L'aspirante giornalista torinese filoputiniano Amedeo Avondet, accusato di essere una spia russa
Il 23enne intervistato nel corso della trasmissione "L'aria che tira" ha dovuto rispondere circa il suo rapporto con i servizi segreti russi
Sul profilo Ig del torinese Amedeo Avondet, 23 anni, studente universitario di Giurisprudenza, c'è spazio per tutte le sue passioni: la Russia, il giornalismo e la politica.
In alcuni video il giovane non fa mistero di avere una vera propria venerazione per i valori della società russa: la famiglia e l'amicizia in primis, anche le ragazze russe rispecchiano i suoi ideali, essendo molto "serie", d'altra parte tutti si sposano molto giovani "io qui sono già vecchio"aggiunge tradendo un mezzo sorriso in uno dei suoi reel per Instagram.
Un bel posto la Russia, dai racconti di Amedeo, e non potrebbe essere altrimenti: visto che il 23enne è considerato uno dei portavoce della propaganda russa non solo in Italia, ma anche in Europa.
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La passione per la Russia nata con Judo
Una passione nata quando bambino ha iniziato a praticare Judo (Putin all'epoca era Presidente della Federazione Internazionale di Judo) e che si è rafforzata da adolescente (Avondet ha studiato al liceo Valsalice di Torino) con il videogioco Il-2 Sturmovik e le simulazioni di volo sugli aerei sovietici della Seconda Guerra Mondiale. Naturalmente crescendo il giovane russofilo torinese ha sviluppato una vera e propria ammirazione per Putin, "all'Italia servirebbe uno come lui"avrebbe affermato più volte.
Lo scoop che lo lega ai servizi segreti
Insomma, Putin a parte, almeno qui da noi in Italia, il giovane Amedeo, se si limitasse a dire che le ragazze russe sono serie e ci si sposa molto prima, potrebbe dire e scrivere cosa vorrebbe, essendo un aspirante giornalista, il problema è che il suo nome dal 13 febbraio 2024 è legato allo scoop mondiale sull’omicidio del disertore russo Maxim Kuzminov, intitolato "I traditori non vivono a lungo". Il sito online filoputiniano Il Corrispondente (oggi non raggiungibile), con il quale collabora, ha infatti rivelato per primo l’identità della vittima, trovata senza vita in Spagna, alimentando le voci sui presunti legami tra il 23enne torinese e l’intelligence russa.
Messo alle strette nel corso della trasmissione di La7, L'Aria che tira, circa i suoi rapporti con i servizi segreti, Avondet ha negato di farne parte.
Marco Mancini (ex responsabile Servizi segreti) ospite della trasmissione di David Parenzo ha incalzato a lungo il 23enne con domande dirette:
"Nella dinamica che lei ha raccontato, ovvero l'omicidio di quell'ufficiale russo che ha disertato, quell'uomo è un traditore o uno che cercava la libertà?"
"Un traditore, ecco perché ritengo che meritasse di morire" ha risposto Avondet ammettendo di condividere i metodi e le idee politiche dei servizi segreti.
Per quanto riguarda la collaborazione con il sito filoputiniano, il 23enne ha dichiarato di non aver scritto l'articolo, di non sapere chi sia il direttore del sito e dove sia la sede, ed ha infine affermato che i collaboratori (che non si conoscono tra loro per garantire l'anonimato) vengono contattati via telegram.
Insomma, un'esperienza decisamente fuori dal normale per lui che non ha ancora un tesserino da giornalista (almeno non in Italia), ma ha incominciato a scrivere da giovanissimo al settimanale diocesano La Voce e il Tempo, per poi passare a giornali locali e nazionali, in Italia e in Russia, Avondet ha anche lavorato come corrispondente di guerra alla Brigata Forze Speciali del ministero della Difesa russo che lo ha spedito persino in Donbass.
Il giovane risponde al turbinio di domande sulla sua collaborazione con Il Corrispondente e sulla natura del sito, non si sottrae a quelle che cercano legami con in servizi segreti russi, non può rispondere però alla più semplice che gli rivolgono dagli studi di La7: dove si trova?
Al momento dell'intervista è a Mosca, ma non può aggiungere dettagli, troppa la paura che gli ucraini lo possano intercettare e uccidere.