Infermiera all'hub vaccinale crea un caso: "Ok all'iniezione, ma non firmo consenso informato"
I medici hanno rinunciato a vaccinarla, la donna accetta l'inoculazione ma in termini di "trattamento sanitario obbligatorio".
Un vicenda che potrebbe costituire un precedente, come racconta Prima il Canavese un'infermiera si è presentata all'hub vaccinale di Cuorgné dicendosi disposta a sottoporsi a inoculazione (per via dell'obbligo imposto dal Governo per chi svolge professioni in ambito sanitario) ma rifiutando di firmare il consenso informato. Intervento di carabinieri e legali della donna...e situazione di stallo.
Infermiera: sì all'iniezione ma non firma consenso informato
Al centro vaccini scortata da carabinieri e avvocati. Momenti di agitazione all’hub vaccinale di Cuorgnè, presso l’Ex Manifattura, sabato 4 settembre, intorno alle ore 11 del mattino. Alla base di tutto la volontà di un’infermiera di essere vaccinata senza firmare il consenso informato. Come ormai ben tutti sanno grazie alla cronaca quotidiana, medici e lavoratori dell’ambito sanitario sono tenuti al rispetto dell’obbligo vaccinale. La donna, che volontariamente si è presentata per avere la sua dose di vaccino, non ha mai negato di volersi vaccinare come richiesto per espletare le sue mansioni lavorative. Tuttavia, al momento della somministrazione, la sanitaria ha presentato agli operatori medici la sua cartella clinica, chiedendo di sapere con certezza se le sue patologie non interferissero con il vaccino contro il Covid-19.
Il trambusto all’interno della struttura sanitaria deriverebbe proprio da questo punto: la donna, avendo ricevuto come risposta che non vi poteva essere la certezza dell’assenza di effetti indesiderati, anche se le era stato riferito che con le patologie presentate non vi erano controindicazioni alla somministrazione, avrebbe chiesto di ricevere il vaccino senza firmare il consenso volontario.
L'intervento dei Carabinieri e dei legali della donna
La situazione è presto degenerata, al punto di dover chiedere l’intervento dei Carabinieri per dirimere la questione. La donna, a sua volta, chiedeva l’intervento dei suoi legali, che così si sono espressi alla fine della diatriba:
"La nostra cliente, vista la sua professione, deve sottostare all’obbligo vaccinale. Tuttavia, con la sua cartella clinica, intendeva chiedere delucidazioni e sapere se vi era la possibilità di ricevere la somministrazione oppure se fosse meglio posticiparla – continuano i legali Cinzia Persico e Marco Pinato – I medici hanno fatto la loro valutazione, secondo cui non vi sono controindicazioni al vaccino con le patologie della nostra cliente. A quel punto lei ha richiesto di essere vaccinata, ma senza prestare il consenso informato, perché dal suo punto di vista si tratterebbe di un trattamento sanitario obbligatorio. I medici hanno, quindi, sospeso la somministrazione, come se la nostra cliente non volesse sottoporsi alla vaccinazione, argomentazione non veritiera in quanto lei si è recata all’hub spontaneamente. La questione è che lei, essendo obbligata per legge, in caso eventuali danni consequenziali, non ritiene di dover rinunciare al relativo indennizzo e soprattutto, avendo dimostrato la volontà di volersi vaccinare, non è inadempiente di fronte all’obbligo richiesto".
Situazione di stallo
I medici, dal canto loro, non hanno facoltà di vaccinare chi non firma il consenso informato, sottolineando, comunque, che il vaccino non è un trattamento sanitario obbligatorio e loro non sono medici che forniscono quel tipo di cura. La questione è ferma in una situazione di stallo che, al momento, nemmeno i Carabinieri di San Giorgio Canavese, intervenuti sul posto, hanno potuto risolvere.