Il curioso caso del consigliere comunale morto che vota ancora
Marco Troglia si era spento ad agosto, a 44 anni, a causa di una malattia
Succede a Castelnuovo Nigra, in provincia di Torino. Il consigliere è morto ma vota ancora...e pure a favore.
Il consigliere comuna morto...che vota ancora
Leggendo le delibere numero 12 e 13 del 20 ottobre scorso e 10 e 11 del 28 settembre dell’Unione Montana Valle Sacra verrebbe da gridare "Al miracolo!". Come un moderno Lazzaro il consigliere comunale di minoranza di Castelnuovo Nigra, Marco Troglia, ha potuto presenziare alle quattro suddette votazioni, esprimendo peraltro sempre voto favorevole, nonostante il decesso avvenuto lo scorso 29 agosto all’età di 44 anni a causa di una brutta malattia.
Votato anche il bilancio
Poco meno di un mese prima, invece, il 28 settembre, erano state approvate altre due delibere, sempre grazie anche al voto favorevole di un inspiegabilmente presente Troglia: la numero 11 (che deliberava l’impossibilità dell’Unione montana di provvedere alla stesura del bilancio consolidato a causa della mancanza di documenti non presentati da una delle società partecipate, la Segheria Valle Sacra) e la numero 10 (variazione di bilancio), entrambe passate all’unanimità con 11 voti favorevoli (7 consiglieri ufficialmente assenti). Presente in entrambe le sedute il presidente dell’Unione montana nonché sindaco di Castellamonte Pasquale Mazza, segretario Sergio Maggio.
Tutto valido?
Una svista? Probabile. Conseguenze? Probabilmente nessuna considerato che comunque in entrambe le giornate, e quindi per tutte e quattro le delibere in oggetto, il numero legale dei presenti per considerare valida l’assemblea era garantito anche con l’assenza evidente di Troglia e anche le votazioni avrebbero avuto comunque lo stesso esito essendo state approvate all’unanimità o comunque a larghissima maggioranza, sostengo dall’Unione Montana Valle Sacra. Resta da spiegare come sia potuto accadere un errore così macroscopico senza che nessuno finora se ne sia accorto… Ma soprattutto, quando sarebbe stato corretto questo «imbarazzante» cortocircuito se qualcuno (in questo caso Il Canavese) non avesse posto ai diretti interessati la domanda?