Troppi rifiuti sulle montagne piemontesi. I dati forniti da CleanAlp
Sono stati trovati ben 1307 mozziconi (media 2,67/km), 1832 fazzolettini (media 3.75 Km/h), 2713 confezioni alimenti (media 5.55 Km/h)
1307 mozziconi (media 2,67/km), 1832 fazzolettini (media 3.75 Km/h), 2713 confezioni alimenti (media 5.55 Km/h) sono questi alcuni dei numeri emersi dal rapporto stilato dal progetto ambientale "CleanAlp", che analizza l'inquinamento dei rifiuti sulle creste alpine piemontesi.
Numeri importanti che ci dimostrano quanto il problema non riguardi solo le aree urbane e gli oceani ma anche, appunto, le montagne che sono e rimarranno per sempre una grande riserva di biodiversità e risorse essenziali per la vita dell'uomo.
Progetto CleanAlp
Come dicevamo, il progetto (ideato e realizzato da European Research Institute, grazie al supporto di The North Face Explore Fund attraverso EOCA-European Outdoor Conservation Association, attraverso lacitizen science - scienza partecipata), studia da quasi tre anni l'inquinamento della plastica in montagna.
Le escursioni oggetto della ricerca scientifica, per studiare, capire, conoscere meglio in profondità il problema dei rifiuti sulle terre alte, sono state 46 su tutto l’arco alpino nord- occidentale italiano, 475,43 i km percorsi e analizzati con un dislivello complessivo di 26931 metri in 26 vallate dal Parco Nazionale della Val Grande, al confine tra Piemonte, Lombardia e Svizzera, alla Val Tanaro, al confine tra Piemonte, Liguria e Francia, con un totale di 203,815 kg di rifiuti, con una media di 0,4286 kg a km, insieme a 810 partecipanti volontari coinvolti. Al termine di ogni escursione il materiale raccolto è stato censito pezzo per pezzo: 11357 gli oggetti registrati, 23,2 a chilometro.
L’escursione più pulita è stata quella effettuata sul meraviglioso ‘sentiero dei fiori’, in Valle Stura (Cuneo): 0,265 kg su 14,82 km. Quella con il carico maggiore è stata quella al Monte Barone, in Val Sessera (Biella): 20,695 kg in 14,1 km.
“Negli anni abbiamo maturato una grande esperienza su questo tema in vari ambienti, – spiega Iskender Forioso, Presidente della Fondazione European Research Institute – lavorando sul campo dall’Artico al Mediterraneo, dalle spiagge ai fiumi, ci è sembrato quindi importante completare lo studio coprendo anche i luoghi in cui inizia il ciclo dell’acqua, ovvero le montagne”.
Per conservare il massimo rigore nelle analisi svolte durante le escursioni sono state prese in considerazione dalla ricerca solo aree naturali di alta montagna.
Franco Borgogno, giornalista, divulgatore scientifico fa sapere a Prima Torino:
"Molto spesso si tratta di rifiuti lasciati persi o buttati volontariamente da chi frequenta la montagna. Non è come al mare dove si possono trovare rifiuti arrivati da centinaia di migliaia di chilometri. Ricordiamoci che tutto ciò, oltre a creare problemi ambientali, pesa sulle casse delle piccole comunità locali delle Alpi.
In montagna è molto più facile fare prevenzione di quanto si pensi. Bisogna cambiare approccio, modificare le nostre abitudini, favorendo il piccolo commercio locale, evitando imballaggi inutili.
Le Alpi sono il luogo, la chiave che ha permesso per secoli di essere una delle zone con il benessere più alto nel mondo.
Questa ricerca, unica al mondo, che oggi abbiamo presentato è durata due anni e proseguirà almeno fino a giugno. Infine, sottolineo che alcuni istituti dell'est del mondo ci hanno chiesto i protocolli con la quale abbiamo operato, dato che sono interessati a svolgere una ricerca analoga".
Linda Scalco, ecologa impegnata nel progetto:
“La prevenzione sui monti è relativamente semplice. In molti casi basta portarsi un sacchetto e riporvi i rifiuti creati per poi buttarlo nell’immondizia. In altri casi la prevenzione può partire dallo sviluppo della vendita di prodotti sfusi, a vantaggio anche del piccolo commercio locale, dalla collaborazione con chi lavora ad alta quota - pastori, gestori di rifugi ecc... - e dalle stesse aziende che possono progettare packaging in modo più efficiente”.
Il progetto agirà, nei prossimi mesi, nelle più magnifiche destinazioni alpine: dal Parco delle Alpi Marittime, al Parco Nazionale del Gran Paradiso e al Parco Nazionale della Valgrande. Possono collaborare tutti, sotto la guida dei ricercatori e con un preciso protocollo.