Caporalato nei supermarket, sei aziende e nove manager nei guai
Il reato prevede pene pesantissime: cinque anni di carcere e 1.000 euro di multa per ogni lavoratore reclutato. L'anatema di Papa Francesco
Caporalato: l'Ispettorato del lavoro di Torino ha multato sei aziende e rinviato a giudizio nove manager che operano nel ramo della grande distribuzione per aver commesso irregolarità riconducibili all'odioso fenomeno dello sfruttamento di manodopera.
Nove rinviati a giudizio
Le accuse sono di utilizzo illecito di manodopera e somministrazione illecita di manodopera: nove persone sono state rinviate a giudizio. Si tratta di una piaga sociale, quella dello sfruttamento del lavoro nero, che da decenni ogni Governo cerca di estirpare senza successo. L'arrivo in Italia di tanti immigrati, costretti dalle loro condizioni di indigenza ad accettare qualsiasi sotto-paga pur di racimolare pochi spiccioli, ha peggiorato la situazione. Proprio ieri perfino Papa Francesco ha tuonato un anatema contro il capolarato. Così il Santo Padre:
"In gioco c’è la dignità delle persone, quella dignità che oggi viene troppo spesso e facilmente calpestata con il lavoro-schiavo. Per un cristiano ogni forma di sfruttamento è peccato. Occorre invece denunciare i meccanismi di morte e le strutture di peccato".
Nella fattispecie, la Procura di Torino si è mossa dopo indagini approfondite che hanno permesso di dimostrare turni massacranti, mancati riposi settimanali, niente ferie e straordinari non pagati. Per la prima volta è stata formalizzata l'accusa di caporalato per il lavoro nei supermercati e centri commerciali, contestando lo sfruttamento del lavoro e il mancato rispetto del contratto di lavoro nazionale.
Cooperativa sotto accusa
Sotto accusa una cooperativa di Torino e una serie di altre cooperative che avevano in subappalto il reclutamento di lavoratori. Al termine dell'udienza preliminare sono stati rinviati a giudizio nove imputati per "intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro", reato normato dall'articolo 603 bis del codice penale. Le pene previste sono pesantissime: cinque anni di carcere e multa di 1.000 euro per ogni lavoratore "reclutato". Una bella mazzata in caso di condanna, anche se è prevedibile che questo processo si trascinerà per molto tempo fra primo grado e probabilissimi ricorsi in Appello. Sia come sia, il giro di sfruttamento è stato scoperchiato e ora nove manager dovranno andare alla sbarra.
Indagine nata casualmente
Altri dettagli sulla vicenda: il pubblico ministero che ha proceduto con le indagini e sosterrà l'accusa è Vincenzo Pacileo; sei lavoratori sfruttati si sono costituiti parte civile e quindi (in caso di condanna degli imputati) saranno risarciti economicamente; nel registro degli indagati non figurano direttori né capi-reparto di supermarket in cui lavoravano i magazzinieri e gli scaffalisti.
Infine, la particolarità più curiosa del tutto: com'è nata l'indagine? In maniera del tutto casuale e avulsa da qualsivoglia controllo: nel 2015 ci fu un incidente stradale in cui morì una donna e al volante c'era un suo collega che aveva spiegato ai Carabinieri di essersi messo alla guida dopo un turno di lavoro massacrante durato 19 ore. Da lì i primi accertamenti...
Questo dunque lo stato dei fatti riguardo la notizia del rinvio a giudizio di nove manager di aziende della grande distribuzione con la pesante accusa di caporalato.