Firmato l'accordo per la costituzione di "Terre da tastè - Distretto del Cibo Pinerolese"
Il Piano ha una durata triennale e mette a sistema il capitale naturale, inteso come qualcosa di funzionale e sinergico al territorio e alle produzioni agricole
Al Circolo Sociale di Pinerolo si sono svolte stamani la presentazione del Piano e la firma dell'accordo per la costituzione di "Terre da tastè - Distretto del Cibo Pinerolese", che sta prendendo forma, con il Comune di Pinerolo come capofila e quello di Cavour tra i promotori, insieme alla Città metropolitana di Torino, ad altri 13 Comuni, alla Diocesi di Pinerolo e alla Diaconia Valdese. Il prossimo passo sarà il deposito della richiesta di riconoscimento del Distretto alla Regione Piemonte.
Per la Città metropolitana di Torino ha siglato l'accordo costitutivo del Distretto la Consigliera delegata alle attività produttive, allo sviluppo economico e al turismo Sonia Cambursano.
“Abbiamo voluto accompagnare un progetto nato dalla volontà dei Comuni e del territorio. - ha sottolineato la Consigliera Cambursano - Promuoviamo questo Distretto perché vorremmo che svolgesse un ruolo pilota nell’intero territorio metropolitano, per la creazione di realtà analoghe. Visto che la transizione ecologica non è un’opzione ma una necessità, su temi come il cambiamento climatico occorre che le aziende agricole non siano lasciate sole ad affrontare sfide inedite e la Città metropolitana vuole supportarle”.
Ruolo e progetti del distretto del cibo
Terre da tasté – Distretto del Cibo Pinerolese include oltre a Pinerolo, i Comuni di Buriasco, Campiglione Fenile, Cantalupa, Cavour, Cercenasco, Cumiana, Frossasco, Garzigliana, Macello, Osasco, Piscina, Scalenghe, Vigone, Villafranca Piemonte. Il territorio interessato è pari a circa 400 km quadrati e si caratterizza per la presenza di un buon numero di prodotti riconosciuti con i marchi di qualità DOC, IGP e PAT-Prodotti Agroalimentari Tradizionali. A questi si affianca un numero di produzioni di rilevanza locale: Pinerolese DOC (vino), Mela rossa Cuneo (IGP), Tomino del Talucco, Seirass di latte o Ricotta piemontese, Pasta di meliga, Mele del Piemonte, Mustardela, Genepy.
I Distretti del Cibo promuovono l’organizzazione del settore agricolo e delle sue aziende, in collaborazione con gli enti locali e con tutti gli operatori legati al tema dell’alimentazione e del territorio. Lavorano inoltre per reperire risorse economiche a sostegno dei rispettivi Piani di Distretto a favore del settore agricolo e dei settori che, come il turismo, il commercio, l’industria e l’artigianato agroalimentare, concorrono a valorizzare le produzioni locali. I Distretti tutelano le produzioni e promuovono la nascita di filiere corte, nelle quali il giusto valore dei prodotti deve essere riconosciuto a tutti gli attori coinvolti, in primis alle aziende agricole. I Distretti promuovono inoltre l’innovazione, l’adattamento ai cambiamenti climatici e l’occupazione, anche attraverso progetti di ricerca, per garantire la competitività delle aziende e per individuare forme innovative di cooperazione tra agricoltori e operatori. La progettazione partecipata prevede il perseguimento di obiettivi relativi alla tutela dell’ambiente, del capitale produttivo, del capitale sociale e di quello umano consistente in conoscenze e professionalità. I temi in gioco sono fondamentali: sostenibilità e circolarità delle colture e delle filiere produttive e commerciali, resilienza e adattamento al cambiamento climatico, ricambio generazionale, formazione.
La durata del piano
Il Piano del Distretto del Cibo Pinerolese ha una durata triennale e mette a sistema il capitale naturale, inteso come qualcosa di funzionale e sinergico al territorio e alle produzioni agricole; il capitale produttivo cioè tutte le aziende; il capitale umano con le persone che lavorano nelle aziende; il capitale sociale cioè il tessuto socio economico in cui operano le aziende e si sviluppano le filiere agroalimentari. Particolare attenzione è stata data alla transizione ecologica, vista come un’opportunità da cogliere per l’innovazione e l’attivazione di nuove filiere. Il cambiamento climatico richiede capacità di adattarsi alle nuove condizioni per garantire la redditività dell’azienda e la vivibilità dei territori e questo può essere fatto attraverso la formazione, l’innovazione, favorendo il ricambio generazionale e attivando reti e percorsi di collaborazione per massimizzare la resa degli investimenti e ridurre l’impatto sui bilanci aziendali.