Violenze e soprusi di ogni genere: fa firmare un contratto col sangue alla sua convivente
Botte col manganello, sigarette spente sul collo, minacce di morte e violenze psicologiche in questa storia allucinante
Condannato per lesioni, maltrattamenti e detenzione di armi. Queste le pesanti accuse che hanno portato dietro le sbarre Davide T., 51 anni, dopo l'ennesimo episodio di violenza domestica ai danni della convivente. Quando la donna ha trovato il coraggio di denunciare le continue angherìe e molestie che doveva subire, è uscito allo scoperto un quadro di allucinanti violenze.
Contratto firmato col sangue
A cominciare da un incredibile contratto, firmato col sangue, che la donna aveva dovuto sottoscrivere. Il sadico aguzzino aveva costretto la povera donna ad accettare, approfittando della sua condizione di debolezza psicologica dovuta forse a una precedente separazione.
"Accetto che il mio uomo disponga di me in tutto, anche del mio pensiero. Tutto ciò che lui mi comanda è legge. Lui è il mio padrone".
Per anni la malcapitata aveva quindi dovuto subire maltrattamenti, botte e violenze anche psicologiche. Il suo cosiddetto "padrone" non lavorava, ovviamente. Il reddito della coppia era assicurato dall'occupazione di lei e dalla pensione della madre di lui (che si era portato appresso).
Completamente plagiata
Per anni la poverina, italiana di circa 40 anni, ha vissuto terrorizzata dalle conseguenze che il suo violento carnefice le lasciava presagire. Fino a quando una sera di quest'anno, temendo per la propria vita, ha deciso di ribellarsi chiamando i Carabinieri. Quella sera il suo compagno le aveva rovesciato addosso il tavolo, obbligandola poi a pulire a suon di sberle. Infine, non ancora contento, le aveva spento una sigaretta sul collo e le aveva puntato una pistola alla testa minacciandola: "Ti ammazzo". Finalmente lei si è decisa ed è fuggita, dando l'allarme al 112.
Tre pistole e 31 coltelli in casa
I Carabinieri sono prontamente intervenuti ed hanno arrestato il 51enne. Nel corso della perquisizione domiciliare, è saltata fuori una specie di armeria clandestina: tre pistole, 31 coltelli (non da cucina), polvere da sparo e circa diecimila cartucce di vario calibro. Nei giorni successivi all’arresto, la donna ha trovato la forza di raccontare tutto quello che aveva subito durante la convivenza. Spesso veniva picchiata con un manganello e minacciata di morte: "Ti faccio sparire - avrebbe detto l'aguzzino - ho degli amici nei servizi segreti".
Processo, condanna e carcere
Davide T. è stato quindi condannato ieri a tre anni e sei mesi di reclusione (con rito abbreviato) per maltrattamenti, lesioni, detenzione abusiva di armi e ricettazione. L'imputato, prima dell'inizio del procedimento, ha voluto leggere una dichiarazione spontanea in cui ammetteva le proprie responsabilità e chiedeva scusa. Si può dunque considerare reo confesso, seppur la sua ammissione sia arrivata in extremis appena prima della sentenza. Sia come sia, il giudice delle udienze preliminari ha condannato l'uomo a 3 anni e sei mesi riconoscendo anche un risarcimento di 5.000 euro alla povera vittima delle sue angherìe. Ecco la dichiarazione dell'avvocato di parte civile Stefano Tizzani:
"Per la mia assistita è la fine di un incubo. La sua tragica vicenda ha avuto una svolta solo nel momento in cui lei ha trovato il coraggio di denunciare e di chiedere aiuto. Per questo sia di esempio anche ad altre donne che vivono situazioni simili, uscire allo scoperto è l'unica soluzione".
L'appello quindi è sempre per una presa di coscienza: denunciare i maltrattamenti domestici, emanciparsi e liberarsi dai violenti è l'unico modo per salvare la pelle.