, magari fuori servizio, o con una gomma da masticare sul tasto del 4, ha contrattato, cornetta in mano e ansia nello stomaco, con i genitori sull’orario di ritorno a casa, credo di aver capito (anche dai commenti al post di Daniel Cannati) che non siamo in pochi.

 

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