Badanti truffaldine e anziani soli: a Torino due storie emblematiche
La furbastra che si fa intestare l'appartamento stride nel paragone con la brava donna che ha accudito con amore la sua assistita.
Badanti truffaldine e anziani soli: un connubio che porta spesso alla cronaca nera e ancora più spesso ad amare riflessioni introspettive. Come si può pagare una persona del tutto estranea (mai vista prima, spesso straniera) per accudire chi ci ha dato la vita, ci ha cresciuto e mantenuto per anni, ci ha sempre voluto bene incondizionatamente? Purtroppo le necessità di ciascuno, fra lavoro e famiglia, impegni e contrattempi, portano qualcuno a dover fare questa dolorosa scelta. Con conseguenze non sempre prevedibili.
Due storie emblematiche, entrambe torinesi, fanno riflettere. La prima, di pochi giorni fa, riguarda un raggiro ai danni di un anziano. La seconda il contrario: una badante, che voleva davvero bene all'anziana, rigettata dai famigliari per l'eredità.
La disonesta senza scrupoli
Fingendosi innamorata dell'anziano che doveva curare, una badante italiana di 49 anni le cui iniziali sono G.G. ha raggirato un uomo di 68, con deficit cognitivo, portandogli via oltre mezzo milione di euro. Il "bottino" è sparito nel giro di tre anni, dal 2017 al 2020: una casa, costose cure dentistiche, interventi di chirurgia estetica e abiti all'ultima moda. Per questo la 49enne è stata condannata per circonvenzione di incapace a 3 anni e 2 mesi di reclusione e 1.200 euro di multa (con rito abbreviato).
Appena emerso il raggiro, scoperto dai carabinieri della Compagnia Torino San Carlo coordinati dal pm Valeria Sottosanti, la donna era stata colpita dal divieto di dimora in città, dal divieto di avvicinarsi ai luoghi abitualmente frequentati dall'anziano, dal divieto di comunicare con lui e di mantenere una distanza di almeno 500 metri dalla vittima. Il giudice Ersilia Palmieri ha anche confermato il sequestro della casa (circa 220mila euro il valore) e di alcuni conti correnti.
E i parenti a bocca asciutta
Opposto il caso della signora Maria, nata nel 1924, e della sua badante Angela. Tra Angela e Maria nasce un rapporto di confidenza e fiducia reciproca. Nonostante abbia superato gli ottant’anni, l'anziana gode di una discreta salute e, soprattutto, è molto lucida. La signora ufficialmente non è sola: ha dei parenti e dei nipoti. Ma è Angela a occuparsi totalmente dei bisogni della sua assistita. Pian piano Maria trova in quella ragazza del Sud la figlia che non ha mai avuto e decide di cointestarle il conto corrente. Così la giovane effettua periodici prelievi, in parte per pagare i propri compensi e in parte per i fabbisogni dell’anziana. La loro vita, fra obbligo lavorativo e sentimenti di affetto, prosegue fin quando Maria decide di nominare la badante erede universale del suo patrimonio.
Al notaio, cui aveva affidato le sue volontà (sentito in Tribunale come teste) l’anziana donna ha dichiarato di “essersi sentita molto sola nella vita e di voler fare testamento per riconoscenza verso chi l’ha accudita con amore e dedizione per anni”. Alla morte di Maria i parenti, che per anni l’avevano abbandonata alla sua solitudine, denunciano la badante per circonvenzione di incapace. La Corte d’Appello di Torino, nel 2016, riconosce alla badante il diritto di ricevere l’eredità.
Come si vede, dunque, non è facile generalizzare sulle vicende che riguardano badanti truffaldine e anziani soli. Anche perché spesso in passato la cronaca ci ha raccontato anche bruttissime storie di tentato omicidio (sempre a Torino).
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