Lanciò Fatima dal balcone per dispetto, chiesto anche in Appello l'ergastolo per Mohssine Azhar
Il giorno dell'omicidio, al mattino, Azhar era stato condannato a otto mesi in un processo per droga
Nella giornata di mercoledì 21 febbraio 2024, è stato chiesto l'ergastolo in Appello, per Mohssine Azhar, il 36enne marocchino che il 13 gennaio 2022 gettò, per dispetto dopo un litigio con la madre Lucia Chinelli, dal quinto piano del ballatoio di via Milano a Torino, Fatima, di appena tre anni.
Il processo d'appello
Come dicevamo, nel processo d'Appello l'accusa ha chiesto di confermare l'ergastolo con l'aggiunta delle "aggravanti dei futili motivi". Il presunto assassino ha sempre sostenuto che la piccola fosse caduta mentre giocava sul balcone, che gli era scivolata dalle braccia. Una tesi che però non è stata confermata sia dalle perizie della Procura di Torino che dalle testimonianze. Nelle prime fasi delle indagini, per la pm Valentina Sellaroli, l'uomo quella tragica sera, sarebbe stato particolarmente alterato da un mix di alcol e droga.
Le testimonianze dei poliziotti
Ad essere ascoltati come primi testimoni di questa orribile vicenda sono stati i poliziotti giunti in via Milano subito dopo la chiamata in centrale. Il quadro che era emerso dai loro racconti è stato subito molto complicato: al loro arrivo l'uomo infatti era completamente fuori controllo e invece di preoccuparsi delle condizioni della bimba aveva continuato a discutere con la madre.
La descrizione di Mohssine
Come riporta la TGR, durante la seduta, l'accusa ha citato le dichiarazioni della prima compagna di Mohssine, che lo descrive come un uomo violento. La donna era finita in ospedale una volta con 7 denti rotti, un'altra con il bacino fracassato.
Le difese iniziali di Lucia Chinelli
La madre in un primo momento aveva affermato di non aver visto nulla per poi cambiare versione e raccontare agli inquirenti che sì, la figlia era caduta giù "come un pallone".
I primi dubbi sulla versione dell'imputato erano stati sollevati dall'autopsia effettuata sul corpo della bimba, un dettaglio in particolare sembrava smentire chiaramente l'uomo: era evidente che la bambina fosse caduta lontano dalla ringhiera. Una traiettoria difficile da compiere in seguito ad uno scivolamento.
La prima sentenza era accolta dalla mamma della bimba prima con un pianto liberatorio e poi con le seguenti parole:
"Sono contenta che con la sentenza finalmente la bambina ha avuto giustizia, e riposa in pace. Solo questo".
La richiesta di omicidio colposo
Il prossimo 28 febbraio 2024, il legale che difende il 36enne chiederà alla Corte d'Appello di procedere con la fattispecie di reato di "omicidio colposo con le attenuanti generiche". Nel processo si è costituita parte civile anche la legale di Lucia Chinelli.