Al Circolo Risorgimento la prima panchina gialla di Torino per Giulio Regeni
Verrà inaugurata il 13 dicembre (ore 19) alla presenza dei genitori di Giulio, Paola e Claudio e dell’avvocata Alessandra Ballerini
Le panchine gialle sono nate per sensibilizzare sul tema dei diritti umani e per ricordare Giulio Regeni e continuare a chiedere verità e giustizia per il ricercatore friulano sequestrato, torturato e ucciso al Cairo nel 2016.
A Torino una panchina gialla dipinta dai bimbi
Per iniziativa delle realtà che animano il Circolo Risorgimento di via Poggio 16, storico circolo Arci di Torino nato nel 1945 in Barriera di Milano, anche Torino si prepara a inaugurare la sua prima panchina gialla dipinta dai bambini e dalle bambine del Circolo.
L'inaugurazione è prevista domani, mercoledì 13 dicembre, alle 19 alla presenza dei genitori di Giulio Regeni, Paola Deffendi e Claudio Regeni, e dell’avvocata Alessandra Ballerini.
A seguire, è prevista la presentazione dei libri "Giulio fa cose", edito da Feltrinelli, scritto da Paola Deffendi, Claudio Regeni e Alessandra Ballerini, e di "La vita ti sia lieve. Storie di migranti e altri esclusi", pubblicato da Zolfo Editore quest'anno da Ballerini. Due libri che si intrecciano non solo per le loro firme, ma anche per le storie che chiedono una riflessione sui diritti umani e la loro violazione.
Chi era Giulio Regeni
Giulio Regeni (15 gennaio 1988) era un dottorando italiano dell'Università di Cambridge rapito a Il Cairo il 25 gennaio 2016, giorno del quinto anniversario delle proteste di piazza Tahrir, e ritrovato senza vita il 3 febbraio successivo nelle vicinanze di una prigione dei servizi segreti egiziani.
Il corpo presentava evidenti segni di tortura, in particolare, sulla pelle erano state incise, con oggetti affilati, alcune lettere dell'alfabeto, e tale pratica di tortura era stata ampiamente documentata come tratto distintivo della polizia egiziana; queste evidenze hanno messo subito sotto accusa il regime di al-Sisi.
L'uccisione di Giulio Regeni ha dato vita in tutto il mondo, e soprattutto in Italia, a un acceso dibattito politico sul coinvolgimento nella vicenda e nei depistaggi successivi, attraverso uno dei suoi servizi di sicurezza, dello stesso governo egiziano. Tali sospetti hanno costituito motivo di forti tensioni diplomatiche con l'Egitto. Secondo il Parlamento europeo, l'omicidio di Giulio Regeni non è un evento isolato, ma si colloca in un contesto di torture, morti in carcere e sparizioni forzate avvenute in tutto l'Egitto negli ultimi anni.