Pirlo e il Dna Juventus, Sarri torna classe operaia (superpagata)
Il cambio della guardia a sole 24 ore dal crac in Champions League contro il Lione (tradotto: in fumo 20 milioni di euro).
A squarciare la noia agostana ci ha pensato in questi giorni la cronaca sportiva. Previsto o meno, il siluramento dell'allenatore della Juve Sarri ha comunque colpito per i tempi, al di là dei modi. Di seguito vi proponiamo l'analisi del nostro Maurizio Vermiglio, caporedattore della testata Netweek "Il Canavese", ma anche opinionista televisivo per l'emittente torinese Grp Tv.
Pirlo, rivoluzione Juventus... e che rivoluzione!
Che una reazione ci fosse dopo il fallimento europeo dell’altra sera, era certo come il primo principio della fisica: ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria. Ma che arrivasse dopo appena una notte insonne per aver perso l’aereo direzione Lisbona, dove stanno andando le 8 grandi del calcio continentale (tra cui l’Atalanta), beh, questo in pochi lo sospettavano. E ancora più a sorpresa è arrivato il nome del nuovo tecnico: Andrea Pirlo.
Sangue blu: sulla carta tutto quadra al millimetro
Sarà il campione del Mondo del 2006 a sedere sulla panchina più prestigiosa d’Italia: un allenatore dal sangue blu, per un club dal sangue blu. Un esordiente assoluto (non ha mai allenato neanche nelle giovanili) presentato in maniera regale dieci giorni fa per la squadra B: al suo fianco (foto di copertina) c’era il presidente Andrea Agnelli; un anno fa nella stessa sala, alla prima di Sarri, il numero uno del club sedeva in platea. Zero esperienza, sì, ma in una cosa Pirlo ha già superato il suo predecessore che invece di gavetta ne ha fatta tanta partendo dai dilettanti: lo stile Juve ce l’ha nel Dna. Parla, agisce, si muove come un tecnico bianconero deve fare: insomma, quello che fu il re del centrocampo ai tempi degli scudetti di Conte e Allegri a Torino, né mastica nervosamente mozziconi di sigarette, né si mette le dita nel naso in pubblico.
La cassa integrazione dorata di Sarri. E invece Ronaldo?
Pirlo dovrà ripartire laddove Sarri, tornato ora classe operaia in cassa integrazione (dorata: percepirà comunque lo stipendio intero stando a casa a vedere le partite in Tv), ha fallito: ridare un gioco alla squadra. Partendo da Ronaldo, ammesso che il Marziano non decida di lasciare la Juventus prima del tempo, e su come costruire intorno a lui un quadro tattico che funzioni. L’ex Napoli (questo uno dei peccati originali che la curava bianconera gli ha mai perdonato) ha comunque un merito, quello di aver ridato nuovo smalto a Dybala e averlo fatto tornare a livelli Top. A Pirlo, ora, il compito di completare il puzzle, riportando il sorriso e la spensieratezza di giocare, che Sarri, suo malgrado, avevo spento con la punta delle scarpe, così come si fa con un mozzicone di sigaretta.
Gli epurati e i movimenti del Calciomercato dietro le quinte
La sensazione di queste ore, poi, è anche quella che nelle prossime settimane si scoprirà chi pagherà, oltre a MS (Maurizio Sarri) il conto del fallimento, al netto del nono scudetto consecutivo! Perché se da una parte c’è una rivoluzione tecnico-tattica, di fatto mai partita, se non contro l’Atletico Madrid all’andata ad ottobre e nelle due partite di campionato con l’Inter e un’ora contro il Napoli ancora di Ancelotti, ci sono poi i giocatori che scendono in campo che dovranno rendere conto all’area tecnica.
A partire da Bernardeschi - tanto bravo come studente privato di inglese e pianoforte - molto meno di fronte alla linea di porta: che errore contro il Lione a un centimetro dalla riga di gesso sotto la traversa.
E poi Douglas Costa che, con Kedira, ha fatto la felicità di medici e fiositerapisti: sempre infortunati. Per arrivare a Danilo, passando da Rugani fino ad Higuain ormai spompo. Ma la Juventus non è l’outlet dell’affare sicuro a prezzo ribassato, per cui il direttore sportivo Paratici (la sessione che quest’anno va dal 1 settembre fino a metà ottobre 2020 sarà il suo banco di prova per il rinnovo) dovrà cercare di incassare il massimo per poi investire.
Artur (ex Barcellona scambiato con conguaglio per Pjanic) e Dejan Kulusevski dall’Atalanta (via Parma) sono certi in entrata, ma il rebus resta l’attaccante. Chi al centro dell’attacco tra la Joja e Cr7: tutte le strade portano a Milik (Napoli), ma ci sono piste che portano in Spagna. A Barcellona. Alla suggestione Antoine Griezmann che in blaugrana non ha mai trovato il feeling. Un po’ come Sarri in bianconero.